«Il calcio insegna a fare squadra Famiglia e amici mi sostengono»
Gli studenti dell’IC San Felice e Camposanto hanno intervistato Ettore Gliozzi del Modena Fc «Passione per questo sport trasmessa da mio padre. Rinunce ma anche tante soddisfazioni»
La scuola secondaria di San Felice e Camposanto ha intervistato il calciatore Ettore Gliozzi.
Com’è stato il suo percorso per arrivare a giocare con il Modena? «Il mio percorso è stato molto lungo. Ho iniziato a giocare in Calabria in una scuola calcio, poi sono stato ingaggiato dalla Reggina. A 14 anni, però, ho dovuto lasciare temporaneamente il calcio. Ero troppo magro e non crescevo di statura. In quel periodo avevo pensato di lasciare questo sport. Fortunatamente, nei sei mesi successivi sono cresciuto 13 cm di altezza, le mie prestazioni sono migliorate e così il Sassuolo mi ha convocato. Col Sassuolo ho esordito in serie A, nella partita Sassuolo-Torino, quella che ricordo con tanta emozione. Dopo aver giocato in molte altre squadre, sono arrivato qui a Modena».
Com’è nata la sua passione per il calcio? «La passione per il calcio mi è stata trasmessa da mio padre che era un grande tifoso e appassionato di questo sport. Io sono molto affezionato alla mia famiglia che mi ha supportato sempre, soprattutto nei momenti difficili. Il mio idolo è sempre stato Cristiano Ronaldo. Mi ricordo che sin da piccolo guardavo sempre le videocassette dei suoi goal».
Che scuola ha frequentato alle superiori? E all’università? «Ho frequentato l’istituto tecnico; quando dovevo scegliere tra continuare gli studi e giocare a calcio, ho scelto il calcio! Oggi, però, mi piacerebbe ricominciare a studiare». Come si prepara psicologicamente prima di una partita? «Prima della partita ascolto la musica».
Cosa le ha insegnato il calcio? «Il calcio mi ha insegnato che bisogna sempre credere in se stessi, nonostante ci siano persone che vogliano buttarti giù e siano invidiose dei tuoi successi».
Quante volte a settimana si allena? «Io mi alleno tutti i giorni tranne uno, il giorno dopo la partita».
Si è mai fatto talmente male da doversi allontanare dalla squadra per un lungo periodo? «Sì, ho subìto un intervento al ginocchio causato da un infortunio, per questo motivo sono rimasto a casa per circa 2 mesi».
Che caratteristiche deve avere un calciatore? «Un calciatore deve tenersi in forma, deve fare attività fisica, mangiare molta frutta e verdura. Deve essere preparato a stare lontano da casa e a fare molte rinunce».
Perché ha scelto di giocare proprio a Modena? «Mi è sempre piaciuta la città di Modena e anche la sua tifoseria».
Cosa la spinge a continuare/frequentare questo sport? «Sicuramente gli amici, la famiglia e mia figlia mi continuano a sostenere ogni giorno per continuare ad intraprendere questa carriera favolosa e improntata sul gioco di squadra. Il role playing è fondamentale sia in campo sia ’lontano dalle telecamere’; ci tengo molto al rapporto con i compagni di squadra e con il mio allenatore, che è un grande punto di riferimento. Ci spinge a dare sempre del nostro meglio, sia nelle vittorie che nelle sconfitte».
Dopo esserci preparati per l’intervista al calciatore tra le mura scolastiche, finalmente il 20 marzo siamo partiti con il pullmino, destinazione viale Monte Kosica a Modena. Arrivati allo Stadio ’Alberto Braglia’, intitolato al grande campione olimpionico di ginnastica (all’ingresso è possibile vedere un busto in suo onore), ci siamo accomodati in sala stampa, come veri giornalisti. Abbiamo tempestato di domande il calciatore Ettore Gliozzi che ci ha risposto in modo chiaro. Il tempo a nostra disposizione era ovviamente limitato perché lo aspettava l’allenamento con i suoi compagni di squadra, nonostante ciò non ha esitato a rispondere a tutte le nostre domande e fare una foto con noi. Ha ceduto anche alle nostre richieste di autografi e ciò ci ha resi davvero felici. Terminata l’intervista abbiamo visitato i campi da calcio, quello principale e il campo dedicato agli allenamenti.
Grazie alla nostra guida, Massimo Paroli, abbiamo fatto un tour che ci ha portato in zone dello stadio non visibili al pubblico: il tunnel che conduce ai vari spogliatoi (arbitri, ospiti, giocatori in casa), la stanza dell’antidoping, la lavanderia, ecc.
Il corridoio è stato recentemente ristrutturato e decorato con foto della squadra del Modena dal 1912 al 2025. C’è anche un’apposita macchina per la stampa dei numeri sulle magliette. Non avevamo mai visto uno strumento simile! Abbiamo scoperto cose molto interessanti, per esempio che lo storico logo del Modena F.C. era uno stemma a scudo bicolore giallo e blu, mentre quello nuovo è un canarino stilizzato giallo dal contorno blu. Nello stadio è presente anche una lapide commemorativa in ricordo di Fausto Coppi che nel 1940 ha conquistato la maglia rosa verso la vittoria del suo primo giro d’Italia.
Abbiamo anche scoperto che il Modena calcio attraverso l’iniziativa ’Canarini in classe’ prevede la visita di un calciatore all’interno delle scuole secondarie di I grado. ’Canarini domani’ è, invece, rivolta alle scuole secondarie di II grado: orientamento verso il futuro per una carriera collegata allo sport e al mondo dello stadio. Il nostro tour si è concluso con la visita delle tribune. Abbiamo visto da vicino diversi box con funzioni diverse: il box 1 del radiocronista, il box 2 del regista, il box 3 dello speaker, il box 4 del match analyst, il box 5 da cui guarda la partita il Presidente e il box 6 dedicato agli ospiti.
Ci ha incuriosito conoscere l’età dello stadio: ha circa 90 anni. Ancor più grande di età, però, è il Modena F.C. che il 5 aprile festeggia il compleanno. E’ nato, infatti, nel 1912 e quest’anno compie ben 113 anni del Modena. Auguriamo a questa splendida squadra un buon compleanno! Ringraziamo Massimo Paoli e Luca Benedetti di averci accolto e guidato in un percorso ricco ed edificante.
E’ stato tutto molto bello, divertente, interessante…da rivivere!
IC San Felice e Camposanto