L’acqua, un bene primario Lo sapevano anche i romani
Visita sul campo dei ragazzi della seconda nella zona di Muraglia: «Così abbiamo capito tutte le problematiche legate al progetto di una rete idrica cittadina»
Nell’ambito del progetto di potenziamento Stem (scienza, tecnologia, ingegneria e matematica), abbiamo approfondito le tecnologie per la gestione delle acque di ieri e di oggi. Le attuali conoscenze scientifiche garantiscono certamente un accesso più sicuro a tutti i cittadini rispetto al passato, ma la base è rimasta quella elaborata nell’antichità: gli studi accurati compiuti dai Romani hanno permesso di scoprire le leggi della fisica utilizzate ancora oggi. Nella visita all’acquedotto romano che un tempo emergeva nella zona di Muraglia, è stato sorprendente vedere non solo come un’opera così antica sia sopravvissuta nel tempo, ma anche come si sia integrata con la realtà presente: se è stato suggestivo scoprire che i pozzetti che alimentavano la riserva d’acqua oggi si trovano nei garage di alcune abitazioni della città, è stato ancora più impressionante vedere che parti dell’acquedotto sono ancora usate per alimentare gli stabilimenti balneari! Lo studio fatto in classe e la visita sul campo hanno permesso di renderci conto delle problematiche tecniche che da sempre devono essere superate nel progettare una rete idrica di portata cittadina.
Non è per niente facile tracciare un percorso che non sia invadente per il territorio, e che sia in grado di collegare la fonte con le singole abitazioni. Naturalmente, le difficoltà possono variare in base all’ambiente, il terreno, l’altitudine relativa dei due capi dell’impianto ed eventi climatici peculiari. Senza contare il patrimonio storico stesso: va tenuto conto anche dei reperti archeologici che possono essere ritrovati nel corso dei lavori di scavo che vanno tutelati e preservati. Perdite e malfunzionamenti sono all’ordine del giorno e un buon progetto comprende anche gli interventi per risolvere questi problemi prima che ne risenta la qualità dell’acqua o che il territorio sia compromesso. Insomma, garantire a tutti l’accesso all’acqua è una faccenda complicata, ma resta un compito necessario.
L’acqua è un bene primario, senza il quale non è possibile vivere: basta guardare quelle zone del mondo più povere, dove la quotidianità delle persone non può evitare di fare i conti con la poca disponibilità di acqua pulita. Per questo, oggi si impiegano grandi risorse per trovare tecnologie sostenibili per purificare e distribuire a tutti le risorse idriche, seguendo gli obiettivi dichiarati nell’agenda 2030 delle Nazioni Unite. Tuttavia, recentemente, le particolari condizioni climatiche hanno influenzato negativamente la disponibilità di questo bene indispensabile.
Al termine di questo percorso, è chiara una cosa: la chiave per affrontare le sfide del presente risiede nel saper guardare la storia antica e recente dell’umanità, riconoscendone i difetti, ma anche traendone gli spunti positivi che possono essere messi in gioco per migliorare il mondo di oggi.
Fede o scienza? Spesso vengono percepite come opposte e ci si sente costretti a una scelta.
Uno dei più famosi “casi” portati ad esempio è quello di Galileo Galilei: non è forse vero – si dice – che la Chiesa respinse la sua teoria eliocentrica, costringendolo all’abiura? Ciò che non si dice è che Galilei non riuscì a dimostrare la teoria copernicana con prove scientifiche e per questo non fu accettata. Fede e scienza allora sono veramente in antitesi? Giovanni Paolo II nella Fides et Ratio ha definito fede e ragione come «le due ali con le quali lo spirito umano s’innalza verso la contemplazione della verità».
È dunque possibile una visione che includa entrambe? Per rispondere è bene pensare alle domande che stanno alla base delle due discipline: la scienza si chiede il “come” della realtà, la fede il “perché”. Esse sono quindi due realtà che si completano e sostengono a vicenda perché cercano di spiegare il mondo in due chiavi diverse, «si recano un aiuto scambievole, esercitando l’una per l’altra una funzione sia di vaglio critico e purificatore, sia di stimolo a progredire nella ricerca».
Anche Einstein, grande fisico contemporaneo, sostiene che «la scienza senza la religione è zoppa, la religione senza la scienza è cieca». Fede e scienza, quindi, non sono solo utili l’una all’altra, ma indispensabili per una comprensione globale di ciò che ci circonda.
Gli strumenti informatici sono un supporto utile nello studio di un acquedotto antico: i Gis consentono di sovrapporre dati storici e geografici per individuare tracciati nascosti; i Dtm aiutano a comprendere le pendenze del terreno, fondamentali per il funzionamento di un acquedotto a gravità; le immagini satellitari permettono di rilevare anomalie nel paesaggio. Nelle ore Stem attraverso Google Earth abbiamo individuato i resti del tracciato originale dell’acquedotto romano grazie ad immagini che rivelano elementi altrimenti invisibili. Individuato il caput aquae dell’acquedotto, presso Novilara, abbiamo poi rintracciato ogni singolo pozzetto. Con il SitPrg di Pesaro, attivando i filtri vincoli archeologici e acquedotto romano abbiamo individuato il percorso dell’acquedotto antico. Questi passaggi ci hanno aiutato a comprendere il tracciato dell’acquedotto, facilitando la ricostruzione delle antiche vie di approvvigionamento idrico.