ll progetto de il Resto del Carlino per i lettori di domani

Il nostro appello: «Mir, pace, peace»

Anche gli studenti della scuola San Domenico hanno mostrato la loro vicinanza al popolo ucraino, esortando alla diplomazia

Siamo gli alunni della classe 1°T di San Domenico e vi vogliamo raccontare la storia di una donna Ucraina, Lulia, madre di un nostro compagno di classe, che il 15 marzo è venuta nella scuola per raccontarci della sua vita. Ci ha descritto la sua infanzia come spensierata: è andata a scuola dai sei ai diciassette anni, con i compagni di una vita, lei li descrive come una “famiglia”, perché non hanno mai cambiato classe. In Ucraina non ci sono le varie divisioni scolastiche, c’è una scuola unica fino alle superiori. Poi ognuno può scegliere la propria università. Lulia scelse infermieristica, infatti fino al 2014 lavorò come infermiera in un ospedale pediatrico. Ma poi iniziò la guerra di Crimea e nel Donbass e la loro città, Kharkiv, era molto vicina a questa località. Allora venne in Italia, con il marito e i due figli, Davyd e Antonina. Quando arrivò furono ospitati da una giovane coppia, per tre mesi. In quel periodo trovarono una casa in affitto e un lavoro. Lulia non poteva più fare l’infermiera, perché qua in Italia purtroppo la sua laurea non veniva valutata. In seguito Lulia prosegue rispondendo ad alcune domande, del tipo: Come vivete la situazione attuale in Ucraina? e Lulia dice che gli Ucraini sapevano che questa dolorosa guerra era imminente, ma sperava che le persone avrebbero capito che la guerra è sbagliata e inutile, e che attraverso le parole e la diplomazia si risolvono le cose. Ma Putin reclama l’Ucraina, per ragioni storiche, più vecchie di lui, che ovviamente valgono per lui, e quasi nessun altro.

Lulia pensa che il loro presidente, Zelensky stia facendo la cosa giusta: difendendo la libertà dell’Ucraina che da soli otto anni ha la democrazia, libera da dittatori e domini esterni. Molti che avevano votato contro di Zelenskyi, ora si sono ricreduti e sono fieri del loro presidente, che resta sul campo di battaglia e non scappa. Lulia nel suo piccolo, si sente impotente, e in “colpa”, per avere tutti i privilegi che adesso le persone che vivono in Ucraina o che stanno scappando da lì non hanno: cibo, acqua, vestiti, un tetto, il loro letto o tutto quello che avevano costruito nel corso della loro vita e che hanno dovuto abbandonare. Allora lei per sentirsi meno in “colpa”, fa tutto quello che può per dare sostegno. Per esempio andando tutti i giorni in comune per chiedere come si sono organizzati per gli ucraini in arrivo quel giorno. Inoltre aiuta a raccogliere materiali vari da inviare in Ucraina, dal cibo al vestiario ai prodotti per l’infanzia. Ma anche noi come Lulia possiamo aiutare: adesso servono più che mai scorte di cibo e prodotti per l’igiene. In barriera, c’è un negozio, Smack, dove raccolgono risorse da mandare in Ucraina. Noi non li abbandoniamo.

Noi vogliamo la Pace…in tutte le lingue, come recita il manifesto appeso davanti la nostra scuola. Mir, pace, peace

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