ll progetto de il Resto del Carlino per i lettori di domani

Scuola Secondaria di I grado Galilei di Maranello (MO) - 3C

Femminicidi, rapine e illegalità Il lato oscuro della cronaca

Le storie di donne uccise devono diventare un momento di riflessione collettiva sulla società Già dall’adolescenza serve un’educazione per riconoscere i segnali di violenza fisica e psicologica

La cronaca nera è la parte dell’attività giornalistica che tratta di avvenimenti come rapine, omicidi, suicidi e reati gravi, in generale eventi legati alla criminalità e all’illegalità. Può essere divulgata in vari modi, per esempio podcast, programmi televisivi e articoli come questo. L’argomento principale della cronaca nera, che tutti conosciamo e cattura molto l’attenzione di noi adolescenti, sono gli omicidi. Gli omicidi sono un grande insieme che comprende altri sottoinsiemi, come i femminicidi.

I femminicidi sono gli ’omicidi delle donne’, infatti vedono come vittima una persona di sesso femminile. La parola femminicidio è un neologismo, composto dalla parola FEMMINA e la desinenza -CIDIO. Il termine venne usato per la prima volta nel 1977 nell’opera ’Le violentate’ di Maria Adele Teodori. Non tutti gli omicidi che vedono come vittima una donna sono femminicidi. Per esempio, se una donna viene uccisa durante una rapina, in quel caso non si tratta di femminicidio. Per femminicidio si intende una serie di violenze (fisiche e psichiche) che si ripetono nel tempo e sono molto logoranti, al punto tale da causare la morte di una donna.

Le persone che si macchiano di questi reati non sono solo individui di sesso maschile, ma anche altre persone che fanno parte del nucleo familiare della vittima, o conoscenti, ma la maggior parte delle volte avvengono per mezzo dei compagni o ex compagni delle vittime.

Non solo in Italia, ma anche nel resto del mondo, i femminicidi stanno diventando sempre più frequenti. Dall’inizio di quest’anno si sono verificati già 3 femminicidi e l’anno scorso, sempre in Italia, circa 100.

Pensiamo che le storie di femminicidi non solo possano, ma debbano rappresentare un’importante occasione di riflessione collettiva su tematiche che riguardano profondamente la nostra società.

Questi tragici eventi devono spingerci a riflettere sul modo in cui le relazioni interpersonali si costruiscono e si sviluppano, sulla necessità di promuovere una cultura del rispetto, della comprensione reciproca e del supporto continuo tra individui. La violenza, in ogni sua forma, si fonda spesso su dinamiche di potere e controllo che devono essere riconosciute e affrontate con urgenza.

È essenziale, infatti, che fin da giovani gli adolescenti vengano educati e sensibilizzati a riconoscere i segnali della violenza, fisica, psicologica o sociale, in modo da poterla fermare prima che raggiunga livelli devastanti.

Occorre, inoltre, creare uno spazio sicuro in cui i giovani possano aprirsi senza paura di essere giudicati, un ambiente dove le esperienze, anche le più difficili e dolorose, possano essere condivise e supportate.

La salute mentale, strettamente legata a questi temi, è una componente centrale per la crescita sana dei ragazzi e deve essere trattata con la stessa serietà e attenzione con cui trattiamo altre problematiche fisiche. Non è solo una questione di prevenzione, ma anche di costruzione di una cultura del dialogo, dell’ascolto e della consapevolezza.

In un periodo storico in cui l’attenzione sui diritti delle donne e sul benessere psicologico dei giovani è sempre più forte, è essenziale che queste storie di femminicidi non vengano mai dimenticate, ma che diventino occasione per alimentare un dialogo profondo e un impegno concreto nel promuovere cambiamenti reali.

Queste tragiche vicende devono servire da monito e da spinta per una società che non tolleri la violenza, ma che la combatta con tutti i mezzi a sua disposizione.

La responsabilità di educare, sensibilizzare e formare le nuove generazioni, affinché diventino cittadini consapevoli e impegnati nella difesa dei diritti umani, è il passo fondamentale per costruire una società più giusta, equa e rispettosa, dove il valore della vita e della dignità umana venga sempre tutelato.

 

GIULIA CECCHETTIN L’omicidio di Giulia Cecchettin, avvenuto I’11 novembre 2023 a Fossò per mano del suo ex fidanzato Filippo Turetta, ha scosso profondamente l’opinione pubblica, sollevando un forte dibattito sulla violenza di genere e sui femminicidi. Giulia, studentessa di 22 anni, è stata vittima di un crimine che ha messo in evidenza la crescente tragedia dei femminicidi in Italia. Il caso ha suscitato indignazione e manifestazioni in tutto il Paese, con richieste di maggiore impegno istituzionale nella lotta contro la violenza sulle donne.

La sorella di Giulia, Elena, ha scritto una toccante lettera al Corriere del Veneto, esprimendo dolore e rabbia per l’accaduto. Nella lettera, Elena denuncia la cultura patriarcale che alimenta la violenza e invita gli uomini a educare e correggere comportamenti sessisti.

 

LARIMAR ANNALORO Il 9 novembre una ragazzina di 15 anni, promessa della pallavolo, alta quasi un metro e ottanta di nome Larimar, si è impiccata con la corda di un’altalena. Qualcosa l’aveva molto turbata. «É successa una cosa molto grave», aveva detto lei stessa a sua madre salendo in macchina. Stava per svelare tutto alla madre ma sull’auto è salito il padre e la ragazza ha smesso di raccontare. Era successo qualcosa al liceo scientifico che lei frequentava.

Si è saputo solamente dopo: una lite con alcune compagne e con degli studenti tutti attorno a guardare, senza aiutare Larimar. Non era soltanto una questione di botte, insulti e tirate di capelli: c’era di più.

Lari avrebbe scoperto che nelle chat dei suoi compagni di classe e forse anche online, circolavano sue immagini intime.

Votazioni CHIUSE
Voti: 274

Pagina in concorso