ll progetto de il Resto del Carlino per i lettori di domani

Scuola Secondaria di primo grado Dante Alighieri di Macerata (MC)

«Per dieci giorni nell’inferno del manicomio»

Intervista impossibile alla giornalista d’inchiesta Nellie Bly (1864-1922): il mio giro del mondo in 72 giorni mi ha dato grande visibilità

Nellie Bly, all’anagrafe Elizabeth Jane Cochran, alcuni conosceranno il suo viaggio di 72 giorni che l’ha portata a battere il record di Phileas Fogg, protagonista del libro «Giro del mondo in 80 giorni», uscito alcuni anni prima. Come mai ha voluto intraprendere questa impresa da sola? «Prima di tutto, ho una grande passione per il viaggio, che porto con me da quando ho realizzato il mio primo reportage in Messico, perché sì, sono una reporter sfuggita al suo destino di operaia in un’industria siderurgica a Pittsburg, come tutte le giovani povere e senza un’istruzione solida come me. L’impresa nasce dal desiderio di dare visibilità ai miei articoli. Infatti solo con la notizia della mia partenza il «The World» di New York, giornale per cui lavoravo, vide impennare le vendite da 20mila copie a circa 280mila, e così, oltre la prima pagina, conquistai molti lettori che avrebbero poi prestato attenzione ai miei articoli, soprattutto quelli in cui denunciavo la violenza sulle donne. Li scrivevo facendo dei reportage sotto copertura, per osservare come venivano trattate le donne nei manicomi, nelle fabbriche, nelle prigioni. Mi finsi addirittura malata di mente per poter indagare sulle condizioni delle donne in un manicomio di New York».

Ha avuto coraggio, gridando contro le ingiustizie. Ma deve esserci un motivo per cui ha trovato la forza per parlare di tutto questo. Non dimentichiamo che nella sua epoca era molto rischioso.

«Quando avevo 14 anni, mi sono trovata nella situazione di avere vicino un patrigno violento con mia madre, tanto da non lasciarmi altra scelta che esporre denuncia. Ero ancora una ragazza quando ho testimoniato in tribunale l’accaduto. Questa mia esperienza mi ha fatto riflettere e giurare a me stessa che non mi sarei mai trovata nella condizione di dipendere da un uomo».

Potrebbe parlarci del suo viaggio.

«Sono partita il 14 novembre 1889, salpando da New York per arrivare in Inghilterra e poi ho continuato il giro, incrociando le principali città di moltissimi Paesi. Purtroppo non ho avuto tanto tempo per fermarmi in questi luoghi, ma non mi sono fatta sfuggire lo stesso l’occasione di osservare le carceri o i metodi di tortura delle altre culture e li ho descritti nel mio diario di bordo «Il giro del mondo in 72 giorni» che chiunque può leggere se vuole approfondire i particolari del mio viaggio».

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