Dal castello all’oasi naturalistica Vi sveliamo i tesori del paese
Reportage dei ragazzi di 1A della scuola Cavallari di Portomaggiore: «Il nome deriva da Portus Major In epoca medievale c’era un castello oggi scomparso. Forse era in piazza della Repubblica»
Un salto nella storia e nelle ricchezze naturali del paese con i ragazzi di 1A dell’istituto comprensivo Bernagozzi, scuola secondaria di primo grado Cavallari. I giovani cronisti sono seguiti dalla docente Daniela Morgagni. Andiamo a leggere.
Portomaggiore, comune del ferrarese, custodisce una storia antica e affascinante che merita di essere scoperta. Sebbene oggi sia un tranquillo centro circondato da verdi campi coltivati, il suo passato racconta di un luogo strategico e vivace, punto di riferimento per i commerci grazie alla presenza del fiume Sandalo. Il nome stesso del paese, derivante dal latino ’Portus Major’, testimonia la sua importanza come porto fluviale legato alla rete di scambi che attraversava la valle del Po. Il primo documento scritto che menziona Portomaggiore risale al 955: si tratta di una carta di enfiteusi redatta da Regimbaldo di Santa Maria in Palazzolo.
In questo testo si descrivono le terre comprese nella Pieve di Santa Maria in Porto, e sebbene non sia ancora presente l’aggettivo “maggiore”, gli storici concordano nel riconoscere l’identità del luogo. Il toponimo attuale compare ufficialmente nel 1249. In epoca medievale, Portomaggiore era dotata di un castello, oggi scomparso, che si pensa sorgesse nell’attuale piazza della Repubblica. Di quel passato rimane però un’eredità importante: l’Antica Fiera di Portomaggiore. Nata come evento commerciale, questa fiera rappresentava un’occasione in cui contadini, arti-giani e mercanti si riunivano per vendere i propri prodotti e stringere affari. Con il tempo, ha assunto anche una dimensione popolare, arricchendosi di spettacoli, concerti e attrazioni che ancora oggi richiamano visitatori da ogni parte. Nel 2024, la comunità ha celebrato con orgoglio i 600 anni della fiera, risalendo con la memoria al 1424, quando Parisina Malatesta, moglie di Nicolò III d’Este, consigliò ai suoi fattori di non recarsi alla fiera per evitare il rischio di contagio della peste che imperversava nel ferrarese. Ricostruire mentalmente il volto di Portomaggiore nei secoli passati non è facile, anche perché il paese ha subito gravi danni durante la Seconda guerra mondiale. Tra il 13 e il 17 aprile 1945, violenti bombardamenti ne segnarono il centro, portando a una ricostruzione che ha dato al paese il suo aspetto attuale. Tuttavia, nei dintorni si trovano ancora preziose testimonianze storiche, come la Delizia del Verginese, al cui interno sono custoditi reperti della necropoli romana dei Fadieni. Portomaggiore non è solo storia, ma anche natura incontaminata. Chi desidera immergersi in paesaggi suggestivi può visitare l’Oasi di Porto Trava o le Anse Vallive di Porto – Bacino di Bando, zone umide di straordinario valore ambientale, dove convivono numerose specie animali e vegetali protette.
I ragazzi hanno anche creato dei grafici sulla realtà demografica e scolastica di Portomaggiore nel 2024.
Il confronto tra il numero degli iscritti alla scuola secondaria di primo grado e la popolazione residente nella fascia d’età corrispondente rivela alcune discrepanze. I dati dovrebbero essere allineati, ma si osservano differenze che meritano attenzione. Una possibile spiegazione è legata alla mobilità scolastica: alcuni studenti stranieri potrebbero provenire da comuni limitrofi, mentre alunni residenti a Portomaggiore italiani frequentare scuole in altri paesi. Va considerato che nella categoria “stranieri” rientrano spesso ragazzi nati o cresciuti in Italia, che hanno frequentato l’intero percorso scolastico nel comune ma non hanno ancora ottenuto la cittadinanza.
Le etichette statistiche non sempre restituiscono la realtà sociale ed educativa di Portomaggiore.
Lo sport non è solo attività fisica o competizione: è una vera e propria scuola di vita.
Fin da piccoli, praticare uno sport significa mettersi alla prova, imparare a conoscere i propri limiti e superarli con impegno e determinazione. Lo sport insegna il valore della costanza, del sacrificio e della disciplina. Non si tratta solo di vincere, ma di crescere come persone, di migliorarsi ogni giorno, di sviluppare il rispetto per sé e per gli altri.
Uno degli insegnamenti fondamentali dello sport è il rispetto delle regole. Ogni disciplina, dal calcio al nuoto, dall’atletica alla pallavolo, si basa su un insieme di regole che tutti devono rispettare.
Questo principio riflette ciò che avviene nella società: vivere insieme richiede ordine, rispetto reciproco e giustizia.
In campo, come nella vita, le regole non sono un limite, ma una guida per una convivenza sana e corretta.
Lo sport è anche educazione all’emotività: ci insegna a vincere senza arroganza e a perdere con dignità. Accettare una sconfitta è difficile, ma è proprio in quei momenti che si cresce davvero. La sconfitta, infatti, non è un fallimento, ma una tappa del percorso, un’occasione per imparare.
Allo stesso modo, la vittoria ha senso solo se conquistata con lealtà e rispetto verso l’avversario. Lo sport insegna a lottare, a credere in sé stessi e negli altri, a collaborare e a formare persone consapevoli, solidali e rispettose.