ll progetto de il Resto del Carlino per i lettori di domani

IC Cattolica di Cattolica (RN) - 5A, 5B

Svetlana e la sua lezione di vita Mai arrendersi alle difficoltà

Gli studenti hanno incontrato l’atleta paralimpica Moskovich, medaglia di bronzo a Londra: «Dopo l’incidente lo sport agonistico mi ha ridato la gioia di vivere»

Un incontro importante per i ragazzi di quinta elementare di Torconca. Gli studenti hanno avuto l’onore di conoscere l’atleta paralimpica Svetlana Moskovich. Un’esperienza emozionante e coinvolgente sia per i ragazzi che per gli insegnanti, che hanno potuto ascoltare dal vivo la sua storia.

Un’atleta solare, di origine siberiana, dalla passione ardente per la bici e non solo, che ha sottolineato come lo sport possa essere una via per crescere, superare i propri limiti e raggiungere grandi traguardi. Durante l’incontro, ha risposto alle numerose domande. Un momento particolarmente importante è stato quando ha fatto indossare ai ragazzi le sue medaglie d’oro e di bronzo: un gesto bellissimo, che ha acceso negli occhi di tutti una scintilla di meraviglia e ispirazione. Perché ha scelto come sport la bici? «Ho voluto fare ciclismo perché per la prima volta quando sono salita sulla mia bici personale con sedia a rotelle (handbike) mi sentivo libera e mi rendeva felice pedalare e stare in movimento».

A quali Paralimpiadi ha partecipato? «Nel 2012 ho partecipato a quelle di Londra dove ho vinto la medaglia di bronzo, poi a Tokyo nel 2021 e a Parigi nel 2024».

Quando ha vinto la prima medaglia d’oro? «Ai mondiali del 2015 e il 22 febbraio 2025 ho stabilito il record mondiale femminile dell’ora nella categoria WH4 di handbike al Velodromo, in Svizzera».

Arrivare alle Olimpiadi era il suo sogno fin da bambina? «Sognavo di fare l’avvocato, poi ho voluto diventare traduttrice.

Dopo l’incidente, però, è arrivato lo sport agonistico, che mi ha ridato la gioia di vivere».

Quali sono le sensazioni che prova durante le gare? «Mi sento agitata, felice, preparata, disciplinata, convinta».

Oltre al ciclismo quali sono le sue passioni? «Mi sono sempre piaciute le lingue, conoscerle, impararle e approfondirle e se non fossi diventata una ciclista probabilmente avrei studiato informatica, che mi affascina e incuriosisce».

Come può descrivere con tre aggettivi il paraciclismo? «Versatile, poiché ci sono salite e discese, tecnico, impegnativo».

Noi studenti, ascoltando la sua storia, abbiamo capito che, nonostante le difficoltà che la vita può presentare, è possibile superarle in modi diversi e spesso inaspettati.

La determinazione, la forza di volontà e il coraggio giocano un ruolo fondamentale. L’esperienza di Svetlana ne è un esempio concreto: non si è lasciata fermare dagli ostacoli, ma al contrario, ha portato avanti con tenacia il suo sogno di battere il record mondiale femminile di velocità con la sua handbike. La sua storia rappresenta un grande esempio di impegno, fiducia in se stessi e straordinaria capacità.

 

Come nasce un’associazione? Questa è la storia della nostra compagna di classe Mia e di sua mamma Barbara che ha dato origine all’organizzazione di volontariato ‘La prima coccola’ che aiuta la terapia intensiva neonatale dell’ospedale Infermi di Rimini.

Barbara ci ha raccontato che quando era incinta di 6 mesi ha avuto un problema di salute, Mia è nata con 3 mesi di anticipo e pesava 780 grammi, meno di un pacco di zucchero. È rimasta per 3 mesi nel reparto neonatale. Questo evento ha segnato in maniera importante le loro vite.

Dal 2014, insieme ad altre famiglie che avevano vissuto un’esperienza simile, Barbara ha fondato l’associazione con lo scopo di aiutare i bimbi nati prematuramente e le loro famiglie.

Che cosa fa in particolare l’associazione? «Organizza eventi, fa banchetti vendendo uova di Pasqua, bomboniere e gadget per la raccolta fondi che serve a comprare macchinari per le cure dei bimbi, chiamare la psicologa o l’ostetrica che vanno a casa delle famiglie per aiutare ad accudire bimbi così piccoli, comprare del materiale che in ospedale scarseggia come dei ciucci piccoli, dei vestiti piccoli o altro utile per la crescita. Si occupa anche dell’accoglienza delle famiglie che vengono da fuori.

In questi anni abbiamo sviluppato molti progetti di aiuto».

Barbara, perché dedica tanto tempo gratuitamente per questa attività? «È un modo di dire ‘grazie’ per quello che ho ricevuto. Quando ero ricoverata i medici e gli infermieri si sono presi cura della nostra famiglia. Il reparto della terapia intensiva neonatale di Rimini è il terzo in Italia per le cure che hanno e per il fatto che permettono a genitori di poter entrare 24 ore al giorno. Per questo motivo arrivano molte famiglie anche da fuori.

Nascono bambini pretermine anche di 23 o 24 settimane che pesano 450 grammi. Le cure di cui hanno bisogno sono tante».

 

Le classi quarte dell’Istituto comprensivo di Cattolica hanno partecipato al progetto ‘Arte e diversabilità: il teatro’ promosso dall’Associazione Rfc, per promuovere l’inclusione e la sensibilizzazione attraverso l’espressione artistica. Il progetto ha previsto due laboratori teatrali per ogni classe condotti da Virginia Spadoni, esperta di teatro, che ha saputo coinvolgere i bambini valorizzando le capacità creative di ognuno. I bambini di quarta ci hanno raccontato di una esperienza emozionante, affascinante, ma anche commovente. Hanno riflettuto su quanto la vita sia preziosa, su come ogni giorno sia una vittoria, nonostante le difficoltà e come sia importante aiutare gli altri, guardandoli sempre negli occhi. In particolare, hanno scoperto il significato della parola ‘empatia’ per mettersi nei panni degli altri. Il percorso si è concluso con una serata, piena di emozioni, al teatro della Regina di Cattolica, dove la musica ha saputo unire tutti, grandi e piccoli.

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