Il progetto ’Liberi dalle mafie’ Promuovere la legalità a scuola
Come sono cambiate le infiltrazioni mafiose e come combatterle con consapevolezza Gli alunni della scuola ‘Novello’ di Ravenna partecipano a una formazione
Spesso nel mondo si fa riferimento all’Italia con una sfilza di stereotipi: pizza, pasta, mandolino e mafia… ma che cos’è la mafia? E perché è così potente? Il progetto ’Liberi dalle mafie’ dell’Associazione Pereira si occupa proprio di rispondere a queste domande, attraverso una serie di incontri avvenuti nella nostra scuola durante l’autunno scorso. La mafia è un’organizzazione di base criminale che può agire sia nell’economia che nella politica di uno Stato. In Italia esistono diverse organizzazioni di questo tipo che sono nate nel Meridione: Cosa Nostra in Sicilia, ‘Ndrangheta in Calabria, Camorra in Campania e Sacra Corona Unita in Puglia.
Il suo obiettivo principale è accumulare soldi e potere. Agisce prevalentemente nei canali che le consentono di fare soldi subito evitando le vie legali e l’etica. Nello specifico gestisce il traffico internazionale di droghe, esseri umani, prostituzione, armi, oggetti rubati; praticano l’usura, entrano negli appalti pubblici per incassare denaro dello Stato e riciclano denaro sporco. Un’altra attività molto preoccupante a livello ambientale è lo smaltimento abusivo dei rifiuti tossici sotto campi coltivati, in cave, in discariche abusive, su navi fatte poi affondare al largo delle coste. Grazie a tutte queste attività illecite, le mafie guadagnano circa 85 miliardi di euro all’anno.
La mafia più potente anche a livello internazionale è la ‘Ndrangheta, che è presente su tutto il territorio italiano. Anche nella nostra regione, l’Emilia-Romagna, sono presenti oltre undici gruppi mafiosi diversi: nel 2018 si è concluso il processo Aemilia, il più grande processo di ‘ndragheta del Nord Italia.
Oggi la mafia cerca il meno possibile di attirare l’attenzione e la violenza viene dunque usata come ultima risorsa. Il mafioso di oggi non ha più la coppola in testa e la lupara a tracolla, ma spesso veste i panni dell’imprenditore. Ottiene il consenso sociale tramite due fattori principali: la paura e la mancanza di alternativa. In luoghi dove non c’è lavoro o mancano i servizi dello Stato, la mafia affascina soprattutto i giovani. Il giudice Paolo Borsellino diceva: «Se la gioventù le negherà il consenso, anche l’onnipotente e misteriosa mafia svanirà come un incubo». Un aspetto cruciale emerso, infatti, è che la mafia non è solo una questione di criminalità, ma anche di mentalità. La lotta contro di essa inizia da un cambiamento culturale: dobbiamo imparare a rispettare la legge, sostenere chi denuncia e promuovere una società basata sulla giustizia e sulla solidarietà.
Classi 3^ A e 3^ D Scuola media ‘Guido Novello’ Prof Rossana Ballestrazzi e Caterina Sansoni
Il 21 marzo si celebra in tutta Italia la giornata nazionale della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime innocenti di mafia, una ricorrenza promossa dall’associazione Libera, che prevede la lettura dei nomi delle vittime innocenti, come una recita di un rosario affinché questi nomi non muoiano mai nella memoria collettiva.
Carlo, un volontario dell’associazione è venuto nella nostra classe a raccontarci la storia di una donna coraggiosa ed eroica, testimone di giustizia: Lea Garofalo. In occasione del 21 marzo racconteremo a tutti i nostri compagni di scuola questa storia che ci ha colpito e commosso.
Lea era nata il 4 aprile 1974 a Petilia Policastro, in provincia di Crotone. All’età di quattordici anni si fidanzò con Carlo Cosco, un diciassettenne legato all’ndrangheta. La coppia si trasferì a Milano e Lea diede alla luce una figlia chiamata Denise; successivamente il marito venne arrestato per traffici illeciti e Lea decise di lasciarlo per poter vivere nella legalità collaborando con la giustizia. Per questa decisione la sua vita entrò in pericolo così dopo essere sfuggita a un tentato rapimento da parte del marito venne da lui assassinata il 24 novembre 2009 e il suo corpo trasportato su un terreno a San Fruttuoso venne distrutto. Oggi in via Montello a Milano, proprio sul muro del palazzo in cui Lea ha vissuto, c’è una targa: a Lea Garofalo, testimone di giustizia, vittima di ‘ndrangheta, morta per la dignità e la legalità.