A teatro la storia di un ’No’: si deve avere il coraggio di dirlo
Allo Sperimentale i ragazzi mettono in scena una relazione tossica Alessandro tratta Martina come un oggetto, lei alla fine riesce a opporsi: anche se non è facile
Storia di un no. E’ lo spettacolo teatrale a cui alcuni classi hanno avuto la possibilità di assistere al Teatro Sperimentale. La protagonista è Martina, una ragazza che inizia una relazione con un coetaneo, Alessandro. Ben presto la relazione si trasforma in qualcosa di “tossico”: Alessandro controlla Martina, è geloso, possessivo, la tratta come un oggetto, ha paura che lei lo tradisca. Dopo un po’ di tempo Martina finalmente riesce a dire NO ed a fermare tutto quello che la opprimeva. Lo spettacolo ci ha fatto riflettere sul fatto come un NO, non facile da pronunciare, a volte possa cambiare la tua vita e le scelte che facciamo. Il no a volte ci spaventa, abbiamo paura di deludere, di ferire e allora lasciamo fare o accettiamo le cose così, ad esempio una situazione scomoda in cui ci troviamo a causa di brutte amicizie o una relazione che non abbiamo mai desiderato, o che non ci rende felici, senza però accorgerci che in questo modo ci facciamo del male da soli.
Bisogna essere capaci di dire no, di accettare le emozioni senza nasconderle e farle invece uscire come un fiume di colori. Una frase molto significativa che è stata citata nello spettacolo è stata: «Per parlare di emozioni bisogna essere disposti a parlare di tutto». Ciò significa che per esprimere le proprie emozioni non ci devono essere limiti, bisogna dire tutto senza alcuna vergogna perché in fondo tutti, maschi e femmine, proviamo le stesse emozioni anche se magari con diversa intensità. Alla fine dello spettacolo abbiamo fatto qualche domanda agli attori, una “intervista”. Abbiamo chiesto se c’era effettivamente un modo per dire di no quando qualcosa non ci piace; gli attori hanno risposto che non è assolutamente facile però bisogna trovare la forza di esprimersi prima che sia troppo tardi.
Bisogna saper trovare il coraggio di mostrare le proprie opinioni o di chiedere aiuto a qualcuno. Una cosa molto importante è che ognuno di noi «protegga» la propria vita (magari con qualche “NO” in più) da relazioni /situazioni tossiche e, anche se a volte i NO possono far rimanere male, almeno ci tengono lontani da egoismo e cattiveria.
Margherita Fedi, Alessio Andrisani, Giacomo Cecchini, Lara Lippa 3 E
Questo disegno (sotto) è la storia di un amore che si è trasformato in una prigione. Al centro c’è Martina, il suo “NO” spezza il passato oscuro, frantumando il vetro della paura e della dipendenza. Ogni frammento rappresenta i momenti che hanno portato Martina a questo grido.
I messaggi di Alessandro “Con chi sei?” Sospetto.
“Non mi piace quando fai così” tentativo di controllo. “Sto venendo da te” Minaccia. Il loro primo bacio – un ricordo luminoso, ma già incrinato. Le sue parole cariche di rabbia: ”Ti spacco la faccia”, ormai è diventato come suo padre. Alessandro ama, ma il suo amore soffoca.
’’Capisci che ti amo?” Suona come un ordine. E dopo la separazione resta solo, nel buio. Questo disegno parla dell’importanza di dire NO al momento giusto. Perché l’amore non è controllo, paura o dolore.
Il vero amore non distrugge.
La nostra classe sta approfondendo alcuni temi di carattere sociale, stiamo studiando gli obiettivi dell’agenda 2030 e ci siamo chiesti in che modo queste questioni influenzano la nostra vita.
L’obiettivo 4 e 5 dell’agenda 2030 cercano di raggiungere un livello di istruzione di qualità e una parità di genere. In base all’obiettivo 4 abbiamo svolto delle interviste alle nostre madri che ci hanno raccontato della loro esperienza a scuola nei rispettivi luoghi di nascita negli anni 80(Salvador do Bahia, Marche e Sicilia). E’ stato interessante notare le differenze nei vari racconti, a seconda dei diversi posti. Per quanto riguarda l’obiettivo 5 invece un nostro compagno ha intervistato sua nonna che ha raccontato della vita negli anni ‘50; lei lavorava in campagna e non riuscì a terminare gli studi per via di tutte le discriminazioni maschiliste che riguardano la parità di genere. Doveva aiutare la famiglia e abbiamo anche capito che, se in famiglia c’era un figlio maschio, si dava la precedenza a questo e si preferiva far studiare lui se c’erano le possibilità. Da queste interviste siamo arrivati a una conclusione: negli anni ‘80 ci furono diversi passi in avanti nelle tematica dell’ istruzione e parità di genere. Il progresso che ebbe più successo fu il maggior accesso all’università per le donne e anche un’educazione e una sensibilizzazione maggiore sulla parità di genere. Dagli anni 80’ fino ai nostri giorni d’oggi l’Italia affronta diversi progressi ma ancora non possiamo affermare di aver raggiunto a pieno gli obiettivi dell’Agenda 2030. Abbiamo capito che ancora non c’è una vera ed effettiva parità di genere.
Le donne spesso ancora sono retribuite meno degli uomini, a volte penalizzate nei posti di lavoro perché aspettano un bambino.
Dobbiamo essere noi, nuove generazioni, a far sentire la voce delle donne, dobbiamo aiutarle a dire “NO”!
Alissa Cristina Benedetti, Iacopo Iacomucci e Miriam Lupo 3B