ll progetto de il Resto del Carlino per i lettori di domani

Secondaria di I grado Giovanni XXIII di Castellarano (RE) - 3B, 3C, 3F

La piaga del cyberbullismo Episodi in crescita tra i giovani

La scuola media Giovanni XXIII analizza l’evoluzione delle violenze e le loro origini «Speriamo che le nostre parole possano convincere gli altri a non rimanere indifferenti»

Lavorando sul testo argomentativo, i ragazzi dell’istituto comprensivo di Castellarano si sono chiesti se il fenomeno del cyberbullismo sia realmente un grave problema o qualcosa che «è sempre esistito, è sempre stato così» e non vada drammatizzato.

Il termine cyberbullying è stato coniato nel 2004 dal ricercatore canadese Bill Belsey. Si basa sull’uso di informazioni e comunicazioni tecnologiche a sostegno di un comportamento ostile e ripetitivo di un individuo, o un gruppo, che intende danneggiare uno o più soggetti. Il cyberbullo ha il vantaggio di non avere un contatto diretto con la vittima e riesce a nascondersi dietro una falsa identità. Un cyberbullo può danneggiare coetanei, compagni di classe e conoscenti, solitamente attraverso immagini crudeli della vittima, ritoccate anche attraverso Photoshop.

Gli atti di bullismo in rete violano sia il codice civile relativo alla privacy sia quello penale. Per la legge italiana gli atti di bullismo e cyberbullismo, nei casi più gravi, possono essere puniti con il carcere.

Questo fenomeno con gli anni si è diffuso sempre di più tra ragazzi.

Infatti secondo i dati raccolti nell’ Atlante dell’infanzia a rischio (Tempi digitali, 2023 di Save the Children, dal 2018 al 2022) la percentuale di maschi vittime di bullismo è passata dal 9% al 17,2% per i ragazzi di 11 anni; dal 6% al 12,9% per quelli di 13; dal 9% al 9,2% per quelli di 15 anni. Per le femmine dall’11% al 21,1% per le ragazze di 11anni, al 18,4% per quelle di 13 e all’ 11,4% per quelle di 15. Le regioni con più bullismo in rete si concentrano al sud Italia, a causa di un accesso più precoce ai dispositivi elettronici e di una maggiore dispersione scolastica.

Secondo noi il cyberbullismo è un fenomeno grave, non va sottovalutato: alcune persone pensano sia «una cosa normale tra i ragazzi», che sia sempre esistito. Ma se porta alle conseguenze che conosciamo, ci sarà un motivo. Si dovrebbe imparare dal passato e dalle vicende altrui, ma non è facile. Molte volte il cyberbullo è una persona con problemi a casa, sul lavoro, di relazione, che in qualche modo invidia le altre persone e così cerca di rovinare la vita anche a loro. La vittima poi, per paura di dirlo a qualcuno, si tiene tutto per sé.

Sappiamo che non è semplice dire agli adulti, soprattutto ai genitori, che si è in difficoltà, che ti bullizzano, ma bisogna farlo: loro potranno aiutarci, ci saranno sempre per noi. Come ragazzi, riusciamo a immedesimarci sia nel cyberbullo che nella vittima perché abbiamo conosciuto situazioni simili, direttamente o indirettamente. Forse grazie alle nostre esperienze siamo riusciti a dire tutto questo e, magari, a convincere gli altri a non rimanere indifferenti e ad aiutare le vittime.

 

Gianni Gravina è un poliziotto scrittore, autore del libro «Un angelo in blu».

Gravina, perché ha sentito l’esigenza di scrivere un libro? «Perché ho conosciuto un bambino, Cristian, vittima di bullismo e mi ha insegnato che, se per qualcuno una cosa è di poco conto, per altri può essere una montagna insormontabile, perciò per me è importante parlarne per prevenire il bullismo».

È rimasto in contatto con la famiglia di Cristian? «Sì, ormai Cristian è grande, è cresciuto benissimo e con i genitori ci sentiamo spesso. Il motto della polizia è ‘Per la gente, tra la gente’ e io ho sentito il bisogno di esserci per quella famiglia. La cosa più bella è che quando ci sei per gli altri, sai che loro ci saranno per te. Perché aiutare è bello, qualsiasi tipo di aiuto sia, e il bene che fai prima o poi tornerà indietro».

Qual è il messaggio che vuole trasmettere? «Dare forza alle vittime di bullismo e far capire ai bulli che nonne vale la pena. Essere un punto di riferimento per chi ha bisogno, ma anche per chi, parlandone, si è reso conto di aver fatto qualcosa di brutto, chiedere scusa è molto importante».

Quando salva la vita o semplicemente aiuta delle persone, come si sente? «Sono orgoglioso quando gli altri mi pensano come un punto di riferimento. Così come quando qualcuno mi chiede aiuto, perché sento che si appoggia a me».

 

Il Life di Castellarano: dove le idee diventano progetti e il futuro prende forma. Il Life (Laboratorio Integrato Formazione Educazione) è un progetto che supporta l’accrescimento delle competenze, specialmente dei ragazzi.

Cassandra Bartolini, vicesindaca di Castellarano, racconta che la struttura offre laboratori scolastici, attività di riciclo creativo e post-scuola con aiuto compiti e progetti per i giovani. «Vogliamo creare un ambiente dove i ragazzi possano socializzare, soprattutto dopo il Covid» spiega Bartolini. Alcuni tra i futuri progetti riguardano la creazione di una ludoteca, la realizzazione di un laboratorio per bambini e l’attivazione di corsi di inglese, fotografia e teatro per adulti. «L’obiettivo – ha aggiunto la vicesindaca – è coinvolgere più ragazzi e far conoscere meglio il Life a tutta la comunità».

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