ll progetto de il Resto del Carlino per i lettori di domani

Scuola Secondaria di I grado Ezio Comparoni di Bagnolo (RE) - 1E, 2E, 3A

Si parla e si scrive di amore da secoli Quel sonetto del ’200 ancora attuale

La scuola media Ezio Comparoni ha analizzato il grande tema partendo dai versi del poeta Jacopo da Lentini«Ci ha fatto capire le emozioni che si provano quando si è innamorati, è un dono per cuore e anima»

In classe, con la professoressa di Italiano abbiamo svolto un’attività inerente il sonetto di Jacopo da Lentini «Amor è un desio che ven da core».

Tra compagni ci siamo confrontati e divisi in due gruppi. Da una parte dell’aula si è messo chi pensava che l’amore si genera dalla vista della persona amata e poi si alimenta dal cuore. Mentre dall’altra chi pensava che l’amore si genera soltanto dalla conoscenza della persona amata.

Quest’attività mi è piaciuta tanto e mi ha fatto riflettere su alcuni argomenti. Mi ha fatto capire tante cose sull’amore che provo.

Per me l’amore è un sentimento per cui dobbiamo essere grati.

Per me l’amore è stupendo, un dono che non poteva essere più bello.

Per me l’amore nasce dagli occhi, alla vista di una persona, poi ovviamente quell’amore continua a svilupparsi nel cuore, come dice Jacopo da Lentini nel sonetto letto in classe.

Nasce quando incrociando lo sguardo senti subito una scintilla, una magia.

Come ci dice Jacopo da Lentini, è solo l’inizio di qualcosa di più profondo che continuerà a crescere nel cuore, si svilupperà pian piano con il tempo e la conoscenza reciproca.

Quando questa scintilla, nata dalla vista arriva a toccarti il cuore, puoi stare certo che amerai davvero questa persona.

La prima scintilla inizierà ad alimentarsi con i piccoli gesti, normali conversazioni, che, seppur possano sembrare semplici cose, non lo sono.

L’attività e la lettura del sonetto mi hanno fatto riflettere anche sul fatto che un testo del Duecento possa essere ancora attuale.

La maggior parte delle persone si potrebbe immedesimare in quello che scrive Jacopo da Lentini.

Le idee espresse sono proprio riflessioni che i ragazzi e le ragazze innamorate si fanno nella mente.

Con questa poesia Jacopo, mi ha fatto capire quanto, e soprattutto come, amo la persona che ‘invade’ ogni giorno i miei pensieri.

Secondo me dovremmo ringraziare il poeta per averci donato questo sonetto, a mio parere stupendo.

Mi sono impegnata molto e ho cercato di partecipare il più possibile in questa magnifica attività, quindi vorrei ringraziare anche la nostra docente di Italiano per averci regalato, ancora una volta, un nuovo insegnamento e una nuova possibilità di riflessione con questo laboratorio, incentrato su dibattito che ha coinvolto e appassionato tutti in classe.

Beatrice Belzoino II E 

«Un’ondata di terrore e dolore ha colpito la comunità di Bagnolo in Piano ieri, 14 febbraio, quando dieci civili sono stati brutalmente fucilati dalla Brigata Nera. L’evento, avvenuto all’ombra del torrazzo, ha lasciato un segno indelebile nel cuore degli abitanti, già provati dalle restrizioni e avvertimenti emessi dal capo della provincia, Enzo Savorgnan, riguardo al possesso di armi, al coprifuoco e alla diffusione di informazioni. La mattina del 14 febbraio, mentre il paese era ancora immerso nel sonno, uomini della Brigata Nera hanno prelevato con la forza dalle loro case i seguenti cittadini: Malaguti Primo, 67 anni; Gibertoni Oreste, 25 anni; Gibertoni Otello, 33 anni; Carboni Aristide, 41 anni; Formentini Carlo, 54 anni; Storchi Armando, 54 anni; Tondelli Imerio, 37 anni; Mattioli Emilio, 26 anni; Tedeschi Licinio, 54 anni; Lazzaretti Evres, 30 anni».

Il racconto dei testimoni dipinge un quadro agghiacciante de-gli eventi. Giancarlo Tedeschi, figlio tredicenne di Licinio Tedeschi, ricorda: «Verso le sette, alcuni brigatisti neri bussarono alla nostra porta dicendo di essere della Polizia. Chiesero a mio padre di seguirli alla Casa del Fascio. Lui intuì qualcosa di grave e tentò di fuggire, ma era troppo tardi». La comunità di Bagnolo ricorda ogni anno la perdita di questi dieci innocenti, nella speranza che una simile tragedia non si ripeta mai più.

Classe III A 

 

La scorsa settimana la nostra insegnante di Italiano ha fatto vedere in classe il film «Vado a scuola» di Pascal Plisson, che ho vissuto come un’esperienza speciale. Il film racconta le storie di quattro bambini che vivono in diverse parti del mondo: ogni giorno affrontano viaggi incredibili per andare a scuola, camminando per chilometri. La professoressa ci ha fatto vedere questo film per farci capire quanto siamo fortunati ad avere una scuola vicina, quanto per noi andare a scuola sia la normalità, dando tutto per scontato. L’istruzione deve essere un diritto di ogni bambino e bambina di questo mondo, perché andare a scuola non è solo imparare a leggere e scrivere, ma è importante per conoscere persone con idee diverse, dalle quali imparare qualcosa.

Per molti è l’opportunità per cambiare la loro vita e cercare di migliorare la propria condizione.

Samuele Rondini I E 

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