«Bisogno di approvazione e altro Cosa c’è dietro al mondo social»
Gli studenti dell’Isc Nord di San Benedetto hanno intervistato Raniero Di Gregorio: «I circuiti dopaminergici del cervello portano a cercare ricompensa e gratificazione»
Oggi i social sono diventati parte integrante dell’esperienza adolescenziale. Per meglio comprendere i rischi che potremmo incontrare, giovedì 20 marzo abbiamo intervistato il dottor Raniero Di Gregorio, neuropsicologo dell’età evolutiva.
Perché gli adolescenti sono attratti dal mondo virtuale? «Ne sono attratti poiché i circuiti dopaminergici del cervello, in continuo sviluppo in questa età, li portano a cercare ricompensa e gratificazione. La dopamina è un neurotrasmettitore che si attiva quando sperimentiamo qualcosa di gradevole, ad esempio i ’like’. Il bisogno di approvazione e di appartenenza al gruppo rende i social un ambiente molto stimolante per ricevere gratificazione. I ragazzi, però, non si rendono conto dei pericoli: l’uso eccessivo del virtuale, infatti, può portare alla dipendenza, alterare le funzioni esecutive (come la capacità di prendere decisioni), interferire con lo sviluppo del ’cervello sociale’ che ci permette di interagire con gli altri (come per l’hikikomori). Inoltre, la luce blu degli schermi può persino causare insonnia e avere effetti negativi sul rendimento scolastico e sull’umore».
Quale impatto ha il sovrautilizzo dei dispositivi elettronici nello sviluppo cognitivo ed emozionale degli adolescenti? «Ha impatti significativi sui loro cervelli, in particolare sulle aree cerebrali legate all’attenzione, alla memoria e alle emozioni. L’uso prolungato dei dispositivi riduce l’attività della corteccia frontale, la parte del cervello che controlla il pensiero critico e la capacità di prendere decisioni, diminuendo la concentrazione e compromettendo la memoria a lungo termine».
Nelle scuole e nella società, si parla sempre più di cyberbullismo, anche in seguito a tragici eventi. Le cose stanno cambiando? «Le politiche educative e sociali hanno fatto passi avanti, ma la continua evoluzione dei social richiede aggiornamenti costanti nei metodi di prevenzione e supporto, poiché il cyberbullismo può sviluppare disturbi psicologici, come ansia e depressione, nelle vittime».
Gli strumenti tecnologici nascondono pericoli. Cosa possono fare gli adulti per proteggere gli adolescenti? «Gli adulti hanno un ruolo fondamentale: dare indicazioni, assumere comportamenti esemplari, favorire un sano sviluppo emotivo, insegnare a utilizzare equilibratamente i dispositivi, promuovere attività offline (sport, teatro, musica) e aiutare i ragazzi a capire come i social possano influenzare il loro cervello».
Gli anni delle medie sono caratterizzati da atteggiamenti provocatori e aggressivi come allagare il bagno della scuola, impiastrare di colla vinilica un compagno timido e indifeso, rubare biciclette, fare incursioni al centro di Milano dove si divertiva, insieme alla baby gang di Quarto Oggiaro, a spaventare i coetanei «per bene». Alle superiori, poi, iniziarono le rapine in banca che gli costarono il carcere.
Ma proprio qui, al carcere minorile «Beccaria», Daniel incontra don Claudio Burgio, il cappellano, responsabile della comunità Kayròs a cui è affidato. La fiducia che gli viene accordata lo aiuta pian piano a rinascere e a guardare la vita da una nuova prospettiva. Grazie all’aiuto di don Claudio si iscrive all’università, si laurea e oggi lavora come educatore nella stessa comunità che lo aveva accolto. La storia vera di Daniel Zaccaro, raccontata dallo scrittore Andrea Franzoso nel romanzo biografico «Ero un bullo», ci ha coinvolto molto grazie alla lettura che ne stiamo facendo in classe. Infatti, negli ultimi mesi, a scuola, stiamo trattando molto bene il tema del bullismo e siamo aiutati a riflettere sulle cause e su come comportarci in difesa di chi viene maltrattato e offeso. Grazie alla storia di rinascita, amicizia e amore per la vita di Daniel possiamo affermare, come egli stesso, che «nella vita non esiste un copione già scritto: fino all’ultimo puoi decidere di cambiare il finale».
L’incipit di un libro è importante, bastano poche righe per immergerci in un mondo, in questo caso quello di Daniel. Da bambino amava il calcio e a dieci anni giocava con i Pulcini dell’Inter ma il sogno di diventare calciatore neroazzurro si infranse presto, quando, durante una partita importante, sbagliò il goal a porta vuota. Il pubblico lo paralizzava e soprattutto temeva il giudizio del padre che contava molto sulla sua carriera calcistica per riscattarsi economicamente e socialmente. Infatti, il padre lo insulterà con parole durissime: «Tu non vali niente; fai schifo; sei un incapace…». Le parole sono importanti. Daniel si sentiva affossato, prova rabbia, rancore. Tante volte aveva sperato in parole di incoraggiamento da suo padre e invece riceveva solo giudizi che non facevano altro che affossarlo. Suo padre non si limitava a giudicare la disavventura calcistica del ragazzo, ma esprimeva un giudizio sul figlio in generale.
La pagina è stata realizzata dagli studenti del plesso ’Sacconi’ dell’Isc Nord di San Benedetto.
L’articolo di apertura è stato redatto dagli alunni Calcinaro Olivia, Cicchi Martina, De Angelis Leonardo, Fava Eleonora, Maccaferro Carlotta Ermanna, Mancini Marta e Scarpantoni Cristian Michael della classe 3D, seguiti dalle docenti Sgattoni Giorgia e Guercioni Stefania. Gli altri due dagli alunni della classe 2E coadiuvati dalla prof Moina Maroni.