Lotta alla violenza di genere «Costruire un’altra società»
Protagonisti gli studenti della scuola ‘Pupilli’ di Grottazzolina, coordinata dalle docenti Monaldi e Moriconi, che hanno affrontato un fenomeno doloroso e quanto mai attuale

Gli studenti della scuola media di Grottazzolina hanno partecipato attivamente all’inaugurazione della Panchina Rossa al Parco della Legalità, un simbolo forte nella lotta contro la violenza di genere. L’iniziativa, promossa dalla Consulta delle scuole e dal Comune, ha rappresentato un’occasione unica per riflettere su una tematica urgente. Dall’inizio del 2025, l’Italia ha registrato 16 femminicidi. Un bilancio tragico di vite spezzate che deve indignare e scuotere. E’ un’emergenza che si contrasta anche in aula, costruendo una società in cui ogni donna possa vivere libera, senza paura. Durante il percorso didattico, si è lavorato sul concetto di rispetto, uguaglianza e prevenzione, strumenti fondamentali per riconoscere e combattere ogni abuso. Partendo da queste riflessioni, i ragazzi hanno dipinto la panchina, realizzato cartelloni creativi e organizzato letture teatralizzate, con l’obiettivo di sensibilizzare la comunità locale e trasmettere un messaggio chiaro: ‘la violenza di genere deve essere fermata’. Durante la cerimonia del 27 novembre, gli studenti hanno presentato i loro lavori a cittadini e autorità. «La Panchina Rossa non è solo un elemento di arredo urbano – hanno detto i ragazzi – ma un simbolo potente, un ricordo per chi non c’è più, una presenza che invita a impegnarci per un futuro senza odio«. Decorata con oggetti simbolici (scarpe rosse, gerbera, palloncino rosso e una sagoma femminile) la panchina rappresenta un monito silenzioso contro le ingiustizie e un invito a non dimenticare le vittime di violenza. Particolarmente significative le parole di Alda Merini: «Siamo state amate e odiate, adorate e rinnegate, baciate e uccise, solo perché donne.« Questa poesia trascritta sulle assi, sottolinea valore e resilienza delle donne, ed il drammatico paradosso di una realtà dove l’amore può trasformarsi in brutalità. Il sindaco Alberto Antognozzi ha ringraziato i giovani, sottolineando come il loro contributo sia fondamentale per creare un cambiamento culturale duraturo. Anche la diri-gente scolastica Alessandra Pernolino li ha spronati a rendere questi gesti simbolici un’azione concreta nella vita quotidiana. Le parole del presidente della Consulta, Giorgio Litantrace, hanno segnato il cuore dell’evento: «L’educazione all’affettività e al vero significato dell’amore è la sfida più grande per fermare la violenza«. «Ogni volta che passeremo davanti a quella Panchina Rossa – hanno detto fieri I ragazzi – ricorderemo il nostro impegno per una società migliore. È un simbolo, ma anche una responsabilità collettiva che vogliamo portare avanti con determinazione».
Alda Merini è una figura affascinante e complessa. ‘Una diversa’ come amava definirsi lei stessa; e incontrarla significa iniziare «un viaggio al centro dell’Inferno». Una donna che ha lottato contro gli stereotipi trovando a fatica la sua personale libertà.
Un’esperienza cruciale nella sua vita è stata la malattia mentale, quella follia che costituisce il carattere dominante della sua biografia e che lei racconta nei dettagli crudi del manicomio, ma in una prospettiva più ampia, svelando la falsità di certe rigide convenzioni sociali e, al contempo, ribadendo il valore assoluto della vita. La poesia le ha fornito la motivazione per resistere all’incubo del manicomio, oltre che gli strumenti espressivi per raccontarlo. Con la sua insaziabile attività di scrittura è riuscita ad attraversare la sua esistenza senza soccombere al dolore: scrittura e vita sono così diventate un tutt’uno, entrambe intessute da passioni accese ed estreme sofferenze, sete di conoscenza e ricerca delle verità. Nelle sue poesie la ‘ragazzetta milanese’ esprime forti dissidi interiori, profonde passioni per gli uomini amati, intensi sentimenti per gli amici e un instancabile desiderio di conoscere e rivelare sé stessa. Per i poeti scrivere è sempre una vocazione ma nei suoi testi, forse anche perché donna, ne sentiamo tutta l’urgenza. Non c’è però nessun bisogno consolatorio, ogni suo verso nasce da uno sguardo puro sulla realtà, indagata con razionalità e pur sempre accettata e amata.
Il 18 marzo al teatro Alaleona di Montegiorgio gli alunni e le alunne del nostro istituto hanno vissuto una mattinata all’insegna dell’impegno e dei diritti, per dare voce a quelle donne che una voce non hanno più. Alcune studentesse si sono immedesimate nei sogni infranti delle vittime di violenza. Come è possibile davvero onorare queste ragazze? Ricordandole solo un giorno l’anno? No, hanno detto le giovani attrici. Occorre rispettare ogni giorno i loro sogni prendendo sul serio i nostri. Vogliamo essere una dottoressa? Una ballerina? Forse non ci riusciremo mai, ma se c’è un ideale da inseguire la violenza non prevarrà. Altri alunni e la dirigente scolastica sono intervenuti con spunti di riflessione, allo scopo di scardinare gli stereotipi di genere tuttora diffusi. Grande la partecipazione emotiva dei presenti; unanime il plauso delle famiglie che, pur non essendo presenti all’evento, hanno apprezzato questo virtuoso esempio di cittadinanza attiva.