ll progetto de il Resto del Carlino per i lettori di domani

«Giornalisti e non: niente bugie»

Intervista al collega Nicola Savini, 81 anni, offidano: «Ricordo ancora il mio primo articolo sul Carnevale»

Prima di avventurarci nel «mondo del giornalismo», carpiamo qualche segreto ad un nonno speciale, il prof Nicola Savini.

Ci parli un po’ di lei.

«Nello spirito mi sento giovane: ho appena compiuto 81 anni. Sono nato e vissuto in Offida, tranne per i cinque anni in cui ho frequentato l’università Bocconi a Milano. Nell’aprile del 1970 ho preso l’incarico per insegnare nella scuola media di Offida, dove sono stato fino al 2008. Mi sono sempre dedicato a tante attività, tra le quali il giornalismo.

Non sono un giornalista professionista, ma giornalista pubblicista, cioè mi occupo di tutto ciò che succede ad Offida e nei comuni limitrofi».

Da bambino leggeva i giornali? «Non leggevo i quotidiani, però mi piaceva leggere i giornaletti come il Corriere dei Piccoli, Topolino, Paperino ed altri. Quando sono diventato grande, come oggi, leggo quasi tutti i quotidiani».

Da piccolo voleva fare il giornalista o un altro lavoro? «Non ho mai pensato di fare il giornalista, l’ho fatto solo aduna certa età. Invece ho sempre pensato di dedicarmi alla scuola grazie ad un docente che ripeteva sempre che l’insegnante deve saper correggere senza umiliare».

Chi l’ha incoraggiato? «Un grande giornalista che ho conosciuto intorno al 1980: Carlo Paci e l’amico Giuseppe Fillich».

Perché le piace fare il giornalista? «Mi piace quando posso scrivere notizie belle come quelle relative a manifestazioni religiose e civili; mi dispiace quando sono lutti o incidenti».

Ricorda il suo primo articolo? «Risale agli anni 80, è stato quello sul Carnevale Storico Offidano: il nostro è un carnevale in cui tutti sono protagonisti e nessuno è spettatore».

Collaborazioni nazionali? «Con Remo Croci, poi con Tonino Carino».

Qual è stato l’articolo che ha scritto con più passione? «Quello sul Giardino dei Giusti di Offida perché per noi offidani è un grande onore sociale e umano trovare i nomi di nostri concittadini nel giardino dei Giusti di Gerusalemme. Questi hanno salvato una famiglia ebrea a rischio della loro vita».

Scriverebbe un articolo per la guerra in Ucraina? «Non scenderei nei particolari della guerra, potrei scrivere soltanto la tristezza, la malinconia e la pena che provo nel vedere in televisione quello che succede».

Se noi fossimo dei giornalisti e lei un bambino, quali domande ci farebbe? «È un po’ difficile, ma riflettendo su tutte le interessanti, importanti e belle domande che mi avete fatto io suggerirei a me stesso bambino di fare le stesse domande che avete posto a me.

Ricordate: nella vita e nel giornalismo dite sempre la verità.

Buon lavoro, allegri e contenti».

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