Cecilia Sala e il racconto del carcere in Iran Per 21 giorni in silenzio e isolata dal mondo
I ragazzi delle Visitandine Malpighi raccontano le difficili settimane vissute dalla giornalista prima della liberazione
Cecilia Sala, podcaster e giornalista italiana, nasce a Roma nel 1995 e inizia la sua carriera nel 2015, lavorando anche con canali televisivi come LA7 e Rai3 e riviste come Vice e L’Espresso, creando e partecipando infine a podcast come Polvere e Stories, in cui viene raccontato anche il suo periodo di detenzione in Iran.
Nel 2021 ottiene il premio «Li Omini Boni», nel 2022 quello giornalistico «Nilde Iotti» e il riconoscimento «Pennad’Oro per Giovani Talenti».
Sala è stata detenuta per 21 giorni nel carcere di Evin a Teheran con l’accusa di aver violato le leggi della Repubblica Islamica dell’Iran.
A Milano pochi giorni dopo è stato arrestato l’ingegnere iraniano Mohammad Abedini Najafabadi, su richiesta degli Usa, accusato di aver fornito materiale tecnologico militare ai Pasdaran.
Nonostante il governo iraniano abbia negato qualsiasi legame tra i due arresti, l’Iran è stato più volte accusato di imprigionare cittadini stranieri per usarli come merce di scambio.
L’arresto avviene quando Sala torna in Iran per incontrare le persone conosciute nei suoi viaggi, «per dar loro voce».
Il giorno dell’arresto sta lavorando a una puntata non ancora pubblicata.
Quando viene portata via, spera di risolvere la questione in poco tempo: le guardie, per le prime due settimane, la interrogano tutti i giorni e lei teme di essere accusata di propaganda contro la Repubblica Islamica.
Le concedono una chiamata e contattata il suo compagno, giornalista, per avvisarlo dell’arresto.
Durante la detenzione, dato che non le sono concessi dei libri, legge gli ingredienti scritti sulla confezione del pane che le veniva dato, e conta i giorni. In questi 21 giorni, Sala è sicura di rimanere in carcere più a lungo, soprattutto perché determinati Paesi non sono soliti lasciare andare i detenuti molto presto.
Con sé non ha occhiali da vista, ma negli ultimi giorni le arrivano le lenti a contatto e un libro.
Alla fine della detenzione, Cecilia racconta di sentirsi fortunata a essere uscita così presto, perché molte persone rimangono lì anni, definendo la sua come «la liberazione più rapida». In alcune interviste, le è stato chiesto quale sia stata la cosa più difficile della prigionia e lei ha risposto «è la tua testa», poiché ha dovuto vivere per 21 giorni in assoluto silenzio.
L’8 gennaio Cecilia atterra a Roma e, dopo aver incontrato la sua famiglia, incontra la Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni.
Nel podcast Stories, nell’episodio 686, racconta della sua esperienza in Iran e di come, nei suoi innumerevoli viaggi di lavoro, si sia affezionata alle persone incontrate per le interviste, alcune delle quali poi sono diventate colleghi.
Sala, nonostante i difficili giorni della prigionia, continua ad amare l’Iran. Una storia che colpito milioni di persone.