«Servizi, collegamenti e turismo Casola deve rimanere viva»
Il sindaco Maurizio Nati è stato intervistato da tre allieve della scuola media ‘Oriani’ È impegnato a far fronte al problema dello spopolamento del paese collinare
Abbiamo incontrato Maurizio Nati, sindaco di Casola Valsenio, per parlare dello spopolamento delle zone collinari, un problema molto sentito nella nostra comunità. Il sindaco è stato molto disponibile ed esaustivo nel rispondere alle nostre domande.
Sindaco Nati, sappiamo che il problema dello spopolamento delle zone collinari le sta molto a cuore; qual è la situazione attuale nel comune di Casola? «Il problema principale dei piccoli comuni come quello di Casola, che conta circa 2.500 abitanti, è quello del calo demografico; mediamente infatti nascono 7-8 bambini all’anno, mentre i decessi sono 40-45; immigrazione ed emigrazione non sono particolarmente rilevanti, quindi la popolazione tende a diminuire nonostante il 2024 abbia registrato un aumento delle nascite. I primi effetti li vediamo nell’ambito scolastico, con le prime avvisaglie nella scuola dell’infanzia (a giugno chiuderà quella privata); tutto questo preoccupa soprattutto per il futuro quando si vedranno gli effetti anche negli altri ordini di scuola».
I recenti problemi legati alle alluvioni hanno avuto ripercussioni sullo spopolamento? «L’alluvione non ha ancora avuto effetti, anche se alcune importanti aziende agricole con allevamenti non hanno potuto riaprire e stanno aspettando la completa ristrutturazione e sicurezza delle strade per farlo».
Quali sono le principali difficoltà nell’affrontare questo problema e quali azioni pensate di intraprendere nei prossimi anni a livello comunale? «Il calo delle nascite comporta delle difficoltà nella gestione dei servizi, soprattutto dei plessi scolastici, che, a fronte dei pochi bambini che li frequentano, comporta un importante impegno economico che grava sul bilancio annuale. Inoltre abbiamo una popolazione mediamente anziana e che sta aumentando; il Comune cerca di investire abbastanza risorse per assicurare loro un’adeguata assistenza sociale e sanitaria. Per far sì che le persone abbiano interesse a rimanere, dobbiamo cercare di assicurare i servizi fondamentali (economici, sociali, sanitari…), attivare dei collegamenti con le città limitrofe rapidi e frequenti, garantire una viabilità sicura; inoltre va salvaguardato anche l’aspetto turistico, rendendo attrattivo il paese».
Da parte dei giovani c’è interesse a rimanere nel paese, o tendono a cercare opportunità altrove? «Per le coppie con figli e un impiego lontano è più semplice trasferirsi vicino al lavoro, diminuendo così gli spostamenti e di conseguenza anche i costi ed i rischi. Inoltre, vivendo in paesi più grandi le opportunità per i ragazzi sono maggiori».
Ci sono gruppi o associazioni locali che lavorano attivamente per promuovere la permanenza e la rivitalizzazione del comune? «L’associazionismo a Casola è molto attivo e coinvolge diversi aspetti (scuola, servizi sociali, cultura, turismo, musica…); ricordiamo la Misericordia e altre associazioni di volontariato che collaborano con il Comune offrendo servizi importanti per la qualità della vita delle persone. Per promuovere la rivitalizzazione del paese è importante garantire ai cittadini le comodità di cui necessitano».
Helena Donigaglia, Greta Montefiori, Beatrice Quarneti Scuola media ‘Oriani’ di Casola Valsenio Prof.ssa Silvia Rossini
Cara Inas, ti scrivo per condividere con te le mie emozioni, appena tornata dalla mia terra, il Marocco, con la certezza che quando sarò grande trascorrerò la maggior parte del tempo là, dalla mia famiglia, in una casa che profuma di ricordi e di radici profonde, che per me è uno di quei luoghi in cui il cuore riposa e l’ansia scompare, è un posto magico. Sai, essere figli di due terre significa portare dentro di sé due case: una è quella che racconta la storia dei nostri genitori, è lì dove il viaggio, il nostro viaggio ha inizio, anche se non vissuto in prima persona; è lì dove i nostri genitori hanno lottato, sperato, sofferto, è lì da dove sono partiti per darci un futuro migliore. L’altra è quella che abbiamo costruito giorno dopo giorno, in una terra diversa, dove siamo nati, cresciuti, dove studiamo e sogniamo. E’ qua che ci sentiamo a casa, ma non è mai “l’unica casa”, perché ogni volta che torniamo nell’altra, quella dei nostri genitori, ci portiamo dietro una parte di noi stessi. Ma c’è sempre un vuoto, un pezzo di cuore che resta in sospeso tra due mondi. Lasciamo una casa per tornare in un’altra. Ogni volta che salgo su quel traghetto mi chiedo: dove sto andando davvero? Sto tornando o sto partendo? Ma la verità è che stiamo facendo entrambe le cose, tutte le volte.
Eppure in questo viaggio continuo tra due mondi c’è il privilegio di avere due case da chiamare tali, di poter abbracciare due culture, due lingue, due storie completamente diverse, ma soprattutto c’è la consapevolezza di quanto i nostri i genitori abbiano sacrificato per darci questa opportunità; di quanto abbiano lottato per un pezzo di carta che ci aprisse le porte di un mondo diverso. Hanno dedicato la loro vita affinché potessimo vivere al meglio la nostra. E ogni volta che torniamo a casa, qualsiasi essa sia, non possiamo fare a meno di sentirci grati per la loro forza e per l’amore che hanno dato e che continuano a darci.
Perché, pensandoci, ogni casa “non” è un luogo, è un sentimento che ci accompagna ovunque.
Doaa Rachyd, classe 3^ A Scuola media ‘Oriani’ di Casola Valsenio Prof.ssa Silvia Rossini