ll progetto de il Resto del Carlino per i lettori di domani

Convitto Nazionale Giacomo Leopardi di Macerata (MC) - 2B

I bambini nella Striscia di Gaza «È un’emergenza continua»

Intervista a Emanuele Tacconi dell’Onu «Le priorità sono acqua, cibo e cure sanitarie. Ho visto piccoli rovistare alle 6 tra l’immondizia»

«Gli ostacoli? Fate che siano solo un passo in più verso l’obiettivo».

È quanto ci ha detto tempo fa il maceratese Emanuele Tacconi, che lavora per l’Onu come addetto alla logistica a Gaza, in un incontro avvenuto a scuola prima di partire per la Striscia.

Tacconi, lei lavora a Gaza. Può dirci com’è la situazione dei bambini in zona di guerra? «Vivono male e il sistema educativo è collassato. Non ci sono penne, quaderni, elettricità. Le priorità sono acqua, cibo e cure sanitarie».

Quando si prepara a partire, cosa mette in valigia? «Viaggio leggero, perché i luoghi dove lavoro sono molto instabili e devo essere sempre pronto a scappare. Metto alcuni vestiti, un paio di scarpe e cibo che mi ricordi casa mia, come pasta, ciauscolo, due barattoli di salsa. Poi caricatore del cellulare, asciugamano e spazzolino: se perdi qualcosa, è un grosso problema perché a Gaza, come in tutti gli scenari di guerra, non ci sono supermercati, quindi oggetti di uso comune raggiungono cifre stellari, ad esempio uno shampoo costa 35 euro».

Noi vediamo la guerra in tv, ma corrisponde a quello che vede lei? «Più o meno. Oggi i giornalisti non sono ammessi a Gaza. La guerra interrompe la normalità all’improvviso. Da un giorno all’altro mancano acqua e cibo, infrastrutture e socialità si deteriorano. Ci si può reputare fortunati se si ha una candela. Mi ha colpito vedere bambini rovistare tra le immondizie alle 6 di mattina o dei signori vendere tè davanti alle macerie di Gaza, come niente fosse. Il contrasto tra il buio di Gaza e la frontiera con l’Egitto illuminata a giorno è sconcertante. Si dorme poco, con un occhio sempre aperto. Il ronzio dei droni israeliani è una costante.

Il diesel viene regolarmente distribuito ma il grosso serve ad ospedali, per cui ci si abitua a interruzioni dell’elettricità. La crisi aguzza l’ingegno: ho visto motorini modificati dai palestinesi con taniche per farli andare a gas. Molte merci come le sigarette sono vietate a Ga-za, ma la gente non ne può fare a meno e paga cifre alte per dei mozziconi».

Non ha paura? È mai stato in grave pericolo? «Tutti hanno paura in un contesto di guerra. È un indicatore che aiuta a prendere certe decisioni. La situazione più pericolosa l’ho vissuta in Somalia, anni fa, quando le nostre auto blindate sono state attaccate a pietrate».

Quali consigli può darci per il nostro futuro? «È importante studiare per trovare se stessi, ispirarsi a buoni esempi, essere leali, non scoraggiarsi, avere un piano B sempre pronto e non chiudersi in ambienti ristretti. Cercate di lasciare il mondo migliore di come lo avete trovato, come diceva Baden-Powell».

 

La situazione critica di Gaza non passa inosservata nemmeno alla Chiesa. Abbiamo sentito il parere di don Andrea Leonesi, vicario del vescovo di Macerata e parroco dell’Immacolata.

Don Andrea, come si potrebbe ottenere la pace? «La maggior parte degli osservatori e dei politici nel mondo ritengono che la soluzione più giusta e pacifica per la Palestina sia quella di creare due Stati per i due diversi popoli in conflitto». Cosa ne pensa della situazione a Gaza? «Ci andrò. So da Don Fabio Moretti, parroco di Corridonia che vive là da tempo, che la situazione a Gerusalemme è surreale: si cerca di tenere i focolai di guerra lontani dalla città antica, ma tutti sono consapevoli delle atrocità che si svolgono a pochissimi chilometri da lì. Quasi tutte le famiglie hanno figli o parenti coinvolti direttamente nella guerra».

Un messaggio che vorrebbe lasciare al popolo di Gaza? «Non credo di essere la persona giusta per proclamare un messaggio a una popolazione così provata, considerando che molti di loro hanno anche una Fede diversa dalla mia, ma proverei, con tutta l’umiltà possibile, a ricordare che tanta gente di diverse culture e religioni prega per loro e possiamo avere Fede nel fatto che il Signore, anche attraverso l’opera delle diverse diplomazie mondiali, presto metterà la parola fine a questo scempio».

 

Ecco l’opinione di Giancarlo Giulianelli, garante delle Marche dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, sui diritti calpestati dei bambini di Gaza.

Giulianelli, quali sono le principali violazioni dei diritti dell’infanzia che si stanno verificando nella Striscia di Gaza? «Il principale diritto dell’infanzia violato in ogni guerra, Gaza compresa, è il diritto alla vita. Nella sola Gaza sono morti circa 14mila bambini, mentre i bambini feriti sarebbero 25mila, e i minorenni senza famiglia 17mila. Risulta violato anche il diritto all’integrità fisica e il diritto a crescere in ambiente sereno che garantisca uno sviluppo armonioso».

Cosa può fare la regione Marche per tutelare questi bambini? «Può intervenire facendo rete con altre istituzioni per sensibilizzare soprattutto i giovani sulla situazione dei minori di Gaza e degli altri minori coinvolti in conflitti armati. L’unica prospettiva di tutela dei minori nelle zone di guerra è evitare il conflitto. Se c’è guerra non c’è la possibilità di tutelare adeguatamente i minori».  

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