Una pagina dopo l’altra dal 1885 Il rituale di sfogliare il giornale
Dalla carta stampata al flusso continuo di notizie sul web e social che ci raggiungono ovunque: traguardo dei 140 anni per la testata storica ’Il Resto del Carlino’, fra tradizione e innovazione

Dal gesto lento di girare le pagine al flusso continuo delle notifiche: 140 anni de Il Resto del Carlino, tra tradizione e innovazione. Il rumore delle pagine sfogliate al mattino era il primo segnale che una nuova giornata stava per cominciare. Fonte irrinunciabile di informazione, la lettura del quotidiano era anche un vero e proprio rituale. Lo si sfogliava soprattutto a casa: ognuno di noi ha qualche ricordo legato al giornale, al suo odore particolare, al rumore delle pagine sfogliate dai nonni e dalle nonne, magari proprio durante la colazione, tra biscotti e tazze di latte. E vogliamo parlare del gesto del lettore di turno, quel dito portato alle labbra da inumidire per riuscire a girare una pagina per volta? Ma il giornale si sfogliava anche nei bar e nei circoli insieme agli amici, prendendo spunto dalle parole dei cronisti per approfondire, riflettere e confrontarsi.
E proprio con l’intento di dare alle persone un’ulteriore possibilità di riflessione, i giovani neolaureati in giurisprudenza Cesare Chiusoli, Alberto Carboni e Giulio Padovani, con una spesa iniziale di 400 lire, hanno dato vita al Resto del Carlino, immaginandolo più come giornale di concetto che di semplice informazione.
Le idee nascevano a Bologna in tre piccole stanze che ospitavano la redazione, venivano trasferite poi su copie in formato 19×29, poco meno di un foglioA4 («un giornale piccino per chi non ha tempo per leggere i grandi»), stampate presso la tipografia bolognese Azzoguidi.
Quanta acqua è passata sotto i ponti da quel 21 marzo di 140 anni fa! Oggi non siamo più noi a cercare le notizie ma sono loro che trovano noi, sempre e comunque: notifiche in tempo reale sui nostri smartphone e news condivise sui social media hanno preso il posto della carta stampata. Eppure il giornale, inteso soprattutto come quotidiano, continua a rappresentare per molti una voce autorevole di approfondimento, di certo meno frammentata e dispersiva di quella che viaggia, a volte senza freni, in rete.
Nonostante i numerosi cambiamenti da quel lontano 21 marzo 1885, celebrare un traguardo così tanto importante spinge anche noi giovani lettori a riflettere sul valore della tradizione giornalistica e sul ruolo che un quotidiano storico come Il Resto del Carlino continua a svolgere oggi nella società e nel territorio in cui viviamo.
Questi 140 anni di storia racchiudono molte curiosità. Le prime due stanno nel nome originale: Il Resto… del Carlino. Il carlino era la moneta da 10 centesimi con cui si acquistava un sigaro, che ne costava 8: al posto del resto, veniva consegnata una copia del giornale. E quei puntini sospensivi? Inseriti per creare un effetto ironico e giocoso, con chiaro riferimento a un’espressione popolare bolognese che significava regolare i conti (o dare a ciascuno il suo), sparirono nel dicembre 1885 per dare un’immagine più seria al giornale. Altra curiosa trovata per catturare l’attenzione dei lettori fu quella di intitolare il primo editoriale ’?’, a primo impatto incomprensibile.
La spiegazione, però, è presto data: nell’articolo stesso, la redazione chiarì che «il punto interrogativo sta a sintetizzare la curiosità dei lettori riguardo al come e al perché della nostra pubblicazione». Il nome del quotidiano, inoltre, cambiò ancora tra il 1945 e il 1953, arrivando nelle botteghe come Giornale dell’Emilia, per tornare poi a essere Il Resto del Carlino come tutti lo conosciamo ancora oggi. Sapete che tra il 1940 e il 1951 scrisse per il Carlino anche Enzo Biagi, uno dei più prestigiosi giornalisti del ‘900? Nella storica redazione bolognese del quotidiano, infatti, è ancora conservata la macchina da scrivere da lui usata. Biagi raccontò poi che il lavoro frenetico di quegli anni fu per lui molto formativo.
Adesso vorremmo noi suscitare la curiosità della redazione, lanciando una proposta: perché non prevedere una rubrica periodica curata da noi ragazzi che tratti del ’nostro mondo’?
Alunni della classe 2^C Scuola G. Cavedoni Sassuolo Ait Addi Yasmine, Apraku Elvis Barozzi Elena, Bergonzini Vera, Braglia Elisa, Calmic Patrick, Casolari Athos M., Dervishaj Armelia, Esposito Giulia, Fogliani Riccardo, Galanti Alessandro, Giaroli Diego, Gurzì Dalila, Hemida Ameni, Orlandi Nicole, Ouai Youssef, Prandini Gabriele, Quaglio Michelangelo, Rossi Sara, Schimmenti Martina, Tampieri Giulia, Valentini Luca, Zapisek Asia.
Docenti: Claudia Albergucci e Francesca Sculco.