La Generazione Z e i social: ci si allontana dalla realtà
Spesso non si è in grado di utilizzare in modo corretto questi strumenti che possono diventare pericolosi Permettono ai genitori di verificare il rendimento scolastico e le assenze, ma così si perde l’autocontrollo

Possiamo definire una generazione come un gruppo di individui che, essendo vissuti nello stesso periodo di tempo e avendo affrontato gli stessi eventi, condividono il modo di vivere e di pensare. I ragazzi di oggi, (ovvero appartenenti alla Generazione Z) sin dalla tenera età, hanno in mano una potentissima arma: il cellulare. Possono fare veramente di tutto con questi dispositivi (giochi online, ricerche su Internet, interagire con persone lontanissime), e non si rendono conto di quanto questo strumento porti a distaccarsi dalla realtà, e di quanto sia pericoloso.
Spesso non si è in grado di utilizzarlo in modo corretto e se ne diventa dipendenti. Il telefono fisso di casa di un tempo, invece, rappresenta un’epoca più «sana» (quella della Generazione X). Oggi non esiste ragazzo che non abbia il contatto con il mondo esterno tramite i Social. Tutti condividono ogni singolo dettaglio della loro vita su Instagram, Facebook, TikTok, senza badare alle conseguenze.
Il fatto più strano è che non sono solo i ragazzini di 13/14 anni, ma anche i loro genitori, che danno un esempio sbagliato. I Social sono sempre visti come un qualcosa di accattivante, ma nessuno li percepisce mai come un pericolo. Il fenomeno del cyberbullismo è, purtroppo, estremamente significativo in tal senso. Nel passato la socializzazione era vissuta attraverso un contatto diretto con le altre persone: chiacchiere all’aria aperta, abbracci, sguardi e scatti fotografici con macchine analogiche, che davano il sapore dell’attesa, al contrario di oggi.
Ai tempi dei nostri genitori (Gene-razione X), e se vogliamo, anche dei nostri nonni (Generazione Boomer), i voti e le note venivano comunicati al ragazzo, in classe, direttamente del professore. Se un ragazzo di oggi salta la scuola con gli amici, i genitori lo vengono a sapere subito, per via del registro elettronico. Tutti i voti, le note, le assenze, vengono segnate in questa apposita piattaforma, la quale è aperta ai ragazzi stessi e ai loro genitori. Ciò implica un maggiore controllo sui propri figli, fatto che, da una parte, è un bene, perché il genitore monitora meglio l’adolescente e non si lascia sfuggire le sue «bravate», ma, dall’altra, toglie ai ragazzi quel senso di autocontrollo, autonomia e possibilità di sbagliare che sono indispensabili nella crescita di un individuo.
Come sempre riscontrato nella storia, il progresso tecnologico è fondamentale, importante e auspicabile per il futuro dell’umanità, ma la componente di pericolosità e svilimento emotivo e sentimentale, prende sempre più campo.
Sofia Bolognini, classe IIIA scuola Conero Ancona
L’equitazione è uno sport olimpico che prevede l’abbinamento fra uomo e cavallo. Può essere praticato sia singolarmente che in squadra, in strutture coperte, in maneggi all’aperto o in campagna. L’equitazione e l’ippica sono gli unici sport al mondo in cui uomini e donne, cavalli e cavalle, gareggiano insieme e alla pari.
L’equitazione non è solo uno sport, ma una vera e propria disciplina che si sviluppa attorno a un binomio composto da due atleti: il cavaliere e il cavallo. Entrambi devono rispettarsi: nell’equitazione si lavora in due, si vince in due, si sbaglia in due. È un insieme di due esseri viventi che si capiscono, che stanno l’uno accanto all’altro creando, con l’allenamento, una grande sintonia. Il cavaliere deve tenere il cavallo sempre pulito e ordinato, controllare che non abbia ferite o fiaccature, verificare che imboccatura, speroni e finimenti non gli diano fastidio o dolore, e che siano anch’essi puliti.
Deve garantire il benessere del cavallo, dandogli la possibilità di muoversi quasi quotidianamente, di brucare l’erba e di svagarsi all’aria aperta, anche in compagnia di altri equini, poiché si tratta di animali molto sociali. Tra cavallo e cavaliere si crea un legame intenso: è stato scientificamente dimostrato che quando esseri umani ed equini interagiscono i loro cuori si sincronizzano ed è come se battessero all’unisono. Infatti chi va a cavallo sa che non bisognerebbe mai montare in sella nervosi o arrabbiati, poiché il cavallo è influenzato da questi sentimenti negativi, diventando lui stesso nervoso per il timore di qualche pericolo incombente. Il cavallo ricerca nel suo cavaliere assistenza costante e una guida sicura, che gli dia calma e fiducia. Per questo quando si affronta un percorso di salto ostacoli il cavallo desidera sentire la presenza e il controllo da parte del cavaliere e se ciò accade è disposto ad aiutarlo e a correggerne eventuali errori di valutazione. Anche gli equini possiedono un loro carattere; perciò, esistono soggetti più collaborativi e altri meno: per questo alcuni cavalieri dovranno lavorare più di altri per raggiungere i propri obiettivi, sviluppando determinazione, pazienza e tenacia e, molto probabilmente, abilità e tecniche più consolidate. L’equitazione è una vera e propria scuola di vita, poiché pone il cavaliere di fronte a continue nuove sfide grazie alle quali egli fortifica carattere e personalità, superando di volta in volta i propri limiti.
Bianca Lemma, classe IIIA scuola Conero Ancona