L’Erasmus+ è un’esperienza che arricchisce i ragazzi
La scuola ha aderito al progetto grazie ai fondi ottenuti dall’Ue Intervista a due studenti che sono stati in Spagna e Portogallo: «Ecco le differenze con l’Italia»
Quest’anno la nostra scuola ha aderito al progetto Erasmus+ grazie ai fondi che ha ottenuto dall’Unione Europea. L’Erasmus+ è uno scambio interculturale tra scuole europee, per avvicinare popoli e nazioni. Abbiamo intervistato i nostri compagni che sono stati in una scuola portoghese e una spagnola per una settimana. Tutti concordano sul fatto che sia stata un’esperienza fantastica, sia a Porto che a Siviglia e che sia servita per rafforzare, oltre che il legame tra paesi europei, anche le proprie competenze linguistiche.
Com’era la tua giornata tipo? «La mattina, andavamo a scuola con i compagni portoghesi per seguire le lezioni e svolgere le attività. Nel pomeriggio tornavamo a casa della famiglia ospitante per consolidare i rapporti» dice J, che è stato a Porto.
«In Spagna, la mattina, c’era un ritrovo a scuola per fare insieme delle attività, seguire lezioni con i professori spagnoli oppure visitare delle città vicine, per poi la sera mangiare insieme alla famiglia dell’alunno che mi ospitava» aggiunge L.
Quali diversità hai notato tra la scuola straniera e quella italiana? J: «A Porto le classi cambiano in base alle materie e la scuola dispone di una mensa e di una cancelleria».
L: «In Spagna, la scuola è la stessa dagli 11 ai 18 anni, enorme. Inoltre, al posto della classica campanella suonano delle canzoni diverse ogni ora».
Perché sei voluto/a andare e cosa ti è piaciuto di più? J:«Sono partita per provare un’esperienza senza genitori, per conoscere nuove persone e migliorare il mio inglese. Di questa esperienza mi è piaciuto molto il legame che si è costruito sia con i compagni portoghesi che con quelli italiani, così come tutte le attività». Anche G. e L. sono partiti per provare una cosa nuova e unica. «Si è creato un legame tra noi e i coetanei spagnoli».
Quali cibi avete provato? J: «In Portogallo ho mangiato molto riso, dolci e la francesinha, un piatto composto da pane tostato, carne e prosciutto cotto».
G. e L.: «Noi abbiamo mangiato cibi tipici spagnoli come lo jamon (prosciutto crudo tipico, ndr), il gazpacho, la sobrasada e la paella». L’esperienza di questi ragazzi non si è conclusa viaggiando: hanno trascorso una settimana all’estero, si sono impegnati per ricevere a loro volta i loro partner a Verucchio. Gli alunni spagnoli sono venuti in visita a marzo scorso, mentre i portoghesi arriveranno a breve. Durante questi giorni la nostra scuola organizza diverse attività di accoglienza e di scambio. Tutti hanno condiviso la bellezza di questa iniziativa e hanno deciso di riproporla nei prossimi anni, anche in differenti paesi.
Che cosa significa «abitare il futuro»? Nella vita reale non si può mica abitare il futuro ma, se usiamo la fantasia e facciamo scelte giuste e consapevoli, potremo avere il controllo della nostra vita e costruire un futuro all’altezza dei nostri sogni e delle nostre aspettative. Noi alunni della II A di Verucchio abbiamo acquisito questa consapevolezza grazie al progetto ‘Abitare il futuro’.
Come prima cosa abbiamo pescato dei bigliettini, ciascuno contenente una frase celebre detta da una persona famosa, come «La vecchiaia comincia nel momento in cui il tuo attaccamento al passato supera la tua eccitazione per il futuro» di Alan Parisse. Poi abbiamo scritto il nostro più grande sogno e lo abbiamo inserito in una busta per lettere, una sorta di «capsula del tempo».
Ascoltando le interviste di nostri coetanei, ma provenienti da diverse parti del mondo, abbiamo avuto la consapevolezza che i sogni di ognuno di noi sono fortemente legati al posto in cui si vive.
Abbiamo avuto modo di conoscere le biografie di personaggi che hanno ottenuto un grande successo nel loro campo grazie all’impegno e alla caparbietà, come Bebe Vio, Lionel Messi e J.K. Rowling.
Abbiamo ragionato insieme sul modo di vivere il nostro paese e divisi in gruppi abbiamo scritto una lettera alla nostra sindaca dicendole cosa ci piaceva del nostro paese e cosa no, cosa volevamo migliorare e cosa avremmo voluto che si aggiungesse, perché il futuro dipende da noi e parte dal nostro presente.
In un’era in cui la tecnologia sta entrando sempre di più nelle nostre vite, si tende a pensare che i giovani possano perdere ‘skill’ (caratteristiche, ndr) come agilità, pensiero critico, problem solving e creatività perché passano la maggior parte del loro tempo davanti a uno schermo ma non è così. Giocare ai videogiochi non fa perdere delle abilità, bensì, le fa guadagnare. È stato scoperto che molti videogiochi sviluppano il collegamento fra le diverse aree del cervello dedicate al problem solving. Inoltre, i giochi di ruolo permettono di interpretare un personaggio interagendo anche col mondo esterno, permettendo così di vedere le conseguenze delle nostre azioni. I videogiochi sono fondamentali per l’empatia. Inoltre ti allenano a pensare fuori dagli schemi allenando il cervello. Tantissimi videogiochi hanno delle modalità multigiocatore: questo porta ad avere migliori capacità sociali e migliorare relazioni.