Rispolverando pietre e memorie Un viaggio nel cuore di Cesena
Gli studenti della classe 3ª G della scuola media Viale della Resistenza hanno percorso il centro cittadino ricordando le tante persone deportate e morte durante l’Olocausto
In celebrazione della Giornata della memoria, che ricorre il 27 gennaio, gli studenti della classe 3ª G hanno partecipato a un’iniziativa utile per la comunità. Tutto è partito dall’intenzione di ricordare i milioni di persone morte durante l’Olocausto, in particolare quelle deportate da Cesena. Come? Beh, ovviamente visitando Cesena, la Cesena ebraica! Gli studenti sono partiti da scuola insieme a due professoresse, portando con sé uno zainetto con dentro stracci e un prodotto per la pulizia dell’ottone, materiale di cui sono fatte le pietre d’inciampo. Esatto, l’obiettivo dei ragazzi era proprio la pulizia e il rinnovo delle pietre d’inciampo. Infatti, nonostante la loro importanza, non tutti sanno cosa siano. Si tratta di piccoli blocchi lucenti incastonati nella pavimentazione stradale che hanno lo scopo di fare ‘inciampare’ lo sguardo, inducendo i passanti a fermarsi e a leggere i nomi incisi, nomi delle persone che vennero deportate durante la seconda guerra mondiale. La prima tappa è stata Palazzo del Ridotto, dove è presente una lapide posta nel 1995 con incisi i nomi di tutte le vittime cesenati. Dopodiché gli studenti hanno iniziato il percorso nell’antica Cesena ebraica: tra un passo e l’altro scoprivano sempre più dettagli sulle vite delle vittime cesenati. Nella seconda tappa, in corso Giuseppe Garibaldi 26, hanno visto le prime quattro pietre d’inciampo e le loro condizioni: erano davvero sporche e opache così si sono fatti avanti i primi volontari e hanno iniziato a pulire, nel frattempo la guida ha spiegato che quelle pietre appartenevano alle sorelle Forti. Finito il rinnovo le pietre erano davvero lucenti, ora sì che permettevano l’inciampo, almeno dello sguardo.
Poi il gruppo si è diretto in corso Ubaldo Comandini 54, dove abitavano le sorelle Diana e Dina Jacchia. Mentre altri due volontari pulivano le pietre, la guida ha raccontato la storia: le due sorelle, nate nel 1881 e nel 1885, vissero a Cesena fino alla deportazione lavorando l’una come modista e l’altra come maestra. Infine i ragazzi si sono diretti in Piazza del Popolo 33 per pulire le ultime due pietre, quelle dei Saralvo, che vennero arrestati proprio in quel punto e trasferiti ad Auschwitz. Oltre all’ emozionante storia delle pietre la guida ha parlato anche della storia legata alla casa dei Saralvo: caratterizzata dal color porpora della facciata e dalle particolari finestre, che raffigurano una stella ebraica.
Un dettaglio agghiacciante narra del fatto che Amalia Saralvo, la moglie di Mario, non arrivò nemmeno al campo di concentramento ma morì sul treno a causa del diabete poiché senza le medicine andò in coma diabetico. Questa iniziativa è stata inaugurata l’anno scorso con la 3ª G e sarebbe bello se, anche il prossimo anno, si continuasse la tradizione.
Giulio Bernabini e Riccardo Valgiusti, classe 3G Scuola secondaria di I grado Viale della Resistenza
Imparare dal passato per il futuro presente. Studiare la storia è una cosa importantissima, ma tante persone pensano che sia noioso, riservata solo alle scuole. Beh, se lo pensi anche tu, ti sbagli. Il primo motivo per cui è importante è che si può imparare dagli errori del passato per non commetterli in futuro. In passato l’essere umano ha fatto tanti gravi errori, come guerre mondiali e genocidi. Anche se il mondo non è perfetto e pacifico, ci insegna a imparare dal passato migliorando nel presente. Studiare la storia ci aiuta a comprendere da dove siamo venuti. Ci fa capire come l’uomo si è spostato nel tempo, come si è evoluto, come si sono formate le nazioni, le culture e tradizioni. L’umanità è cambiata tantissimo, e questo ci aiuta a comprendere come siamo arrivati a com’è il mondo ora: pieno di diversità, popoli e territori diversi.
Non è studiare date e luoghi per poi ripeterle ‘a pappagallo’ all’interrogazione. La storia va capita, compresa, fatta propria.
Deve rimanere impressa nelle nostre menti, è la nostra migliore insegnante. Ci ispira e ci insegna. Conoscendo la storia di un popolo o di una comunità possiamo emozionarci e prendere esempio. Oppure fare esattamente l’opposto. Tenere traccia di fatti ed eventi è in qualche modo costruire una storia. E’ un racconto della memoria, che non dovrebbe essere perduto.
Alice Bracci, Davide Spinelli, Sofia Brighi e Domenico Cercognini classe 3ª G, scuola secondaria di I grado Viale della Resistenza