ll progetto de il Resto del Carlino per i lettori di domani

A caccia di miti e leggende per le vie del paese

Vi raccontiamo caratteristiche storiche e architettoniche del centro medievale appenninico, dove si nascondono le tradizionali ’Marcolfe’

tosco-emiliano, alle pendici del monte Cimone, sorge un piccolo paesino chiamato Fiumalbo. Il suo nome deriva dal latino flumen album cioè ’fiume bianco’, infatti è circondato da due fiumi: a ovest Rio San Francesco e a est Rio Acquicciola. Si dice che nel 1038, il padre della contessa Matilde di Canossa abbia donato questo borgo al vescovo di Modena. Il simbolo di Fiumalbo sono le tre torri di cui due sono crollate durante i bombardamenti della seconda guerra mondiale, mentre una, quella centrale nonché la più grande è rimasta intatta ed oggi è diventata un B&B.

Fiumalbo essendo un borgo dalla storia secolare ha molte leggende, fiabe e racconti che riguardano fatti accaduti storicamente, luoghi più o meno reali e persone rimaste nella memoria.

Una di queste leggende riguarda la ’Marcolfa Maledetta’. La marcolfa è una pietra che una volta scolpita dall’artigiano assume la forma di una testa umana e raffigura un volto che cambia i suoi tratti. Anticamente venivano posizionate sopra le porte delle case e all’entrata del paese con lo scopo di cacciare via i malintenzionati: la leggenda narra infatti che dopo aver combattuto una battaglia, venivano mozzate le teste dei nemici uccisi nel combattimento e successivamente venivano appese alle porte delle case per spaventare gli spiriti maligni e avversari. Oggi questa tradizione è cambiata e le teste umane reali sono state sostituite da quelle scolpite in pietra che prendono il nome di ’marcolfe’.

Tra tutte, se ne trova una in particolare che i fiumalbini hanno soprannominato ’Marcolfa Meledetta’ perché si narra che sia portatrice di un incantesimo verso chi la tocca. Si trova nei pressi di un vecchio mulino, attaccata ad una parete. È di colore grigio, scolpita, con il muschio da un lato della faccia e il labbro sollevato dall’altro. Si narra che durante la notte il volto si trasformi cambiando lato, cioè il muschio passa da destra a sinistra, inoltre chi osa toccarla avrà una maledizione che dura dieci anni. Per rimediare alla maledizione si deve toccare la moneta incastrata sul muro poco distante e sfiorare lo stemma della papera poco più avanti.

Le Marcolfe oggi sono sparse in tutto il centro storico, ma non è semplice individuarle: alcune si nascondono tra i sassi delle facciate, altre si scorgono sui camini e altre ancora si trovano in stradine così strette e tortuose che solo gli abitanti del luogo sanno come arrivarci. Per questo motivo è stato creato un percorso che raffigura tutte le marcolfe di Fiumalbo disegnate in una pianta del centro della città e viene messo a disposizione di turisti e visitatori per rendere più intrigante la caccia alle marcolfe, non prima di aver recitato i versi più famosi del paese. «Oggi entra marzo, crepa la terra, sorte la bega da sotto terra, dio ce salvi dalla bega, dalla strega, dalla femmena mandrega, dal can rabbioso e dall’ommo invidioso».

Votazioni CHIUSE
Voti: 3

Pagina in concorso