ll progetto de il Resto del Carlino per i lettori di domani

Scuola Secondaria di I grado Quirico Filopanti di Budrio (BO) - 2A

Dalla resistenza all’alluvione L’importanza della memoria

Gli studenti della 2A delle Filopanti di Budrio hanno intervistato l’ex partigiano Mario Neri Attraverso la voce dei loro compagni, i ragazzi hanno ripercorso l’eccidio di Vigorso

Le voci dei ragazzi delle terze G, H, I della scuola Quirico Filopanti di Budrio risuonano per l’omonima piazza la mattina del 26 aprile, quando viene presentato alla cittadinanza il podcast ’Come Foglie d’autunno – l’eccidio di Vigorso: la memoria non si ferma’, che racconta i tragici eventi di Vigorso del 1944, ma anche la recente alluvione che ha sconvolto il paese proprio nei giorni in cui avrebbe dovuto ricordare l’ottantesimo anniversario dell’eccidio. Siamo stati ricevuti nella Sala Consiliare, dove si riunisce anche il Consiglio Comunale dei ragazzi, dalla Sindaca Debora Badiali che ci ha raccontato di aver cominciato a studiare l’eccidio ascoltando i racconti dei testimoni. Abbiamo poi avuto l’opportunità di parlare con chi quei momenti li ha vissuti in prima persona.

Mario Neri, 90enne ancora impegnato a testimoniare, com’è diventato partigiano? «Entrai a far parte della lotta partigiana in merito al compianto Nino Cipollani: io ero insieme ai ragazzi, quando una sera ci ha riuniti dietro a un fienile. Allora, alle otto di sera c’era il coprifuoco con parola d’ordine e ci disse che c’erano due strade per noi e quella che ci consigliava era quella dei partigiani».

Dove dormivate? «Quei contadini che ci ospitavano correvano un alto rischio. Ci nascondevamo nei fienili, nei campi di granoturco o canapa».

Ci racconta un episodio? «Arrivammo di notte a Madonna di Castenaso e il mattino dopo un contadino ci disse che c’era un signore che ci voleva parlare. Si chiamava Toni ed era il coordinatore dei partigiani, e ci chiese chi di noi sapeva guidare e io dissi che non avevo la patente, ma potevo farlo. Mi diede un biglietto e mi mandò alla Casa Buia di Corticella, una zona che conoscevo bene.

Avrei trovato lì un signore anziano come lui che mi avrebbe detto dove accostare con un camioncino1100. Arrivai con tutti i rischi che potete immaginare, perché allora c’era la brigata nera, dopo aver caricato tre mitragliatrici e averle coperte con dell’erba. Andò tutto bene altrimenti potrei non essere qui a raccontarvi».

E il suo amico Bruno Stagni? «Era al mio fianco quando ci portarono al cimitero di Medicina. Eravamo rimasti in quindici e mi chiese cosa ci avrebbero fatto e io gli risposi che ci avrebbero uccisi perché ci avevano trovato con le armi. In seguito ci furono gli interrogatori violenti e lui con altri sette fu portato via e sentimmo il crepitio delle armi».

Classe 2A

 

La professoressa Cinzia Venturoli, storica del Novecento che lavora per l’Università di Bologna, ha fatto diverse lezioni ai ragazzi della scuola Filopanti di Budrio.

Come ha scoperto la sua passione per la storia? «Mi ha sempre appassionata anche quando andavo a scuola, perché ero incuriosita a capire come si arriva ad adesso. Avendo poi i nonni che raccontavano, fin da piccola ho avuto un legame con la storia».

Come mai ha dedicato tanto tempo all’eccidio di Vigorso? «Perché insieme a tutte le vicende della Resistenza ci parla delle scelte fatte dalle persone in situazioni difficili e ci parla di persone comuni. La battaglia di Vigorso ha coinvolto persone come noi che si sono trovate ad affrontare una situazione molto complicata. La storia è fatta di tante storie che ci coinvolgono perché ci possiamo riconoscere».

Si potrebbe dire quindi che siamo tutti un po’ partigiani? «Siamo tutti un po’ partigiani perché tutti abbiamo degli ideali per cui vorremmo lottare e raccontare la storia delle persone è importante per capire cosa potremmo fare anche noi in certe situazioni».

Quali sono le fonti che ci consiglia di interrogare per studiare i fatti di Vigorso? Le fonti non sono tantissime, ma cercate negli archivi. Sono importanti soprattutto le fonti orali, come quelle riportate nel libro ’L’ultima tragica cascina di Visani’. Poi analizzate come è stata tramandata la memoria».

 

Il podcast ’Come foglie d’autunno. L’eccidio di Vigorso: la memoria non si ferma’ racconta la battaglia partigiana del 21 ottobre 1944 a Vigorso.

Le forze nazifasciste circondarono la casa della famiglia Maccagnani, dove alcuni partigiani erano nascosti.

Quel giorno ci fu una sparatoria durata circa tre ore, morirono otto partigiani e numerosi civili. I corpi delle vittime, tra cui cinque donne, furono lasciati esposti per giorni. Il giorno dopo, altri otto partigiani catturati furono fucilati a Medicina. Il podcast, attraverso testimonianze e documenti storici, conserva la memoria di questo evento. Un episodio poco noto che vogliamo continuare a ricordare, un fatto lontano che aiuta a riflettere sul presente. Il progetto è stato realizzato con il contributo della Regione Emilia-Romagna in collaborazione con il Comune di Budrio ed è disponibile gratuitamente su Spotify.  

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