La luce dopo la dipendenza Il difficile percorso di Alessio
Alla scuola media ’Gessi’ di San Pietro in Vincoli l’incontro con un ragazzo alcolista in comunità Troppo spesso siamo pronti a giudicare gli altri, quando stanno solo soffrendo
Noi ragazzi delle terze abbiamo incontrato gli educatori di una Comunità terapeutica del nostro territorio. Dopo aver saputo che si occupano di aiutare ragazzi e ragazze ad uscire da una dipendenza patologica (droga, alcol, gioco) abbiamo incontrato un loro ospite. Alessio è un ragazzo di 18 anni che da nove mesi ha intrapreso il percorso di guarigione che la Comunità propone. È venuto nella nostra classe a raccontare la sua storia: ho provato a indovinare che dipendenza stesse cercando di curare: sigarette, alcol, pornografia…? Appena inizia a raccontare si vede fin da subito il suo dolore negli occhi. Al suo posto mi sarei messa sicuramente a piangere. Continua: i suoi genitori erano fantastici e questa cosa mi sembra un po’ strana. Quindi ho pensato: saranno sicuramente morti, infatti si scopre che la sua infanzia è stata felice fino ai 6 anni quando un boccone gli andò di traverso e si stava per strozzare e da quel giorno smise di mangiare cibi solidi , suo padre l’aiutò e fu come uno psicologo per lui. Quando aveva 10 anni suo padre morì di trombosi e lui dovette assistere alla sua morte insieme a sua madre. Ricorda l’ambulanza e i passanti che non facevano niente.
Questa cosa mi ha fatto piangere, mi dispiaceva per lui ,era come se avessi assistito anch’io a quella scena. Inizia a dire che la morte di suo padre l’aveva distrutto e per quella aveva lasciato il calcio e che a scuola non riusciva più a stare attento. Sentiva dentro un vuoto indicibile. Poi arrivò il Covid e iniziò a giocare ai videogiochi e mi chiesi se sua madre avesse notato il cambiamento in lui e cosa suo figlio stesse passando. Poi disse che la sua mamma aveva iniziato a frequentarsi con un uomo e sentì la rabbia, la gelosia, il disprezzo… In quel momento mi ricordai le parole di Freud sul legame profondo che il figlio maschio instaura con la figura materna. La sua storia ha confermato un mio pensiero: quante persone hanno sofferto o soffrono come lui e noi gli diamo dei pazzi? Sicuramente troppe. Ha detto che iniziò a bere per colpa di un film horror. Nel film il protagonista, bevendo, dimenticava i suoi problemi. Continua a raccontare e noto che anche come lui, i personaggi dei miei libri, ha un motivo per il quale fare quella cosa. Come dimenticare, sopportare il dolore… Poi incontra una ragazza, si mettono insieme, almeno poteva dimenticare con lei, ma il caso vuole che la relazione si riveli tossica ed entrambi sono caduti nel baratro della dipendenza da alcol. Mamma mia, che sfortuna! La storia di Alessio è continuata fra mille crisi , tentativi andati male e ora, finalmente, ha intrapreso un percorso di uscita dalla sua dipendenza. Alessio ha detto che era consapevole che stava sbagliando e io ho pensato “ma allora perché non hai smesso?!” però mi sono resa conto che è difficile smettere quando si inizia perché le sostanze possono darti qualcosa che non trovi nell’esperienza quotidiana… Gli educatori ci hanno spiegato che occorre avere tanti interessi, che li dobbiamo coltivare, che possono aiutarci ad uscire dai momenti duri che la vita ci può riservare. Alessio sta facendo questo in comunità. Sta già meglio… E starà sempre meglio. Forza Alessio!
Dal ritorno a scuola a settembre gli studenti sono tornati a vivere con entusiasmo i giochi sportivi scolastici, tra cui pallavolo, dodgeball, pallamano e calcetto. Questi sport, oltre a essere divertenti, rappresentano un’occasione per crescere, stringere amicizie e imparare il valore del gioco di squadra, anche con persone con le quali si va meno d’accordo. Insegnano valori fondamentali come il rispetto delle regole, il sostegno reciproco e l’importanza di impegnarsi per un obiettivo comune. I giochi sportivi scolastici non sono solo una pausa dalle lezioni tra una schiacciata, una schivata e un gol, ma un’esperienza grazie alla quale i ragazzi imparano a crescere insieme, mettendo in pratica valori che li aiuteranno nel futuro. Uno degli insegnamenti più importanti dello sport è fra l’altro il ’fair play’. Questo concetto va oltre il semplice rispetto delle regole: significa trattare con rispetto compagni, avversari, arbitri e tifosi. Gli studenti imparano che vincere non è l’unico obiettivo: ciò che conta è partecipare con impegno e onestà, ma soprattutto divertirsi. Non tutti però sanno perdere, infatti si sono verificati casi in cui i ragazzi non hanno saputo accettare la sconfitta e hanno avuto reazioni molto eccessive. Nella nostra scuola due anni fa si è tenuto un torneo di pallavolo contro una scuola vicina. Gli avversari dopo la sconfitta hanno iniziato a distruggere gli spogliatoi, tirando pugni contro le porte. In seguito all’accaduto non si è più potuto accedere agli spogliatoi e i successivi tornei con le altre scuole sono stati annullati. Di recente abbiamo fatto un sondaggio tra le classi del nostro istituto e il 70% dei ragazzi e degli insegnanti preferirebbe tornare a giocare anche contro altre scuole.
Ci sono anche molti motivi per cui l’attività sportiva fa bene. Lo sport aiuta a migliorare la resistenza, la forza e la coordinazione. Riduce il rischio di problemi legati alla sedentarietà, come obesità o mal di schiena, e numerosi studi dimostrano che ha effetti positivi anche sulla mente. Molti ragazzi trovano nello sport una valvola di sfogo per lo stress. In un mondo sempre più digitale, rappresenta un’opportunità preziosa per staccarsi dagli schermi del cellulare e vivere esperienze reali. Anche per questo, i giochi sportivi scolastici sono uno strumento educativo che noi studenti amiamo e che occorre valorizzare.