«Un mondo senza guerra? Armiamoci di cultura contro la prepotenza»
La guerra è una delle situazioni più gravi e devastanti che l’umanità possa affrontare, eppure continua a verificarsi in varie parti del mondo. Di ora in ora, i conflitti si moltiplicano e, ogni giorno, si spera che il sole sorga a illuminare una realtà diversa. Basterebbe un «fermiamoci, ci stiamo distruggendo!», invece, la guerra continua inesorabile, nonostante dolore, paura e disperazione.
Ad aggravare lo scenario, anche l’influenza che esercitano mass media e social sull’opinione pubblica, nel momento in cui scelgono di spettacolarizzare la guerra. La tecnologia che dovrebbe riuscire a unire tutte le persone, attraverso le differenze, si è trasformata in una macchina distruttiva. E nonostante tutto questo dolore, ci sono ancora persone che sostengono la guerra come un modo per mostrare chi è il più forte, mezzo utile ad acquisire più territori.
Ma a cosa serve avere più terre se queste sono ormai distrutte? A cosa serve mostrarsi più potenti se ciò che hai conquistato è solo fuoco, sangue e polvere? Cosa serve vincere se sei consapevole di aver ucciso migliaia di persone, avendo tolto loro la casa e gli affetti? Artefice di tutto questo? L’animale superiore, l’uomo evoluto. Evoluto a tal punto da riuscire a costruire la prima macchina volante per poi rimanere, di fatto, fermo all’età arcaica, dove c’è un fronte e dove ci si ammazza per un confine.
«Sogno di essere libero un giorno, libero dalla prigione che i miei fratelli hanno creato con guerre e battaglie, libero dalle mie stesse lacrime», da una lettera di un bersagliere, probabilmente dedicata a un suo familiare, mentre lottava per la sua vita. E poi c’è Pascal, un bimbo africano che vorrebbe soltanto una scuola dove studiare e una casa non sottomessa ai cannoni. Cannoni che fanno partire la guerra. Volendolo, noi possiamo fermare le armi. «O uomini, pace! Nella terra prona («che gira cioè tutta scombussolata sul suo asse»: così annota Pascoli) il mistero è troppo; e solo chi cerca di trattare gli altri uomini come fratelli (in suo timor: temendo, cioè, la propria e l’altrui violenza), non sbaglia!» Non priviamoci della speranza di un mondo senza guerra. Dobbiamo impegnarci e crederci. Non cediamo alla cattiveria e alla prepotenza, ma armiamoci di bellezza, cultura e parola.
Classe 3B scuola Secondaria IC5 Sante Zennaro