Svetlana, la donna dei record «Lo sport dà emozioni uniche»
Intervista all’atleta paralimpica Moshkovich, che ha stabilito il primato mondiale di handbike al Velodrome di Tissot. Ha conosciuto questa disciplina dopo un incidente stradale
Svetlana Moshkovich è un’atleta paralimpica nata in Siberia che ha ottenuto il record mondiale di handbike al Velodrome di Tissot.
Nel 2004 ha avuto un incidente in macchina che le ha provocato una lesione alla spina dorsale. Dopo anni di riabilitazione e interventi ha conosciuto l’handbike, uno sport di cui si è innamorata e le ha cambiato la vita.
Cosa l’ha portata a fare handbike? «La prima volta ero in Germania a fare uno stage in un albergo e lì ho visto un gruppo di ragazzi in carrozzina, sembravano molto felici e mi raccontarono che erano delle guide turistiche di uno sport non tanto conosciuto, l’handbike. Così chiesi di provare. Appena salita provai una sensazione di libertà che non provavo da molto e così capii che questa era la mia strada».
Era una sportiva anche prima dell’incidente? «Possiamo dire di sì, ma solo per mantenermi in forma. Da piccola ho praticato molti sport anche a livello agonistico ma il mio sport preferito rimarrà sempre handbike».
Cosa ha provato appena è riuscita a fare il record? «Felicità e sollievo di avercela fatta, perché sono stata la prima ragazza in handbike a fare un record così importante. A incitarmi e fare il tifo c’erano il mio fidanzato e la mia squadra».
Come mai si è trasferita in Italia? «L’amore mi ha portata qua. Due anni fa, quando ancora vivevo a Innsbruck, io e il mio fidanzato dovevamo scegliere se restare in Austria o trasferirci qua. Il mio fidanzato non era abituato a temperature così basse, così siamo venuti in Italia».
Quali sono i suoi progetti per il futuro? «Sono già riuscita ad arrivare al mio obiettivo, il record del mondo. Adesso mi devo solo preparare per le prossime gare: la Coppa del mondo e i mondiali».
Si allena anche nel tempo libero? «Ho anche dei giorni liberi ma la maggior parte dei giorni mi alleno perché mi piace l’attività fisica e restare in forma. Una vacanza al mare non farebbe per me».
Di quali traguardi è fiera? «Direi vincere i mondiali per la seconda volta dopo 9 anni. Sono riuscita a battere delle donne a mio parere molto forti».
Qual è stata la sua prima gara in handbike? «Nel 2009. Fu un’esperienza pazzesca dove degli amici mi hanno invitato a gareggiare ma non avevo l’attrezzatura adatta. Mi è stato prestato un casco rosa e una maglia dell’adidas. Ero agitatissima perché dovevo fare dei giri nel tempo prestabilito e sono riuscita a fare 19 km in un’ora mentre ora faccio addirittura 36 km all’ora».
Linda Feliz e Sofia Alesiani III C
Contro la violenza di genere: storie di donne coraggiose. Franca Viola, con il suo rifiuto del matrimonio riparatore, sfidò la cultura patriarcale e cambiò la storia d’Italia. Solo nel 1981 furono aboliti il matrimonio riparatore e l’omicidio d’onore. Ma oggi, nonostante le leggi, molte donne subiscono ancora violenze fisiche, psicologiche, economiche e sessuali. Oltre alla storia di Franca Viola, mi ha colpito quella di Lucia Annibali, sfregiata dall’ex fidanzato. Ormai purtroppo rischiamo di abituarci a cose tanto terribili e quello che mi è piaciuto di Lucia è stato proprio l’atteggiamento con cui è riuscita a raccontarsi in un libro. Il suo coraggio mostra quanto sia forte e importante dare voce al dolore. Le relazioni tossiche distruggono l’autostima e isolano le vittime. E’ fondamentale ascoltare e sensibilizzare.
Ci vorrebbe più informazione a scuola, per sensibilizzare tutti, utilizzando anche seminari informativi con la partecipazione delle varie forze dell’ordine.
Chiara Bastianini III A
Un’esperienza senz’altro da ripetere è il laboratorio ‘Pezzi unici e insostituibili’ che noi alunni delle classi seconde abbiamo vissuto in 4 incontri e sul quale avevamo promesso di aggiornarvi. Gli educatori e i ragazzi con sindrome down della cooperativa sociale Cuore 21 di Riccione ci hanno regalato momenti fantastici di libertà, spensieratezza e amicizia universale. È stato bellissimo rompere il ghiaccio della timidezza, scoprire che il corpo ha un linguaggio, chiaro e immediato, e che è possibile trasmettere con i nostri gesti messaggi inequivocabili, di affetto e condivisione.
Siamo entrati in empatia anche con i compagni con cui ci capita di interagire meno e abbiamo creato assieme a occhi chiusi, con boom washer, ritmi e sinfonie dal nulla. Attraverso vari giochi di movimento, abbiamo cercato di comprendere il valore dello spazio attorno a noi e imparato a farne buon uso: è fondamentale nella vita dare spa-zio alle persone e riempire con la nostra presenza il vuoto di altri, senza invaderlo; vincere la paura del giudizio e sentire che non si è soli e che i sentimenti e le emozioni di un ragazzo, con o senza trisomia 21, sono i medesimi. Abbiamo acquisito informazioni sulla sindrome di down e capito che ognuno ha dei limiti e dei ‘superpoteri’. Grazie Elisa, Luca, Eleonora, Beatrice, Marco e Matteo, perché assieme a voi il nostro cuore è diventato più grande.
Classe II E