ll progetto de il Resto del Carlino per i lettori di domani

Poche statue ’rosa’, onore alla Tonelli a Forlì

Rappresentazioni minori rispetto agli uomini e sbagliate. La città segni la svolta con un’opera raffigurante il merito della missionaria

Le statue hanno da sempre un significato simbolico: nascono per trasmettere valori ai cittadini e quelli che finora hanno attribuito alle figure femminili sono sbagliate.

Nel nostro Paese, le statue di donne sono davvero poche: solo 171. Ad esempio, nel territorio del Gianicolo a Roma, su 228 busti maschili solo una ritrae una figura femminile. Anche a Milano su 121 statue, è stata aggiunta la prima statua in onore ad una donna, ovvero Rachele Bianchi, solamente nel settembre del 2019. Un altro dibattito si è scatenato quest’anno a Padova: in una delle piazze più grandi d’Italia, Prato della Valle, sono presenti 78 statue che fiancheggiano il canale, tutti uomini.

In passato erano 80 ma nel 1797 i francesi invasero la città e ne distrussero due lasciando i rispettivi piedistalli vaganti. Due consiglieri comunali hanno proposto di colmare lo spazio di uno dei due piedistalli aggiungendo una statua di Elena Lucrezia Cornaro Piscopia, filosofa seicentesca molto importante per la città di Padova nonché la prima donna al mondo a laurearsi nel 1678, però la proposta ha aperto un acceso dibattito.

Alcuni pensano che questo sia un fenomeno di ‘Cancel Colture’, ovvero riscrivere la storia secondo gli ideali moderni della parità di genere, ma uno dei due consiglieri comunali afferma che i piedistalli vuoti ricordano che nella storia le donne sono sempre state poco rappresentate e inserirne sarebbe una svolta verso il futuro.

Le poche donne rappresentate finora sono per la maggior parte sante o raffigurazioni della madonna, comunque figure legate alla religione cattolica, mentre donne riconosciute e ritratte per la loro intelligenza o per quello in cui si sono battute sono poche, quasi inesistenti.

Purtroppo queste vengono troppo spesso poco riconosciute, specialmente se si parla di faccende tipicamente maschili come le battaglie o la scienza.

Inoltre la rappresentazione delle donne nella nostra società presenta molteplici stereotipi offensivi e sessisti: generalmente le statue in Italia che rappresentano figure femminili sono vittime di stereotipi; vengono raffigurate in pose provocanti o spesso anche senza vestiti, dando meno importanza al loro ruolo per lasciare spazio ad un’idea della donna sbagliata. Un esempio concreto è quello della statua dedicata alle due giornaliste Ilaria Alpi e Maria Grazia Cutuli: queste, assassinate rispettivamente in Siria e in Afghanistan, vengono rappresentate nude.

Lo scultore ne voleva rappresentare la purezza e l’onestà, ma chiaramente ci sono stati pareri divergenti, perché così non viene evidenziato il ruolo di queste due donne, anzi vengono sminuite e non si comprende la loro importanza.

Per nostra fortuna però ci sono associazioni che combattono questo fenomeno come ‘Toponomastica femminile’ e ‘Mi riconosci? Sono un professionista dei beni culturali’, movimenti italiani che puntano a ottenere pari dignità in questo settore, ponendo l’accento su progetti che celebrano l’emancipazione femminile, si battono per le pari opportunità e la tutela del patrimonio artistico del paese. Altre città stanno facendo dei passi avanti: Firenze si sta adoperando per collocare cinque statue di donne che si distacchino dalla ‘tradizione’. A Milano, il 12 giugno 2022 verrà inaugurata la statua di Margherita Hack, la famosa astronoma, in occasione del suo compleanno e in America dal 2020 il Central Park di New York, dopo 164 anni, ospita finalmente un monumento dedicato a 2 donne realmente esistite per celebrare il centenario del suffragio femminile in America.

Un passo avanti si potrebbe fare anche a Forlì inserendo una statua di Annalena Tonelli (nella foto sotto), missionaria nata e cresciuta nella nostra città: lei era una donna che per tutta la sua vita ha combattuto per l’uguaglianza e ha lottato contro la povertà in Africa. Così senza saperlo ha protetto alcuni degli ideali dell’agenda 2030, trent’anni prima della sua invenzione, per questo pensiamo che a Forlì ci dovrebbe essere una statua in suo onore. Sarebbe la svolta, una statua femminile che raffiguri il merito della persona e non il corpo.

Votazioni CHIUSE
Voti: 0

Pagina in concorso