Dentro le pagine di un libro «Io vivo ciò che racconto»
Intervista degli studenti allo scrittore Luca Saltini «Durante la scrittura mi lascio guidare dalle emozioni e dalle immagini del momento»
La 2ªB della Scuola secondaria “Raffaello Sanzio” di Porto Potenza Picena ha fatto un’intervista tramite videochiamata allo scrittore Luca Saltini, nato a Milano ma residente a Lugano, dove lavora come responsabile dell’attività culturale nella Biblioteca Cantonale.
Laureato in Filosofia all’università di Milano, dopo il PhD in Lettere conseguito all’Università di Ginevra, ha svolto attività di ricerca in alcuni atenei svizzeri. Ha pubblicato come autore diversi libri di narrativa anche per ragazzi per alcune importanti case editrici come Giunti, Piemme, Neri Pozza.
Saltini, che cosa è la scrittura per lei? «Nella narrativa, la scrittura è la storia. È la scrittura che crea il mondo del romanzo, dà il ritmo, l’immaginario, il punto di vista. La scrittura è l’elemento che dà all’autore il modo di guardare la vicenda di cui parla, che gli consente di stare davanti alle situazioni che racconta e di entrare dentro se stesso per pescare significati e visioni che altrimenti non riuscirebbe a cavare fuori. Tutto questo accende un processo per cui l’autore in qualche modo partecipa alle vicende che racconta, le vive su se stesso e ne fa esperienza.
Se la scrittura è abbastanza forte, quell’emozione resta nella pagina e passa poi al lettore, il quale, a sua volta, fa esperienza di vita».
Che tipo di scrittore è? «Ci sono due tipi di scrittore. Lo scrittore di testa è quello che scrive tutto il libro pianificandolo: cioè si mette a studiare una storia che gli interessa, fa uno schema…
. Lo scrittore di pancia parte dalla forma della scrittura e si fa guidare dall’emozione e dalle immagini che gli nascono spontaneamente mentre lavora, senza sapere dove andrà a finire. Io sono uno scrittore di pancia».
Come si capisce se un libro è ben scritto? «Dalla scrittura. Se è banale, il libro è banale, anche se racconta una storia potenzialmente interessante. Se invece la scrittura è buona, ogni storia, anche se inventata, risulterà vera. Questo perché, come dicevo prima, la scrittura, descrivendo situazioni, facendo vedere al lettore i personaggi agire, conduce dentro situazioni che il lettore può vivere attraverso la sua immaginazione e l’immaginazione possiede davvero il potere di cambiarci».
Quando ha deciso che sarebbe diventato uno scrittore? «È un’aspirazione che ho sempre avuto, anche se ho rimandato molto l’appuntamento con questo lavoro. Per conto mio, ho comincia-to a provare a scrivere delle cose, poi un giorno ho letto una famosa conferenza di Flannery O’Connor sullo scrivere e, grazie a quelle parole, ho potuto dare un ordine a delle intuizioni maturate in me e ho capito quali sono i principi fondamentali per far funzionare un testo di narrativa. Ho provato a scrivere un romanzo seguendo le indicazioni di Flannery O’Connor ed è nato il primo libro che ho pubblicato».
Spesso, per scegliere quali libri leggere, noi ragazzi ci affidiamo a qualche influencer. Che cosa pensa a riguardo? «Non sono esperto del tema, però molte volte un influencer fa questo lavoro (il booktoker, ndr) per le case editrici. Le sue recensioni però non sono sempre frutto di un’opinione personale».
Qual è il modo migliore per scegliere un libro da leggere? «Per me è sempre andare in libreria, guardare direttamente i libri, prenderli tra le mani e magari leggerne le prime righe, da cui già si capisce se la scrittura è interessante. Oppure andate in biblioteca, meglio una con gli scaffali aperti e direttamente accessibili».
Esistono libri scritti tramite l’Intelligenza Artificiale? «Sì, alcuni editori in America dicono di aver pubblicato romanzi scritti con l’intelligenza artificiale: sono testi “stereotipati” e non d’autore che hanno un plot ripetitivo o fisso».
Secondo lei, con l’Intelligenza Artificiale che fine farà la letteratura? «La letteratura si salverà sempre perché, essendo una forma d’arte, non potrà mai essere sostituita dall’intelligenza artificiale. L’intelligenza artificiale infatti non sa creare cose nuove, ma solo replicare l’esistente. Credo però che con l’intelligenza artificiale la letteratura sarà relegata in un ambito ristretto della produzione editoriale. Quindi noi dobbiamo cercare di imparare a leggere sempre con più senso critico, proprio per andare a cercare un prodotto d’autore, il solo che ci possa dare quell’esperienza ricca e vera che descrivevamo all’inizio».
Le opinioni degli studenti all’intervista.
Alice (nipote di Luca Saltini): «Sono stata molto felice di “incontrarlo“ anche solo in videoconferenza, perché non lo vedevo di persona da quasi un anno. È stato un po’ difficile parlare a uno schermo, online e a distanza, e sarebbe stato molto più bello e più facile farlo di persona in presenza. Questo è un aspetto da considerare in occasioni del genere».
Anna: «Trovo che questa esperienza sia stata molto utile per chi come me ama leggere e scrivere racconti, e spera che un giorno verranno pubblicati».
Giorgia: «Luca Saltini è stato molto preciso riguardo al lavoro di uno scrittore, inoltre mi è piaciuto come ci ha spiegato il suo modo di scrivere».
Elena: «A me è piaciuto molto fare un’intervista ad uno scrittore.
Mi piace molto l’idea di immaginare e scrivere un racconto. È anche una bella sensazione quando qualcuno legge un tuo libro e lo trova bello».
Daniel: «Saltini è una persona molto simpatica.
Emma: «Incontrare uno scrittore di romanzi mi è piaciuto molto, ma soprattutto mi ha interessato.
Anche perché io amo leggere e scrivere, quindi mi è stato utile e mi ha dato molte idee»
I ragazzi della redazione giornalistica Andrea Fabbracci, Emma Giorgetti, Giorgia Napoleone, Eya Rezine con Alice Mariani, Elena Di Silvestro, Daniel Santandrea, Anna Sciaratta e tutti gli altri alunni della II B della Scuola Raffaello Sanzio