ll progetto de il Resto del Carlino per i lettori di domani

IC Giovanni Pascoli di Riolo Terme (RA) - 2A, 3A

«Le mie 127 giornate di Riolo, le bombe scandivano le ore»

Giovanni Fabbri, storico maestro del paese, intervistato dai ragazzi della scuola media «Quella volta che andai a raccogliere legna con mio nonno e ci lanciarono due granate»

Il nostro paese, Riolo Terme, è storicamente noto per le tristemente famose ‘127 giornate’ di bombardamenti alleati e ritorsioni tedesche, che, dal 5 dicembre 1944 all’11 aprile 1945, costarono la vita a 613 tra militari, civili e partigiani. In seguito all’occupazione tedesca, Riolo finì per trovarsi proprio sulla Linea Gotica, ultimo baluardo tedesco in un’Italia stremata che desiderava la libertà. Il dottor Giovanni Vita, grazie al suo diario, ha fatto arrivare fino a noi molte preziose testimonianze, pubblicate poi nel libro di Leonida Costa ‘Le 127 Giornate di Riolo’. Il medico raccontava quei lunghi giorni con tristezza e sconforto, ad eccezione di alcuni, quando riusciva a salvare vite umane e sembrava accendersi uno spiraglio di speranza. Fortunatamente c’è ancora qualche testimone in vita, così abbiamo deciso di intervistare Giovanni Fabbri, storico maestro del paese.

Quali sono i suoi ricordi dei primi anni della guerra? «Della guerra mi ricordo tutto. Nel 1939, Benito Mussolini è arrivato a Riolo, dove trovò alloggio alle Terme. Successivamente, partì per Casola Valsenio, per ossequiare la tomba di Alfredo Oriani. L’anno dopo scoppiò la guerra. Nel 1940 finì l’anno scolastico e arrivò un gruppo di artiglieria di montagna per l’addestramento».

Poi cosa accadde? «Il primo Paese contro cui combattemmo fu la Francia, una guerra breve, di qualche settimana, vinta dai tedeschi. Poi i nostri soldati partirono per conflitti che li portarono lontano, in diverse parti del mondo. Nel 1943, dopo che l’Italia capì di non poter sostenere la guerra, chiese l’armistizio. Dopo questo evento, sembrava che tutto fosse finito e invece, purtroppo, il “bello” doveva ancora venire: la Germania occupò il territorio italiano e anche Riolo».

I riolesi così impararono cosa volesse dire vivere sotto l’occupazione nemica. Come trascorse la sua vita durante quelle tragiche 127 giornate? «Noi vivevamo in cantina. Uscivamo solo rare volte. Non sapevamo cosa succedesse fuori, sentivamo solo i mitragliamenti e i bombardamenti che causavano moltissime vittime. Molte di queste, venivano temporaneamente collocate in quella che era la cucina del Comune. Un giorno la mamma mi disse che la legna era finita e perciò io e mio nonno andammo a raccoglierla. I soldati allora ci “avvertirono” lanciandoci due granate. Per fortuna era solo un avvertimento e perciò ci lasciarono finire. Quando la guerra finì, poco dopo, ero troppo felice e a Riolo in quei giorni si fece una festa immensa».

Il minimo che noi ragazzi possiamo fare è ricordare per non ripetere i dannosi errori compiuti, proprio come da sempre cerca di fare il Comune di Riolo Terme. Sotto le antiche Mura nel parco-museo dedicato alla memoria delle vittime del nazifascismo, sono esposte le sculture in bronzo dell’artista Giovanni Bertozzi, ispirate ai ‘bozzetti’ delle pagine del libro di Leonida Costa ‘Le 127 giornate di Riolo’. Per l’80°, il 7 dicembre 2024 è stata inaugurata la mostra itinerante ‘Le 127 giornate di Riolo’, realizzata dal Comune in collaborazione con l’Associazione Senio River e l’Unione Romagna Faentina, che resterà lungo corso Matteotti fino ad aprile. Diciotto pannelli bilingue (italiano e inglese), arricchiti da immagini d’epoca, mappe e foto, permetteranno di riflettere, parlare e ricordare il passaggio del fronte a Riolo Terme, fino alla liberazione da parte del Gruppo di combattimento ‘Friuli’ e della Brigata Ebraica.

Inoltre, all’interno delle celebrazioni dell’80° del Giorno della Memoria, il 25 gennaio scorso sono state poste sei pietre d’inciampo (3 davanti al municipio, 3 in corso Matteotti) in ricordo degli italiani di origine ebraica deportati da Riolo ad Auschwitz, dove trovarono la morte.

Matilde Catena, Rossella Di Gilio, Paolo Cortecchia, Simone La Fauci, Lorenzo Dalle Classe 2^ A Scuola media ‘Pascoli’ di Riolo Prof. Giulia Dardi 

 

La narrativa sull’intelligenza artificiale mi affascina così, dato che ultimamente se ne parla e se ne scrive molto, ho potuto approfondire le mie conoscenze e soddisfare tante curiosità. Il pensiero che una macchina possa avere l’abilità di compiere azioni come un essere umano, mi porta a formulare ipotesi su un futuro possibile e molto prossimo ai nostri tempi. L’intelligenza artificiale (più comunemente chiamata IA) è infatti una macchina o un sistema informatico capace di imitare competenze umane come il riconoscere, l’imparare, il pianificare e persino il pensare! Tuttavia anche l’IA ha dei limiti, infatti, a differenza dell’uomo può compiere solo una di quelle azioni alla volta. Ne esistono di diversi tipi: chat GPT, un sito che permette di avere riassunti, trasformare un testo in codice e di rispondere ad alcune domande, oppure p5.js, che converte un codice in immagini. Gli impieghi dell’intelligenza artificiale sono molteplici.

In ambito medico l’intelligenza artificiale potrà essere utile per la diagnosi più accurata delle malattie, infatti immettendo i dati del paziente, l’IA potrà stimare le sue condizioni di salute supportando il medico nel capire come curare il paziente. L’IA può servire inoltre per prevedere l’evoluzione di condizioni cliniche e persino per sviluppare nuovi farmaci. I medici saranno in grado di prendere decisioni più precise e tempestive. Inoltre l’IA potrà prevedere possibili focolai di malattie. L’intelligenza artificiale è utilizzata anche nel campo della domotica. Nelle smart homes, l’IA impara ed esegue i comandi vocali dati dall’utente e così è in grado di controllare le luci, la temperatura, le parti motorizzate come le tapparelle o la porta del garage. Tuttavia con l’automazione dei compiti precedentemente svolti da esseri umani, si prevede che molte professioni possano scomparire, generando disuguaglianze economiche e sociali. L’IA comunque potrebbe anche creare nuove opportunità di lavoro, richiedendo però competenze avanzate in campi come la programmazione e l’ingegneria. Un altro campo in cui è utilizzata l’intelligenza artificiale è la sicurezza dell’utente in rete e sui propri dispositivi. Tuttavia con i sistemi basati sull’IA potrebbe sorgere un problema riguardo alla protezione delle informazioni sensibili. A tal proposito è molto importante garantire che i sistemi di IA si sviluppino in modo trasparente e responsabile. I ricercatori e le istituzioni stanno lavorando per creare linee guida e normative che possano garantire l’uso etico dell’intelligenza artificiale. Va definita anche la responsabilità per eventuali errori o danni causati da decisioni che l’IA prende autonomamente.

Lorenzo Gubellini, classe 3^ A Scuola media ‘Pascoli’ di Riolo

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