Ambasciatori Onu per un giorno Ecco come cambiare il pianeta
Gli studenti della 3^ A della ”Mattei“ hanno partecipato al laboratorio “Change the world“ promosso da Hera, dibattendo di temi come lo spreco alimentare e gli eccessivi imballaggi

Il fast fashion, lo spreco alimentare, gli eccessivi imballaggi e l’inquinamento sono spesso considerati oramai dati di fatto, davanti ai quali noi cittadini siamo impotenti. Ma è davvero così? Il 20 marzo scorso la mia classe, la 3^A della scuola “E. Mattei” di Marina di Ravenna, ha partecipato al laboratorio “Change The World”, promosso da Hera. Il progetto si basa su un modello didattico chiamato Model United Nations (Mun), una simulazione in cui gli studenti interpretano gli ambasciatori Onu di uno Stato, dibattendo su tematiche globali e proponendo soluzioni concrete.
Gli argomenti sul tavolo erano fast fashion, eccessivi imballaggi, spreco alimentare e inquinamento acustico e visivo causato da concerti live. Ogni gruppo rappresentante un Paese (Bangladesh, Giappone, Italia e Stati Uniti) doveva proporre soluzioni al problema che maggiormente colpiva il proprio paese, con relativi finanziamenti. Alla fine del dibattito, si è votato per approvare o disapprovare le proposte avanzate.
L’attività aveva l’obiettivo di stimolare il pensiero critico, sensibilizzando gli studenti su tematiche ambientali e sociali, oltre che insegnare a comunicare le proprie idee in modo chiaro e assertivo.
L’Onu, nata nel 1945 per promuovere la pace e la cooperazione tra gli Stati in seguito al secondo conflitto mondiale, è spesso criticata per l’influenza delle grandi potenze nelle decisioni internazionali. Partecipando al laboratorio, ho avuto l’opportunità di osservare dinamiche simili: trovare soluzioni giuste per tutti è difficile, perché spesso prevalgono gli interessi economici e politici di quelle che sono considerate le “super potenze”.
Tre Stati su quattro sono riusciti a fare approvare le proprie proposte (Giappone, Italia e Stati Uniti), mentre il Bangladesh, che affrontava il tema più urgente del fast fashion, non ci è riuscito. Perché? Beh, il fast fashion, una delle industrie più inquinanti, si basa proprio sullo sfruttamento da parte delle multinazionali della manodopera nei Paesi in via di sviluppo, ma la sua regolamentazione incontra forti resistenze anche a causa degli interessi e del potere che hanno queste multinazionali.
Questa esperienza mi ha portato a riflettere: se vogliamo davvero cambiare il mondo — eliminando povertà, sfruttamento e inquinamento — dobbiamo partire dalle nostre scelte quotidiane. Spesso ci lamentiamo delle ingiustizie globali, ma continuiamo a collaborare inconsapevolmente. Ad esempio, quando acquistiamo un vestito a basso costo, riflettiamo su chi lo ha prodotto? Quanto ha guadagnato quella persona? Qual è stato l’impatto ambientale della sua fabbricazione? Serve un cambiamento di mentalità. Non possiamo più ragionare solo in termini di capitale e profitto, ignorando le conseguenze delle nostre azioni. Dobbiamo ricordare che, affinché un uomo sia miliardario, ce n’è un altro che non ha da mangiare.
Emilia Neto, classe 3^A Scuola media “Mattei” di Marina di Ravenna Prof.ssa Nias Zavatta
Noi alunni della 1^C della scuola media “Mattei” abbiamo letto un romanzo molto particolare, “L’Occhio del Lupo” di Daniel Pennac, che narra la storia di un ragazzo e di un lupo proveniente dall’Alaska.
Il lupo, chiuso nella sua disperazione, guarda il mondo con un occhio solo.
Il ragazzo riesce a superare la sua diffidenza e a conquistarlo con un gesto di solidarietà, chiudendo a sua volta un occhio. Il ragazzo così si ritroverà in Alaska a ripercorrere la vita del lupo e della sua famiglia fino al giorno della sua cattura.
Il lupo, invece, vivrà il viaggio del ragazzo attraverso i colori e i profumi dell’Africa Gialla, Grigia e Ver-de, fino all’arrivo nel cosiddetto mondo civilizzato in cui si sente prigioniero.
L’autore ci ha insegnato quanto sia difficile fidarsi di qualcuno e raccontarsi, ma anche quanta felicità possa scaturire dalla condivisione delle proprie storie.
L’incontro tra i due esseri che hanno vissuto solitudine, dolore e nostalgia ci fa riflettere sull’importanza dell’amicizia. Si può scoprire che un amico non è sempre la persona che ci aspettavamo, a volte ci può deludere e per superare tutto ciò è indispensabile comunicare e trasmettere le proprie emozioni, ma soprattutto bisogna essere disposti ad accettare l’altro.
Il racconto ci fa riflettere anche sull’ingiustizia che il lupo o qualsiasi altro animale subisce se viene privato del suo habitat naturale ed è costretto a vivere lontano dal suo luogo di origine. La cattività modifica l’essenza degli animali che sono privati di una vita in libertà con la loro specie.
Costringere un animale a vivere fuori dal suo ambiente naturale, spesso a seguito di una cattura, è qualcosa di crudele. Noi non possiamo negare che gli animali provino sentimenti ed emozioni come la solitudine, soprattutto quando negli zoo o nei circhi devono intrattenere un pubblico per fare spettacolo.
Consiglio a tutti di leggere questo libro per i valori che ci comunica.
Sara Civenni, classe 1^C Scuola media “Mattei” di Marina di Ravenna Prof.ssa Alessandra Grilli