ll progetto de il Resto del Carlino per i lettori di domani

Scuola Secondaria di I grado Pertini2 di Reggio Emilia (RE) - 3A

Gita al museo della psichiatria Nel silenzio del manicomio

La scuola media Sandro Pertini 2 ha ripercorso gli orrori dell’ex ospedale San Lazzaro «Esperienza che tocca il cuore, ogni angolo di quelle stanze invita alla riflessione e all’empatia»

Tra le tante proposte didattico educative, durante la settimana delle competenze abbiamo visitato il museo della psichiatria al padiglione Cesare Lombroso, uno degli edifici simbolo del complesso manicomiale del San Lazzaro. La visita al museo è stata importante e molto toccante. Ci siamo stupiti particolarmente nel sentire quali fossero le condizioni di vita delle persone che venivano rinchiuse ingiustamente in queste strutture, i cosiddetti manicomi, ospizi o frenocomi, che in molti casi aggravarono ulteriormente le condizioni dei pazienti già sofferenti.

Il manicomio di Reggio ospitava persone di tutte le età e caratteristiche: bambini, ragazzi, anziani, omosessuali, donne, schizofrenici, persone con disabilità e alcolizzati (questi ultimi erano un terzo dei malati ospitati). Per curare i pazienti i medici utilizzavano vari metodi, spesso brutali e molto invasivi. I più utilizzati erano l’elettroshock, acqua calda/acqua fredda, terapia idroelettrica, bagno di luce (un grande contenitore di legno ottagonale con un interno specchiato pieno di lampadine a incandescenza), sedia di contenimento e camicia di forza e la lobotomia, un intervento usato in passato per curare anche la depressione. Questi manicomi ai bambini incutevano molta paura e i genitori li usavano in casa come forma di minaccia, dicendo frasi del tipo: «Ti mando al Marro» oppure, in dialetto: «T’al mand à la ca’ de Pom».

La visita al museo della psichiatria è un’esperienza che tocca il cuore. Ogni angolo invita alla riflessione e alla comprensione, trasformando la paura e l’ignoranza in empatia e conoscenza. È un luogo dove il passato incontra il presente e dove la storia della psichiatria viene raccontata con rispetto.

Fortunatamente col tempo la percezione di queste persone ‘diverse’ è cambiata e i manicomi sono stati chiusi definitivamente alla fine degli anni settanta con la Legge Basaglia, che ridefinisce il concetto di malattia mentale. Negli anni la società ha iniziato a vedere la diversità come un valore, ma ancora oggi ognuno di noi dovrebbe impegnarsi a far capire all’altro che siamo tutti uguali, come sancito dall’articolo 3 della nostra Costituzione. Il passato ci ha insegnato che è inaccettabile segregare le persone in luoghi come i manicomi, dove si peggiorano le condizioni dei pazienti. Si sa, il silenzio a volte parla più di mille parole: è il silenzio di chi ha vissuto la solitudine e la sofferenza, l’isolamento e l’abbandono, il silenzio della malattia mentale vissuta come vergogna e deviazione piuttosto che come una condizione da comprendere. Le nostre riflessioni, dopo questa significativa esperienza, ci invitano a migliorare sempre più il rispetto, la dignità e l’inclusione di ogni essere umano.

Lorenzo Bercini, Tommaso Berera, Margherita Boschini, Sarmad Muhammad, Loujain Zitouni Classe III A

 

Tutte le classi terze della Pertini 2 sono andate a Palazzo da Mosto in occasione della mostra «Encantadas» di Davide Benati.

Benati è un pittore contemporaneo, nato nel 1949 a Reggio Emilia, ed è stato docente di pittura dell’accademia di Belle Arti di Brera. La sua arte si basa su forme naturalistiche e organiche che assumono significati personali legati alla cultura orientale nepalese, e ritrae elementi che compongono tutto l’esistente.

Le sue tecniche di pittura invitano lo sguardo dello spettatore a perdersi nell’incanto del colore e dell’opera, che acquista profondità nella stesura di figure sovrapposte, rappresentate su carte orientali incollate sulla tela.

Le principali tecniche che utilizza sono la pittura ad olio o acquerello.

La mostra, oltre a suscitare molte emozioni, è stata interattiva: appena arrivati, la guida ci ha proposto un’attività didattica basata sulle opere di Benati che avremmo osservato successivamente. Durante il laboratorio abbiamo preso spunto dalle opere del pittore e ognuno di noi ha creato un disegno astratto, partendo dalla composizione di un fiore. Finita l’attività, la guida ha presentato e descritto i vari quadri di Benati, soffermandosi sulle tecniche pittoriche utilizzate e sui colori. È stata importante l’interazione attiva, perché abbiamo potuto comprendere meglio il significato delle opere e riflettere sul pensiero e la tecnica dell’artista.

Flavia Costantino e Ludovica Mari Classe III A

 

Situato in provincia di Rimini, San Patrignano può apparire come uno dei tanti centri di recupero, ma al suo interno nasconde una magia in grado di far riflettere le persone sul senso della loro vita. È come una grande famiglia, pronta a sostenere e illustrare un nuovo percorso di vita a tutti coloro che si sono smarriti e che non sono in grado di affrontare certi bisogni. Abbiamo visitato diverse strutture che ospitano attività con lo scopo di aiutare queste persone a reinserirsi nella società anche dal punto di vista lavorativo. Abbiamo avuto l’opportunità di ascoltare testimonianze toccanti, di ragazzi e ragazze che alla fine ce l’hanno fatta. Questo ci ha insegnato che la vita è fatta di cadute, ma bisogna sempre avere la forza di rialzarsi.

Milo Castro, Cecilia Marconi, Sarmad Muhammad, Sole Petacchi, Loujain Zitouni Classe III A

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