ll progetto de il Resto del Carlino per i lettori di domani

Scuola Primaria Kinder College di Bologna (BO) - 4°, 5°

Raggiungere la parità dei diritti La sfida delle nuove generazioni

Le classi IV e V del Kinder College tracciano il percorso di emancipazione delle donne italiane Una storia all’insegna della libertà di espressione e della lotta contro ogni forma di discriminazione

Il percorso di completa emancipazione delle donne italiane deve ancora del tutto completarsi. Gli ultimi passi verso la parità di genere saranno mossi dalle nuove generazioni.

Oggigiorno, le discriminazioni nei confronti del genere femminile sono inferiori rispetto al passato, ma, proprio per questo, forse, è più difficile riconoscerle ed é facile correre il rischio di conviverci senza accorgersene. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, il 2 Giugno 1946, si tenne il referendum per decidere se l’Italia avrebbe adottato come forma di governo la Repubblica o la Monarchia.

Vinse la Repubblica e, in qualche modo, vinsero le donne italiane, perché, da quel giorno, iniziarono a partecipare alla ’Cosa pubblica’. Ora, girando per le strade di Bologna, ci si imbatte sempre più spesso in cartelloni che sensibilizzano contro la violenza di genere. Quando si pensa alla discriminazione delle donne si pensa immediatamente a ogni discriminazione. La diversità non dovrebbe portare alla diversità di trattamento, anzi, la diversità stessa dovrebbe riportare all’uguaglianza dei diritti. La differenza tra generi esiste e deve essere riconosciuta. La voglia di conoscersi, infatti, nasce dalla diversità e dalle differenze. A pensarci, è un controsenso il fatto di non riconoscersi in una persona dell’altro sesso: siamo stati tutti generati da un maschio e una femmina. Senza le donne che li hanno partoriti, i maschi non esisterebbero.

Nel mondo del lavoro, ci sono ancora diversità di trattamento tra donne e uomini, soprattutto per quanto riguarda gli stipendi. Dare alla luce un bambino è un privilegio, non un peso, non un motivo per licenziare una donna. Questa forma di discriminazione porta le bambine di oggi a non sognare di avere figli quando saranno le donne del domani. Anche questo è «inverno demografico». È possibile che anche le donne siano maschiliste? Sì, senza accorgersene ovviamente. Anche le donne possono avere pregiudizi verso i maschi. Un esempio: non poter danzare, o poterlo fare a costo di pesanti prese in giro, è una limitazione alla propria creatività. Il ballerino Roberto Bolle è un esempio positivo per tutti. È un peccato che ci siano così pochi ragazzi ballerini. Ognuno ha il diritto di danzare se ama la danza, anche se è l’unico maschio in mezzo a tante femmine. Ognuno ha il diritto di vestirsi come vuole, nessuno, invece, di giudicare. Chi giudica non applica la propria libertà di parola, ma invade la libertà di espressione altrui.

Classi IV e V Kinder College: Alizé Sabine S, Amelia R R, Annaluce Z, Asia Sofia T C, Eden B, Ella B, Gabriele P, Giulia B, Gregorio M, Leonardo P, Leonardo L, Lina Z, Luna Z, Mia A, Nabila R, Nicol C, Orlando Fabrizio S, Paul Joseph L, Pietro K, Si Yu H, Victoria J, Vittoria P, Zoe S

 

Ecco una carrellata di dichiarazioni di noi giornalisti in erba a margine dell’articolo. «Lo dico da femmina: le femmine sono complicate». «Non ci dovrebbe essere alcuna legge a sostenere che le donne hanno pari diritti degli uomini: dovrebbe essere sottinteso». «Io sono fiera di me stessa: combatterò per i diritti delle donne, continuando sempre a socializzare con i maschi». «La prima scuola che ci insegna la parità di genere è la famiglia. Senza troppe spiegazioni, ma con gli esempi concreti». «Sono i genitori i primi a dover applicare la parità di trattamento verso i figli.

Anche i pregiudizi si possono ereditare». «Poi viene la scuola vera e propria: una pratica democratica della parità di genere è la meritocrazia».

 

La parte più complessa di un articolo è l’incipit. È una delle cose che abbiamo imparato ospitando Alice Pavarotti e Zoe Pederzini, due ex alunne del Kinder College ora giornaliste per ’il Resto del Carlino’. Per la prima volta, loro abituate a intervistare, sarebbero state intervistate: da noi.

Che mestiere avreste fatto se non foste diventate giornaliste? Zoe: «La detective o la criminologa». Alice: «Avrei lavorato nel mondo della politica».

Siete state intimidite da qualcuno mentre l’intervistavate? Zoe: «È capitato. Quando svolgo il mio lavoro, però, rappresento l’informazione: il mio è un ruolo che devo saper difendere e far rispettare».

Come vi sentite ad essere donne, nel mondo del lavoro? Zoe e Alice: «Ci sentiamo come normali persone che lavorano, così come dovrebbe essere, sempre. La strada per la parità di genere è ancora lunga, ma noi non ci siamo mai sentite discriminate in quanto donne».

I vostri genitori leggono i vostri articoli? Zoe: «Mia madre, ancora oggi dopo dieci anni, ritaglia e colleziona ogni mio articolo».

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