ll progetto de il Resto del Carlino per i lettori di domani

Scuola Secondaria di I grado B. Croce di Forlì (FC) - 3H

Viaggio tra sguardi e storie d’artista Volti e selfie, l’evoluzione del ritratto

Gli studenti della Benedetto Croce hanno visitato la mostra del museo San Domenico partendo dal mito di Narciso Il telefono è il nuovo strumento per immortalare sé stessi: «Immagini distanti dalla realtà e sintomo di esibizionismo»

Lunedì 10 marzo ci siamo recati al San Domenico per visitare la mostra ’Il Ritratto dell’Artista’, illustrata dalla guida Serena Togni. La visita è iniziata nella sala dell’ex Chiesa di San Giacomo. Qui la guida ci ha invitato a sederci e ad osservare due affreschi pompeiani, che raffiguravano scene del mito di Narciso: l’incontro con la ninfa Eco e Narciso che si specchia nell’acqua. Questo mito, scritto da Ovidio nel I secolo d.C., è stato il tema centrale della mostra. È una metafora dell’autoritratto, dove l’artista si sdoppia nel ruolo di soggetto e creatore, esplorando la propria immagine.

La visita è proseguita con una serie di opere che illustravano l’evoluzione dell’autoritratto nel corso della storia dell’arte. Abbiamo avuto modo di osservare delle maschere utilizzate dagli attori nei grandi teatri greci e specchi provenienti dall’epoca degli etruschi.

Quando possiamo iniziare parlare di autoritratto? Probabilmente il primo è il riflesso di Narciso nello stagno ed è proprio da questo mito che inizia la mostra per poi passare ai giorni nostri in cui lo smartphone si creano nuovi ’autoritratti moderni’: i selfie. Abbiamo osservato tanti quadri anche dell’epoca del neoclassicismo ispirati dal mito di Narciso che ha rappresentato per molti autori la perfezione e la bellezza, caratteristiche principali dell’arte greca e quindi soggetto ideale per i neoclassici. Ci siamo soffermati a guardare la statua di Ernest Eugene Hiolle (1868) che rappresenta Narciso intento a specchiarsi.

La guida poi ci ha mostrato uno specchio in bronzo, materiale usato nell’antichità per riflettere l’immagine. Il tema dello specchio diventerà centrale a partire dal medioevo, quando verrà inventato il vetro riflettente. Salendo al secondo piano Togni si è soffermata su due tipi di autoritratto: quello ambientato in cui oltre il soggetto anche la scena è protagonista; e quello tipologico. Nel quindicesimo secolo l’artista rappresentava sé stesso dentro al quadro, con lo sguardo rivolto all’osservatore, ma in realtà guardava sé stesso, in quanto mentre dipingeva era davanti a uno specchio. Gli artisti sentono sempre di più la necessità di autorappresentarsi nelle loro opere per essere quasi dei testimoni dei fatti che hanno rappresentato. Questo è il caso di Giovanni Bellini nel quadro ’La presentazione di Gesù al tempio’ dove il pittore si dipinge a destra del quadro con un vestito rosso e sembra guardarci ma in realtà si stava specchiando. Nel ‘500 inizia a svilupparsi l’autoritratto autonomo in cui la raffigurazione del pittore è protagonista unica del dipinto e parallelamente si sviluppa il genere letterario autobiografico.

Un’altra opera che abbiamo visto è una delle ’Pietà’ di Michelangelo: si pensa che l’artista si sia rappresentato all’interno del gruppo statuario, nel ruolo dell’uomo con il cappuccio, alle spalle di Maria e che la stia aiutando a sorreggere il corpo di Gesù. In questa opera c’è anche un’altra figura femminile che aiuta a sostenere il corpo: Maria Maddalena. L’espressione di questa ragazza sembra felice e quindi in contrapposizione con la tristezza di quel momento. Questo perché Michelangelo non era soddisfatto di come stava venendo l’opera e voleva distruggerla ma venne venduta ad un architetto, Pietro Bandini che la completò inserendo Maria Maddalena che risulta anche sproporzionata rispetto al resto delle figure.

Come è cambiato l’autoritratto negli anni? Con l’invenzione della macchina fotografica nel 1839 e con il Futurismo vediamo come grazie alla fotografia gli artisti immortalavano volti e espressioni di persone o anche di loro stessi. Fino ai giorni nostri in cui lo smartphone è il mezzo per fare i nuovi ’autoritratti’ ma comunque sintomo di esibizionismo. Abbiamo terminato davanti all’opera icona del museo: l’Ebe di Canova. È stato un viaggio interessante, ma anche pieno di riflessioni sia dal punto di vista artistico sia introspettivo.

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