Poesie a memoria e latino? Noi promuoviamo il ministro
Ecco cosa abbiamo capito delle nuove indicazioni nazionali targate Valditara

In questi giorni si è parlato molto delle Nuove Indicazioni Nazionali proposte dal ministro Valditara, accolte, come tutte le novità, tra polemiche e curiosità. Noi studenti ci siamo interessati e ci siamo chiesti: quale esperienza abbiamo fatto noi a scuola fino ad ora? Qual è la novità? Qual è il nostro giudizio? Già dalla primaria siamo stati abituati a leggere e interpretare le poesie, fino a impararle a memoria. Troviamo che questo esercizio, non solo alleni la memoria e arricchisca il nostro lessico (si finisce per ricordarsi le parole più interessanti del testo), ma ci aiuti a immedesimarci nell’esperienza dell’autore e a riflettere sulla nostra.
Lo studio mnemonico di una poesia infatti passa attraverso un’analisi che ci interroga e ci coinvolge, ci rallenta rispetto al mondo frenetico che ci travolge, ci costringe a riflettere e a farci domande che altrimenti forse non ci porremmo mai. Questo, ci hanno insegnato i nostri professori, è lo scopo della scuola: farci crescere come persone, non solo darci una preparazione tecnica. Per questo troviamo interessante anche la questione riguardante il latino a partire dal secondo anno della secondaria di primo grado. Ci sembra però problematico renderlo opzionale poiché al liceo alcuni si troverebbero ad avere delle basi e che altri non hanno, si ripartirebbe in ogni caso ex novo, generando confusione.
Un’ulteriore difficoltà potrebbe essere il fatto che in seconda ancora non si sono affrontati tutti gli essenziali della grammatica italiana necessari per lo studio del latino.
Sarebbe fruttuoso, invece, utilizzare non solo il latino, ma anche il greco, per indagare l’etimologia delle parole della nostra lingua, come già siamo soliti fare nelle ore di Italiano. Studiando l’Odissea, ad esempio, abbiamo ricercato l’origine della parola “Telemachìa” (tele = da lontano + mache = lotta), così, oltre ad aver compreso meglio il ruolo di Telemaco nella ricerca di Ulisse e nell’assunzione di responsabilità in assenza del padre, abbiamo ricostruito il nome e la funzione di oggetti di uso quotidiano con la stessa etimologia (tele = “da lontano”) come tele-fono, tele-comando, tele-visione. O ancora, nelle ore di storia si parla spesso di monarchia, ossia il comando (dal verbo archein) di una sola persona (monos), che ci ricorda anche il mono-pattino, il mono-sillabo e così via. Scoprire l’etimologia delle parole è esercizio spendibile nella quotidianità: quando ci ritroviamo di fronte parole di cui non conosciamo il significato, ecco che ci torna in mente il metodo che consente di dedurre il significato della parola sconosciuta mediante il ragionamento; si tratta di un passepartout per la comprensione dei testi e una possibilità per approfondire la conoscenza della nostra lingua.
classe III
Aria mattutina L’aria frizzantina punge il viso.
L’aria cristallina svela i contorni delle case.
In lontananza si odono il vociare dei bambini e l’aliare delle rondini.
Le serrande, come occhi a mezz’asta, faticano ad aprirsi.
La luce dell’alba irrompe vigorosamente nella stanza, chiama all’essere le cose e invoca un nuovo giorno
Disma Mola Genchi, classe III
Il mezzodì tagliente Silenzio: solo il din don delle campane rimbomba nella mia testa. Aliano muti coloro che da tempo indugiavano sui rami degli alti arbusti.
Le tacite foglie osservano la sfera abbagliante, che si fa spazio tra i morbidi cuscini color ardesia.
Una lama tagliente attraversa l’immensa distesa celeste. Il sole spalanca i suoi occhi allo stupore del mezzodì.
Valentina Ridolfi, classe III
In questi anni di scuola abbiamo scoperto che la poesia ha il potere di portare “qui, lontani dal mondo/al centro delle cose,/nel punto più profondo” (Pierluigi Cappello). Come si può essere allo stesso tempo lontani e al centro delle cose? Sembra una contraddizione ma a volte accade che, per poter comprendere davvero una cosa, occorre allontanarsi e guardarla da un un altro punto di vista. Abbiamo sperimentato che la poesia ci consente di fare proprio questo: a inizio anno abbiamo portato le fotografie che avevamo scattato durante le vacanze estive lasciandoci sorprendere dallo spettacolo sempre nuovo dello stesso paesaggio in tre diversi momenti della giornata e annotando su un taccuino suoni, colori, luce, odori che sentivamo, nonché le sensazioni e i ricordi evocati. Abbiamo proseguito il lavoro nelle ore di Italiano, Arte e informatica. La lettura delle poesie di Betocchi, Pascoli, Caproni e Montale ci ha fatto scoprire che, a uno sguardo attento, la realtà si svela e tutto comincia a parlare.
Ci siamo soffermati sulle immagini efficaci e sui versi che più ci colpivano e alla fine ci siamo messi in gioco componendo ciascuno la propria poesia. L’abbiamo poi rappresentata attraverso la tecnica degli impressionisti. Abbiamo così imparato che, in un mondo in cui sembra che la quantità sovrasti la qualità, bastano poche parole, puntuali e significative, o pochi tratti di colore per esprimere qualcosa di vero e profondo.
classe III