Lo studio del latino alle medie è un’opportunità per i ragazzi
Una riflessione dopo le indicazioni del ministero: bisogna cancellare i pregiudizi, si tratta di una materia utile anche per comprendere il significato delle parole usate oggi
L’11 marzo il ministero dell’Istruzione e del Merito ha pubblicato la bozza delle indicazioni nazionali per il curricolo della scuola d’infanzia e del primo ciclo d’istruzione, rinnovando, di fatto, quelle del 2012. Tra le novità proposte, ora in fase di consultazione per essere poi applicate durante l’anno2025/26, c’è il Latino per l’educazione linguistica (Lel). «Il latino è la palestra della logica e della ragione» chiosa Valditara citando Gramsci, durante le interviste. Sostiene inoltre che l’approccio al latino permetterebbe di solidificare le conoscenze grammaticali, in forte calo secondo studi statistici. Ma cosa ne pensano i ragazzi? Saranno interpellati nella fase di consultazione? Mentre la bozza delle linee guida veniva diffusa, la nostra classe organizzava un laboratorio di lingua: un’attività con lezioni a classe rovesciata. L’anno scorso, infatti, qualcuno di noi aveva già studiato qualche rudimento di latino. L’insegnante ha fornito a noi ‘docenti’ fumetti, canzoni misteriose da scoprire, materiale sulla grammatica latina. L’obiettivo era trasmettere, in maniera divertente, conoscenze e competenze ai compagni. È stata un’attività piacevole e tutti si sono divertiti, esercizi di consolidamento compresi.
L’entusiasmo per le attività svolte, però, ha alimentato alcune considerazioni importanti. Occorre fare un’analisi oculata sulle difficoltà degli studenti che già sanno cosa significa studiare latino. È risaputo che il latino è una delle materie scolastiche più odiate e incomprese, soprattutto perché ritenuto inutile e superato. È proprio per via di questo pregiudizio che molti studenti iniziano il loro percorso di latino con una sensazione di pesantezza. Sicuramente, l’eradicazione di questo preconcetto renderebbe l’insegnamento di questa lingua più entusiasmante per i ragazzi. Il latino alle medie dovrebbe quindi essere insegnato in modo giocoso, leggero. Potrebbe diventare un ripasso di grammatica italiana un po’ alternativo, realizzato attraverso il confronto con un’altra lingua. Se insegnato nel modo giusto il latino potrebbe piacere a molte persone.
Inserirlo nell’orario scolastico quotidiano sarebbe una magnifica idea, poiché permetterebbe a tutti, anche a coloro che intraprenderanno percorsi tecnici, di conoscere un po’ di più le proprie radici culturali. Attraverso l’analisi etimologica di alcune parole, ci siamo resi conto che il latino è importante per comprendere il significato dei vocaboli che usiamo ogni giorno.
Infatti molti termini che usiamo quotidianamente sono, a volte, dei latinismi puri. Dopotutto, questa lingua ‘morta’ non è tanto lontana da noi quanto crediamo.
Classe III A
A novembre 2024 il Senato ha approvato il decreto legislativo S.845: nei prossimi anni potremmo trovare, tra le materie curricolari, «competenze emotive, gestione dello stress». Gli obiettivi sono legati al contrasto della dispersione scolastica e al miglioramento delle relazioni tra ragazzi. Comprendere noi stessi e gli altri è difficile, soprattutto se i dispositivi rendono sempre più le relazioni impersonali.
In classe ci siamo accorti che «mettersi nei panni dell’altro» è una vera e propria intelligenza.
Abbiamo approfondito il messaggio di Daniel Goleman e l’abbiamo collegato a quello di Howard Gardner: possediamo molteplici capacità, più di quelle che pensiamo. In Danimarca un’ora a settimana è dedicata all’empatia. In Canada i programmi sulle emozioni esistono già dalla prima infanzia. In Italia il progetto ‘Didattica delle emozioni’ è adottato già da molte scuole. L’empatia potrebbe essere insegnata attraverso le storie, ad esempio raccontare epi-sodi di bullismo e verificare quali emozioni innescano. Gli incontri con la psicologa della scuola dovrebbero essere più frequenti. Inoltre crediamo che i laboratori (cucina, argilla, scrittura) possano favorire le relazioni. Aldilà delle metodologie, i docenti devono essere predisposti.
L’empatia non si insegna solo con la teoria, ma con l’esempio, l’ascolto e con l’impegno. Non c’è niente di peggio che un insegnante non empatico che insegna l’empatia.
Classe II E
Il latino per l’educazione linguistica alle medie è un argomento dibattuto. Abbiamo svolto una piccola indagine tra docenti e ragazzi della nostra scuola.
Confrontando le risposte, i docenti consigliano di far studiare il latino con metodologie attive e laboratoriali, quiz e giochi. Ci hanno anche consigliato interessanti profili social. Riferiscono, tuttavia, che lo studio della lingua richiede impegno. «Un conto è allestire un laboratorio con l’obiettivo di avvicinare gli studenti al latino – dicono – un altro è gestire una vera materia curricolare con tanto di valutazione finale». Secondo loro è molto difficile che tutti gli studenti posseggano le giuste basi. Per i docenti dovrebbe rimanere una scelta opzionale. Abbiamo dato voce anche a 114 ragazzi: per il 78% il latino appesantirebbe l’orario scolastico e per il 55% non servirà in futuro. Quelli che pensano che conoscere il latino apporti vantaggi (il 47%), li identificano con «aprire la mente, sviluppare la logica, riflettere sulla lingua italiana».
Classe III A