ll progetto de il Resto del Carlino per i lettori di domani

Scuola Secondaria di I grado Manzoni di Reggio Emilia (RE) - 2C, 3E

Il problema delle vetrine vuote In centro spariscono i negozi

La scuola media Manzoni si interroga sulla piaga dello spopolamento dell’esagono «Ci piacerebbe che le strade di Reggio tornassero ad essere vive e piene di attività commerciali»

Sono 28 le vetrine vuote di altrettanti negozi sfitti in soli 725 passi.

Ci troviamo in via Emilia Santo Stefano, nel centro storico di Reggio Emilia. Noi della scuola secondaria di primo grado Manzoni abbiamo deciso di percorrerla dalla rotonda di piazza Amedeo d’Aosta fino a Piazza del Monte, per contare quanti negozi chiusi ci sono. Per farlo abbiamo usato i nostri passi e li abbiamo contati. Se calcoliamo 7 passi per negozio, possiamo dedurre che su poco più di 100 negozi, 1 su 4 ha chiuso i battenti.

Ma perché le attività commerciali hanno lasciato il centro storico? Lo abbiamo chiesto a Lupo Canova, della consulta del centro storico: «Lo spopolamento è uno dei problemi principali di tante città, non solo di Reggio. Gli studi del Politecnico di Milano dicono che i negozi dei centri del nord Italia hanno cause di chiusura difficili da risolvere: alcuni per difficoltà a riaprire le attività dopo il covid, altri perché i proprietari hanno chiuso e sono andati in pensione o si sono trasferiti in periferia, dove i costi di gestione sono inferiori. Un’altra causa è la grande diffusione dei negozi online». A Canova abbiamo poi chiesto delle criticità riscontrate per le vie del centro. «I problemi – ha aggiunto – sono principalmente la sicurezza e la pulizia, ovvero il mantenimento del decoro di alcune zone centrali». Ci siamo quindi interrogati sul perché non vengano utilizzati gli sfitti in aperture intelligenti, utili alla comunità, e Canova ci ha risposto che «Il problema degli sfitti è che sono di proprietà di privati, e nella maggior parte dei casi non sono di proprietà di chi aveva il negozio. Il Comune quindi non può decidere cosa fare dei locali sfitti».

Alla luce di questo ci siamo chiesti quali potrebbero essere le motivazioni che hanno portato a questa situazione, e secondo Canova «I giovani oggi hanno perso la partecipazione e il desiderio di vivere il centro storico anche e soprattutto perché non ci sono luoghi di aggregazione. La frequentazione dei ragazzi nel centro oggi è molto più bassa rispetto a qualche tempo fa.

Si dovrebbe trovare un modo per far rivivere le vie della città». Ci ha colpito l’opera diffusa della street artist Freak of Nature, che per denunciare questo cambiamento delle città dipinge canne di bamboo sulle vetrine sfitte e a ogni disegno assegna un numero che racconta quanto questo fenomeno sia dilagante.

Noi siamo un po’ preoccupati per i cambiamenti che vediamo ogni giorno nelle strade del centro e ci piacerebbe che Reggio tornasse ad essere viva e piena di gente, di negozi aperti con le vetrine colorate e ricche di novità.

 

Perché commemorare? Perché l’indifferenza uccide. Il 3 febbraio scorso si è tenuta la cerimonia per onorare il ricordo dell’eccidio di Porta Brennone, a Reggio, a ottanta anni dalla strage avvenuta nel 1945. Strage in cui quattro giovani partigiani vennero fucilati per rappresaglia dalle forze nazifasciste: Sante Lusuardi, Dino Turci, Cristoforo Carabillò e Vittorio Tognoli.

Questo massacro fu l’unico ad essere compiuto nel centro storico della città: all’incrocio travia della Racchetta e via Porta Brennone, sulle mura dell’antico palazzo Vicedomini. I loro corpi, con le mani legate con filo di ferro e i piedi nudi, furono lasciati sulla strada per giorni, con il divieto di dare loro sepoltura e rimuoverli, come monito alla popolazione affinché non sostenesse la Resistenza.

La commemorazione è avvenuta alla presenza dell’associazione Anpi, del sindaco Marco Massari e dei rappresentanti dei comuni di Reggio, Cavriago e Correggio, della nostra dirigente Alessandra Landini, di studenti e studentesse della quinta primaria dell’Ada Negri e delle terze della scuola media Manzoni. I ragazzi hanno interpretato i quattro partigiani e ricordato la loro storia, mentre gli alunni della quinta primaria hanno letto poesie scritte da loro. Infine, tutti gli studenti hanno cantato due canzoni che rimandano ai concetti di libertà e patriottismo: Viva la Libertà di Jovanotti e Bella Ciao di Cesare Bermani.

Ginevra Nicolini e Giulia Murri

 

La gita è un evento importante nella vita degli alunni. Ogni studente durante l’anno scolastico l’aspetta con ansia, per fare una pausa dalle lezioni e vivere nuove esperienze. La gita è un momento di unione, divertimento e condivisione per la classe, durante la quale ci si rilassa e si fortificano i legami con compagni e insegnanti.

Inoltre, come viaggio d’istruzione, è utile per sviluppare la cultura degli studenti. Oggi però è ancora opinione comune che la gita sia un momento di solo svago in cui gli studenti non imparano nulla, un evento senza scopi educativi.

Dal nostro punto di vista invece è un’ottima occasione per rendere l’apprendimento più gradevole e coinvolgente, che permette agli studenti di toccare con mano ciò che si è imparato in classe. Secondo noi, ce ne vorrebbero di più.  

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