ll progetto de il Resto del Carlino per i lettori di domani

Scuola Secondaria di I grado Raimondo Montecuccoli di Pavullo (MO) - 3H

«Violenza fisica o psicologica, così aiutiamo le donne vittime»

Gli studenti delle medie Montecuccoli hanno intervistato l’avvocato Sonia Bartolini «Con l’associazione ’Donne e Giustizia’ forniamo consulenze per uscire da situazioni critiche»

Abbiamo intervistato l’avvocato Sonia Bartolini del Foro di Modena, libero professionista nonché volontaria dell’associazione ’Donne e Giustizia’, a cui abbiamo fatto domande riguardanti la violenza di genere.

Dove è nata l’associazione e quando? «L’associazione è nata a Modena, nel 1982, poi si è allargata anche alla provincia».

Perché ha deciso di entrare a far parte di questa associazione? «Il desiderio di occuparmi di queste tematiche è nato fin dall’università, dove i miei studi si sono concentrati sul diritto di famiglia».

Perché gli uomini maltrattano le donne? «Possiamo dire in generale che in alcuni esistono delle patologie vere e proprie per le quali l’uomo, spesso identificato nel quadro del narcisista manipolatore ossessivo o maligno, si autoconvince che solo lui può decidere tutto e che deve avere il controllo e la supremazia sulla donna».

Come supportate le donne che hanno subito violenza e come le aiutate a uscire da quella situazione? «L’associazione mette a disposizione degli sportelli di consulenza gratuita, ce ne sono diversi in Provincia di Modena e indica alle donne i percorsi da scegliere per uscire dalle situazioni critiche. A Pavullo lo sportello è attivo presso la sede della Croce Rossa».

Cosa fate per la sensibilizzazione pubblica? «L’associazione organizza giornate di riflessione e formazione, incontri nelle scuole e con aziende, per discutere della violenza di genere e di quella in rete. La sensibilizzazione è fondamentale per la prevenzione».

Negli anni i casi di donne vittime di violenza aumentano o diminuiscono? «Purtroppo i casi sono in aumento. Le violenze possono partire da età molto basse e questo a causa di numerosi fattori; fondamentale è l’assenza di una rete familiare solida, che ascolti i ragazzi, con i quali spesso non si parla più, insomma manca l’educazione al rispetto di genere».

Perché non tutte le donne chiedono aiuto quando subiscono violenza? «Alcune donne temono ad esporsi sia per la paura di acuire la violenza del proprio compagno e sia perché spesso ci sono vere e proprie situazioni di dipendenza patologico affettiva, economica e psicologica che impedisce loro di comprendere il pericolo dell’ambiente tossico in cui vivono».

Quali sono i primi segnali ai quali prestare attenzione? «I primi segnali da attenzionare sono la presenza di eccessivo con-trollo da parte del compagno, del fidanzato, atti di gelosia eccessiva, forme subdole di vittimismo verso la compagna, il farla sentire sempre in colpa. Sono i segnali tipici del manipolatore seriale».

Qual è il tipo di violenza più frequente? «Violenza fisica ma anche psicologica ed economica».

Vi sono mai arrivate chiamate da parte di ragazze minorenni? «Sì, è capitato e in questo caso occorre fare rete con i Servizi Sociali affinché avviino indagini per chiarire la situazione, le prove e la fondatezza delle denunce stesse».

Vi è capitato che dopo una denuncia la donna vittima tornasse con l’uomo che l’ha violentata? «Sì, purtroppo succede che la vittima, per paura, per motivi economici, per ricatti di altri familiari possa ritrattare la denuncia e tornare dal compagno».

Quali consigli darebbe ad una donna vittima di violenza? «Consiglierei di allontanarsi subito dall’uomo violento, di interrompere la relazione e di rivolgersi alle Forze dell’Ordine, che hanno la funzione di metterla in sicurezza presso strutture protette, mentre per quanto riguarda il supporto giuridico possono rivolgersi ad associazioni come ’Donne e Giustizia’».

 

Oggi si parla molto di uguaglianza di genere, ma all’epoca dei nostri nonni qual era la situazione in ambito pubblico e in ambito privato? Ecco cosa abbiamo scoperto intervistando i partecipanti alla ’Palestra della memoria’, un centro di ritrovo per anziani dai 75 agli 85 anni, promosso dall’Azienda USL di Modena e dall’Ospedale di Pavullo. Le donne generalmente erano meno istruite perché non avevano la possibilità di studiare, quindi erano casalinghe o contadine e fin da piccole venivano insegnati loro i mestieri di casa. Raramente potevano vestirsi come volevano, avevano un abito per la settimana, un abito domenicale per andare a messa ed erano coperte fino al collo. Inoltre era considerato sconveniente per le donne usare i pantaloni, ma dovevano indossare la gonna.

Gli uomini potevano uscire liberamente di casa, invece le donne accompagnate dal padre o dal fratello, quasi mai da sole se non per andare a prendere l’acqua, la legna per il camino o per lavorare in risaia. Esse non si potevano occupare di politica. A scuola fino agli anni ‘60 c’erano le classi maschili e quelle femminili, successivamente questa separazione c’era solo nelle ore di ginnastica. La condizione femminile, tuttavia, presentava delle differenze da famiglia a famiglia e tra città e campagna, e in alcuni casi la disuguaglianza poteva essere meno accentuata. In generale, però, emerge che le donne erano considerate più deboli e che quindi dovevano essere controllate dagli uomini, come se la loro vita fosse ’programmata’. Queste differenze ci sono sempre state e ancora ci sono, soprattutto in alcune parti del mondo, ma ciascuno può fare la sua parte per combatterle e raggiungere la vera parità.

Votazioni CHIUSE
Voti: 0

Pagina in concorso