ll progetto de il Resto del Carlino per i lettori di domani

Scuola Secondaria di I grado Severino Ferrari di Molinella (BO) - 1E

La scomparsa degli orsi polari «Possiamo però ancora salvarli»

Gli alunni delle Ferrari affrontano alcune ragioni del rischio di estinzione del re dei ghiacciai Il riscaldamento globale sta modificando il suo habitat, rendendo la sua vita più complessa

L’orso polare è uno degli animali attualmente più a rischio di estinzione. Prima di scoprire perché, conosciamolo meglio. Si tratta di un grosso mammifero carnivoro che vive al Polo Nord, nei territori bagnati nel Mare Glaciale Artico.

È un peso massimo! Infatti, un orso polare maschio pesa tra i 400 e i 600 kg, mentre le femmine pesano circa la metà tra i 150 e i 250 kg. Sono ricoperti da uno strato di grasso spesso circa 11 cm e dalla loro inconfondibile pelliccia color crema. Questi orsi sono delle buone forchette: si nutrono principalmente di foche, cuccioli di tricheco, narvali, piccoli mammiferi, pesci, uccelli marini e delle loro uova. Per procurarsi il cibo, l’orso polare è capace di restare in acqua molto a lungo, e può nuotare per grandi distanze raggiungendo una velocità di 10 km/h.

Riesce a immergersi fino a 2 minuti e attacca le sue prede direttamente in acqua: è un vero killer e nel suo ecosistema è in cima alla catena alimentare. Ma come mai questo gigante bianco è in pericolo? Sul banco degli imputati c’è il riscaldamento globale, provocato dall’inquinamento. I principali colpevoli sono le fabbriche e le macchine che emettono nell’aria dei gas che causano l’ormai tristemente famoso effetto serra: si tratta di una vera e propria barriera che permette l’entrata dei raggi ultravioletti ma non ne permette la fuoriuscita, quindi la terra si surriscalda.

È come se fossimo in una gigantesca sauna, tutt’altro che benefica! A peggiorare ulteriormente la situazione ci pensa la deforestazione: la distruzione delle foreste e delle aree boschive. Gli alberi sono preziosissimi: trasformano l’anidride carbonica in ossigeno, purificando l’aria e regolando il clima.

Se ce ne sono sempre di meno non è difficile prevedere gli effetti.

Le conseguenze di tutto ciò per il nostro bianco amico sono drammatiche: con lo scioglimento dei ghiacciai fa fatica a catturare il cibo, perché se anche sa nuotare deve affrontare spostamenti sempre più lunghi per trovarlo. Inoltre, il suo habitat si sta letteralmente sciogliendo sotto le sue zampe.

Se aggiungiamo che il Polo Nord è sempre più spesso sfruttato per le estrazioni, l’en plein è assicurato.

Ma noi, nel concreto, cosa possiamo fare per aiutarlo? Semplice, ridurre le emissioni di gas che alimentano l’effetto serra, ad esempio usando meno l’automobile e usando di più fonti di energia rinnovabile, come l’energia solare e quella eolica.

Anche sensibilizzare l’opinione pubblica sui danni delle estrazioni di petrolio e minerali dal polo nord significherebbe fare un grande favore a questi magnifici animali.

Classe 1E Secondaria I grado «Severino Ferrari» Molinella

 

Un animaletto adorabile che sta affrontando un pericolo: entriamo nel mondo del panda rosso! A differenza del suo nome, non è grande come i panda: si tratta infatti di un mammifero di dimensioni pari a quelle di un grosso gatto.

Un’altra differenza con l’iconico animale, simbolo del WWF, è la sua coda: lunga, pelosa e rossastra. È più simile a un procione che a un panda.

È la colorazione fulva della pelliccia a dargli il nome: soltanto le orecchie e il muso sono bianchi, ma sotto agli occhi i panda rossi hanno due inconfondibili strisce di pelo color ruggine che scendono giù come due lacrime.

Di motivi per piangere questi adorabili animaletti ne avrebbero: vivono nelle foreste temperate della Cina e del sud-est asiatico, sempre più minacciate dagli effetti devastanti del riscaldamento globale. Il cambiamento climatico e l’inquinamento scombussolano il bioma, rendendo sempre più difficile per i nostri rossicci amici procurarsi il cibo. A questo dobbiamo aggiungere: il bracconaggio, dato che una pelliccia così bella fa purtroppo gola a molti, e la deforestazione. Infatti, sempre più alberi delle foreste in cui vive il panda rosso vengono abbattuti per costruire strade e altre infrastrutture per l’uomo, oltre che per la necessità di sempre più legname per una popolazione come quella asiatica che è in continuo aumento.

 

Non tutti sanno che, tra i mille motivi per non gettare rifiuti nei mari, c’è che le buste di plastica sembrano proprio…meduse! Non è un mistero che la plastica in mari e oceani stia aumentando sempre di più a causa dell’azione sconsiderata dell’uomo.

Letali per la fauna marina sono in particolare le buste: fluttuando in acqua, traslucide e ondeggianti nella corrente, sono spesso scambiate per meduse, golosi bocconi per le tartarughe marine, che di questi animali vanno particolarmente ghiotte.

Infatti, se per noi vedere una medusa mentre ci facciamo il bagno è un incubo, per le tartarughe marine no. Non ne temono l’effetto orticante. Se invece di una medusa il loro spuntino è una busta di plastica, questi meravigliosi animali corrono un gravissimo pericolo: pensiamoci due volte prima di lasciare plastica in giro!

Votazioni CHIUSE
Voti: 1

Pagina in concorso