La lezione di nonno Terzo: «Vi racconto la mia guerra»
La testimonianza del nonno di un alunno: «Fatto prigioniero e ridotto alla fame, picchiato per avere cotto le bucce di patate»
Guai la guerra! Le nostre classi 2A e 2B dell’ICS “Anna Frank” di Sassocorvaro-Auditore hanno vissuto un’esperienza unica e speciale.
È iniziato tutto quando il nostro compagno Simone ha portato a scuola il «Diario dal fronte» del suo bisnonno Terzo Di Benedetti, originario di Mondaino: un diario speciale, pieno di sentimento, destinato alla sua mamma. Un testo scritto con un italiano incerto, ma una storia vera che valeva la pena tradurre e comprendere. Ci siamo divisi in gruppi e ognuno ha trascritto una pagina di diario. Lo abbiamo sistemato, cercando di mantenere il significato profondo delle sue parole. Dopo aver assemblato le pagine, lo abbiamo letto in classe in un silenzio irreale perché ognuno ha provato delle emozioni diverse: angoscia, tristezza, rabbia e allo stesso tempo gratitudine perché abbiamo avuto l’occasione di leggere una storia che valeva la pena di essere ricordata.
Abbiamo scoperto che all’età di 19 anni, durante la Seconda Guerra Mondiale, il 28 agosto del 1943, Terzo venne chiamato alle armi; fu costretto ad abbandonare la famiglia e ad accettare la proposta per non diventare un disertore.
Poi venne catturato e portato nel campo di concentramento di Fallingbostel in Germania dove venne immatricolato «come una bestia con il numero 164502» – scriveva il povero Terzo. Nelle pagine di diario racconta di quello che ha subito nella prigionia: torture, bombe esplose e della fame patita: «Si viveva con due gallette al giorno; …ci hanno dato un filone di pane di un chilo e mezzo in 40». Nel campo di concentramento si arrangiavano come potevano, così Terzo e un suo compagno decisero di costruire di nascosto un fornelletto per cuocere le bucce di patate che dovevano buttare. A causa di un polacco che fece la spia, vennero scoperti e picchiati selvaggiamente: «Uno alla volta alla pecorina, sopra una sedia, con i pantaloni a terra, con due cani, uno da una parte e uno dall’altra e il poliziotto con il nervo, uno contava e uno bastonava», così racconta nel diario. Le parti più commoventi per noi sono state quelle in cui Terzo citava la mamma; lo fa più volte dicendo che gli mancava molto: «E’ il nostro dolore era quello di non vedere le nostre mamme;…Quando nei miei sogni di malattia parlavo con la mia mamma e non vi era, mi auguravo la morte come se fosse stato un premio». Abbiamo avuto anche la fortuna di incontrare la moglie di Terzo, Anita Giunta, una signora dolcissima di 94 anni, accompagnata dal figlio e dalla nipote. Non solo ci ha raccontato le cose terribili che ha passato suo marito in guerra, ma anche quello che ha vissuto lei in prima persona durante la Seconda guerra mondiale e di quanto non fosse facile vivere senza mangiare e bere e alzarsi alle quattro di mattina per lavorare nei campi; con mente lucida ci ha spiegato che lei e la sua famiglia hanno sofferto la fame, di come le persone facevano fatica a sopravvivere e di come i bambini non potevano giocare perché c’era sempre paura. Ha parlato di bombe che cadevano dal cielo e che distruggevano tutte le case del suo paesino, Tavoleto. « È stato un periodo di grande dolore e di sofferenza», ci ha detto, «perché la guerra è tanto brutta».
Questa esperienza ci ha fatto capire quanto sia importante la memoria per il presente e per il futuro.
Gli alunni della 1ª B dell’ ICS «Anna Frank» di Sassocorvaro Auditore, hanno incontrato in un laboratorio di Educazione alla Cittadinanza, l’ex dirigente Maria Antonietta Cecchini che ha raccontato loro la storia della Torre Cotogna, edificio monumentale che sorge sulla collina di fronte alla scuola, affacciata sul fiume Foglia. Per individuare l’origine del suo nome non esistono che ipotesi: probabilmente deriva dal fatto che in zona si trovavano alberi di mela coto-gna, oppure che era anticamente nel territorio dei Goti. La torre è ubicata nella località di Ca’ Mazzasette, è stata costruita in una prima fase all’epoca dei Longobardi. E’ alta 17 metri, tutte le pareti sono uguali e misurano 7 metri. La base è realizzata con ciottoli di fiume, la parte superiore, probabilmente restaurata e rinforzata all’epoca del duca Federico da Montefeltro, è in mattoncini. Le pietre angolari sono squadrate per darle stabilità. Un tempo la struttura aveva dei merli che adesso sono crollati. Era una torre militare che serviva ad avvistare i nemici, probabilmente utilizzando dei fuochi.
Dentro la torre vivevano dei soldati di vedetta guidati da un comandante. Oggi purtroppo la torre è in una proprietà privata, in uno stato di grave degrado, eppure è un bene di inestimabile valore per la nostra comunità.
Delle 40 torri che esistevano nel Montefeltro, la Torre Cotogna è una delle 14 sopravvissute. Meriterebbe un futuro di recupero e tutela, il sogno sarebbe di poterla visitare».