Le foto, una macchina del tempo Tornare sui banchi con i nonni
Gli alunni di 2° e 3° elementare del Kinder College hanno raccolto diverse testimonianze Dalle recite scolastiche ai comportamenti delle maestre, sono stati portati alla luce molti aneddoti
«Durante il Carnevale del 1949 venne alla mia scuola un fotografo. La maestra aveva messo in scena una favola con una volpe e tre pulcini. Il costume della volpe era stato realizzato con la carta delle uova di Pasqua. Nella fotografia io sono il primo pulcino a sinistra. I miei pantaloni mostrano due belle toppe alle ginocchia. La foto fu pubblicata dal quotidiano che, nel dopoguerra, si chiamava Giornale dell’Emilia e poi riprese il suo nome originario il Resto del Carlino.
Questa testimonianza di Gian Paolo Roffi ci ha convinti a ricostruire il mondo dei nostri nonni a scuola, intervistandoli.
Esiste ancora la vostra scuola? Possiamo visitarla assieme? (Sarebbe bello poter tornare con voi a Mezzolara, Portonovo, Cantalupo, fino al centro storico di Genova e, addirittura, in Cina) «La mia vecchia scuola è ancora identica, io e tuo nonno eravamo compagni». «Non esiste più». «È diventata un parco». «Non possiamo visitarla: è diventata un porcile».
«La prossima volta che verrai a trovarci chiederemo il permesso di visitarla. Mano nella mano ripercorreremo i lunghi, ampi e luminosi corridoi e le vecchie aule». «La mia scuola c’è ancora: è quella che frequenti tu, il Kinder College».
Come e con chi ci andavate? «A piedi assieme agli altri bambini del quartiere Cirenaica. Lungo il tragitto passavamo sulle macerie di una casa che era stata bombardata». «Andavo a piedi, in fondo al viale si vedeva il grande e maestoso edificio della scuola con una fila di altissime palme davanti». «Mi ricordo che una volta, mentre andavo a scuola, venne un forte temporale e mi bagnai completamente. Restai fradicio in classe per tutto il giorno». «Andavo con il pulmino scolastico, era un’avventura».
«Andavo a piedi: i miei genitori non avevano nemmeno l’automobile«. «Attraversavo il Rio Voglio su un ponticello». «Percorrevo quasi due chilometri e attraversavo un fiume prima di arrivare in paese. Lanciavo la cartella oltre la riva, una volta cadde in acqua».
«Andavo a piedi, non c’era nemmeno la strada per le biciclette».
Che ricordi avete dei maestri? «Il nostro maestro ci metteva in ginocchio per punirci». «Trattava male i bambini che venivano dalla campagna». «Sgridava i bambini poveri». «Da grande, ogni tanto sono andato a far visita al mio vecchio maestro nella sua nuova scuola. Conservava ancora qualche mio tema e lo aveva fatto leggere ai suoi allievi». «La mia maestra era gentile e paziente». «Era una vecchia acida e rancorosa».
Noi conosciamo i maestri del presente, ma ci siamo interrogati su quelli del passato. Le risposte dei nostri nonni ci hanno aiutato a capirne meglio: «Venivo allontanata dall’aula per evitare che rispondessi alle domande al posto dei miei compagni», dice una. «Vivevo nel costante timore di essere punita a causa della mia vivacità». «Mi ricordo ancora di una bacchettata che presi», concludono. Poi, abbiamo indagato su come era formata la classe: «Eravamo tutti maschi», afferma un nonno. «La mia classe era solo femminile», dice un’altra. «In classe eravamo 40». «Una mia vecchia compagna è rimasta una mia amica carissima, le altre le ho ritrovate su Facebook». «Li incontro tutte le volte che torno nella mia vecchia città, Modena». «Ci vediamo una volta all’anno, prima di Natale e ogni volta facciamo una rimpatriata a cena». Le foto di classe esistevano già: «Mi ricordo di tutti, uno per uno», «purtroppo le mie si sono perse nei traslochi» o «gli scatti si facevano in cortile e le altre classi lanciavano ai compagni l’acqua in testa dai piani superiori». Che cosa volevano diventare i nostri nonni? Ballerina, militare o meccanico.
Ancora, cavallerizza, infermiera, la maestra o la sarta, così come l’atleta o lo psicologo. Alcuni hanno realizzato i loro sogni.
Abbiamo chiesto ai nonni se avessero qualche aneddoto da raccontarci. C’è chi ha raccontato di aver tenuto in braccio un Koala in Australia all’età di otto anni; una nonna ha ripercorso la sua prima gita al lago Maggiore, ricordandosi anche il suo outfit.
Un’altra si ricorda dell’abito a quadretti bianchi e rossi, come quello di Brigitte Bardot. In una scuola i bagni non c’erano, quindi a turno si andava in cortile a fare la pipì. Altri si svegliavano all’alba per fare i compiti, mentre un altro intervistato ci dice che aveva paura degli aeroplani e quando li sentiva scappava di casa. Una bisnonna per non fare arrivare tardi uno dei nostri nonni, spostava in avanti le lancette dell’orologio. Per cresimarsi, un nonno dal suo paese è andato a Imola su un calesse guidato dalla sua mamma. Tra gli altri aneddoti: «Mi piaceva fare il capoclasse per girare la scuola». «Ricordo l’eclissi del ‘59, noi tutti in cortile a guardare il sole sparire attraverso un vetro affumicato».
2° e 3° elementare Kinder College: Ameena Z, Andi Z, Anita Luna M, Anita SdB, Ascanio G, Dylan Ronnie PM, Ettore M, Giacomo P, Greta B, Guglielmo P, Jacopo G, Kai P, Leonardo C, Lorenzo C, Lorenzo F, Mathis Frank S, Michelangelo M, Miral M, Natalie Y, Pietro S, Rebecca S, Si Han H, Sola Costanza M, Stefano T, Valentina R, Vincent S, Vittorio B, YiBo Q, Zoe BB.