L’intelligenza artificiale Com’è cambiata negli anni
La classe 3C delle scuole Zappa delinea una breve storia dell’IA, partendo dal suo ideatore Turing «Un sistema in continua evoluzione che punta a migliorarsi e a imparare sempre dai propri errori»
L’intelligenza artificiale, conosciuta anche come IA, è il risultato di tante scoperte e invenzioni fatte nel corso del tempo. Si tratta di tecnologie che permettono alle macchine di svolgere compiti che normalmente richiederebbero l’intelligenza umana, come riconoscere immagini, comprendere il linguaggio e imparare dall’esperienza. Uno dei primi studiosi a parlarne fu Alan Turing, un matematico britannico. Nel 1950, Turing propose un esperimento chiamato ’Test di Turing’, per verificare se una macchina potesse essere considerata intelligente. Se una persona non riusciva a distinguerla da un essere umano durante una conversazione, allora poteva essere definita intelligente. Un momento importante nella storia dell’IA fu la Conferenza di Dartmouth nel 1956, negli Stati Uniti. Lì, lo scienziato John McCarthy usò per la prima volta il termine ’intelligenza artificiale’. Inoltre, venne presentato un programma chiamato ’Logic Theorist’, capace di risolvere problemi matematici. Nel 1958, McCarthy inventò il linguaggio di programmazione Lisp, usato per sviluppare i primi programmi di IA.
Nel 1959, un altro scienziato, Arthur Samuel, creò un programma per giocare a dama. Quest’ultimo migliorava le sue mosse giocando e imparando dagli errori, dimostrando che le macchine potevano apprendere dall’esperienza. Negli anni ’60, l’IA si basava su regole e logica. Negli anni ’70 nacquero i ’sistemi esperti’, cioè programmi che imitano il modo in cui gli esseri umani prendono decisioni in situazioni complesse. Nel 1986, Geoffrey Hinton riscoprì un metodo chiamato ’retropropagazione’, che migliorò le reti neurali, ispirate al funzionamento del cervello umano. Negli anni ’90, l’IA cominciò a usare metodi basati su statistica e probabilità, grazie anche all’accesso a grandi quantità di dati. Nel 1997, il computer Deep Blue della IBM sconfisse il campione mondiale di scacchi Garry Kasparov, dimostrando che le macchine potevano superare gli esseri umani in compiti complessi. Nel 2006, Geoffrey Hinton introdusse il concetto di ’Deep Learning’, un tipo di apprendimento basato su reti neurali avanzate.
Grazie a queste tecniche, oggi l’IA viene usata in molti campi: riconoscimento vocale, traduzione automatica, auto a guida autonoma e altro. Oggi l’intelligenza artificiale fa parte della nostra vita quotidiana, aiutandoci in tanti modi, dai motori di ricerca ai consigli sui film da guardare. Anche se è ancora in evoluzione, il suo obiettivo è migliorare sempre di più, rendendo la tecnologia più utile e intelligente.
Lorenzo Malizia ed Elena Salvaggio della classe 3C
L’intelligenza artificiale (AI) è sempre più presente nella nostra vita, influenzando il modo di studiare, comunicare e divertirsi. Strumenti come Chat Gpt aiutano a cercare informazioni, scrivere testi per la scuola, ma spesso vengono usati in modo scorretto, copiando senza rielaborare.
Anche i social come TikTok e Instagram sfruttano l’AI per suggerire video in base ai nostri interessi, rendendo l’esperienza più coinvolgente.
Permettono di stare in contatto con gli amici, ma possono anche creare dipendenza e ridurre la concentrazione.
Inoltre, esistono rischi come la condivisione involontaria di dati personali o l’influenza di modelli di bellezza irraggiungibili, che possono avere un impatto negativo sulla nostra autostima.
Vediamo immagini di corpi perfetti che possono farci sentire insicuri e portarci a confronti continui. Questo problema colpisce soprattutto le ragazze, che possono sviluppare insoddisfazione verso il proprio aspetto.
È importante usare l’AI con consapevolezza, sfruttandone i vantaggi senza sottovalutare i rischi. Dobbiamo imparare a proteggere la nostra privacy e a distinguere la realtà dalla finzione, evitando di lasciarci ingannare dai contenuti che vediamo online. L’AI è uno strumento utile, ma solo se usato con senso critico e responsabilità.
Francesca Franzoso (3C) Vignetta di Dinari Ouassim (3C)
Le app di AI più amate dai giovani spaziano tra creatività, produttività e intrattenimento. Ma quali sono le più usate? ChatGPT e Gemini sono ideali per rispondere a domande, creare testi e dare suggerimenti di studio. Replika, invece, è un chatbot che offre supporto emotivo e conversazioni personalizzate. Per generare immagini uniche e creative, Midjourney e DALL·E sono perfette. TikTok utilizza l’AI per suggerire video in base ai gusti personali, rendendo il feed sempre coinvolgente, mentre Snapchat offre filtri AI che trasformano il volto in modo divertente. Poi, Grammarly corregge i testi e suggerisce miglioramenti, utile per scuola e social. CapCut e Runway AI consentono editing video con pochi tocchi, infine Boomy e Soundraw creano brani musicali originali in pochi secondi. E tu, quale app AI usi di più? El Idrissi El Bouzidi Faisal (3C)