P come Penelope: mito senza tempo Il teatro palestra per mente e cuore
I ragazzi della scuola Caterina Sforza hanno assistito allo spettacolo messo in scena da Paola Fresa al Piccolo L’opera omerica ha stimolato nei giovani la riflessione sui grandi temi della vita: l’amore, il potere e l’identità

In questo anno scolastico 2024-25 gli studenti della classe 3ªA hanno avuto l’opportunità di vivere delle esperienze indimenticabili a teatro. Questo è stato possibile grazie all’iniziativa promossa dal Carlino, che ha offerto spettacoli teatrali alle scuole del territorio. Uno di questi, lo spettacolo ’P come Penelope’, dell’Accademia Perduta/Romagna Teatri, è rimasto davvero nel cuore di noi studenti. È stata una rilettura contemporanea del celebre mito, che ha saputo catturare l’attenzione dei giovani spettatori, offrendo loro spunti di riflessione profondi e attuali.
Un mito che parla al presente.
La figura di Penelope, simbolo di fedeltà e pazienza, è stata reinterpretata in chiave moderna, trasformandosi in un’eroina capace di affrontare le sfide del presente con coraggio e determinazione. La messa in scena ha saputo creare un’atmosfera suggestiva, trasportando il pubblico in un mondo sospeso tra passato e presente. L’attrice protagonista, Paola Fresa, ha dato vita al suo personaggio complesso e sfaccettato, capace di suscitare emozioni intense e contrastanti. La narrazione ha tenuto gli spettatori incollati alle poltrone, invitandoli a riflettere sui temi universali del mito: l’amore, l’attesa, il potere, l’identità. In uno spazio asettico e chiuso, come un laboratorio di analisi, è stata messa sotto il microscopio l’iconica storia di Penelope, cercando di restituire alla figura universale del mito, suo sguardo negato, quello della donna l’ha subìto-vissuto, riconoscendo così una funzione attiva nella narrazione della sua vita. La nostra P. bloccata in questo spazio, itera il suo da fare e disfare la scena – come la Penelope omerica faceva e disfaceva la tela – raccontando il suo passato e immaginandosi il futuro. P. ripercorre la sua esistenza segnata dal rapporto con il padre, trascorsa aspettando un uomo che non è mai tornato, interrotta per un figlio che, una volta cresciuto, ha scelto di non aspettare e di partire. In una sorta di confronto dei ruoli maschili e femminili. La chiave ironica della regia ha affrontato queste tematiche universali, ha riportato l’indagine intorno al mito e al nostro vivere contemporaneo, restituendoci un educazione sentimentale che vuol mettere al centro la felicità.
Il teatro: una palestra di vita per gli adolescenti. L’esperienza teatrale si è rivelata particolarmente significativa per gli studenti della 3ªA, un’età cruciale per la formazione della personalità e la scoperta del mondo. Il teatro, con la sua capacità di coinvolgere si è dimostrato uno strumento prezioso per stimolare la creatività, la riflessione critica e la consapevolezza di sé. Assistere a uno spettacolo dal vivo, condividere emozioni e pensieri con i compagni, confrontarsi con personaggi e situazioni diverse dalla propria realtà: tutto questo contribuisce a sviluppare l’empatia, la capacità di ascolto e la comprensione del punto di vista altrui. Il teatro, inoltre, offre ai giovani la possibilità di esplorare le proprie emozioni, di dare voce ai propri pensieri e di confrontarsi con le grandi domande della vita. In un’epoca dominata dalla tecnologia il teatro rappresenta un’esperienza autentica, capace di nutrire l’anima e di arricchire il bagaglio culturale.
Un’iniziativa da valorizzare.
L’iniziativa del Carlino, che ha offerto agli studenti la possibilità di assistere a uno spettacolo di tale valore, merita di essere sostenuta.
Il teatro è un luogo d’incontro e di scambio, un’occasione di crescita e di arricchimento personale. È fondamentale che le istituzioni, le scuole e le famiglie collaborino per avvicinare i giovani al teatro.
Solo così potremo garantire che continui a svolgere la sua funzione educativa e culturale, contribuendo alla formazione di cittadini consapevoli e responsabili.