ll progetto de il Resto del Carlino per i lettori di domani

Scuola Secondaria I grado Gherardi di Lugo (RA) - 2A, 2B

A.N.G.E.L.O., dagli scambi a scuola all’associazione del vintage

Giulia Bacchi, addetta alle pubbliche relazioni, racconta ai ragazzi della media ‘Gherardi’ di Lugo l’affascinante mondo della moda d’annata e degli archivi dei capi che fanno storia

Abbiamo intervistato Giulia Bacchi, addetta alle pubbliche relazioni dell’associazione A.N.G.E.L.O, per scoprire l’affascinante mondo del vintage e degli archivi di moda.

Giulia ci accoglie nel loro splendido Vintage Palace nel centro di Lugo e ci racconta che Angelo Caroli, il fondatore dell’associazione A.N.G.E.L.O, negli anni Settanta ha iniziato a rivendere, a scuola, dei capi usati, come se fosse un gioco: nessuno prima di lui lo aveva mai fatto e per molti l’attività di Angelo era sospetta. «All’epoca la concezione dell’usato era diversa da quella di oggi, oggi comprare usato è una considerata una cosa normale, mentre una volta si comprava usato solo se non si avevano soldi e, per molti, era una vergogna». Negli anni Novanta, invece, ha aperto la sede principale, quella attuale. Giulia ci ha spiegato che il nome dell’associazione è stato scritto con i puntini tra le lettere solo per rendere la grafica più bella, non per questione di acronimo o altri significati.

Abbiamo chiesto a Giulia quali sono gli articoli più richiesti e ci ha risposto che, di solito, sono vestiti e borse di marca perché questi articoli, se li compri nuovi, arrivano dopo molto tempo e costano molto di più, mentre se li prendi dall’usato ci mettono meno tempo e sono più economici. «Riconoscere l’originalità dei capi è un lavoro che fa ancora tanto Angelo, avendone viste tante, perché, questo lavoro si fa soprattutto con l’esperienza che con la teoria». La sede ha anche un archivio, diviso in tipologie di capi d’abbigliamento e accessori: Giulia ci ha mostrato la stanza delle scarpe. Visitano l’archivio soprattutto stilisti che vogliono prendere spunto da abiti già andati di moda, cercando dei dettagli particolari, per creare nuove collezioni. «Gli stilisti vengono da A.N.G.E.L.O per vedere cosa è stato fatto nel passato e come prendere dei dettagli per riportarli nelle collezioni di adesso». Giulia ci ha detto che questa associazione collabora anche con delle scuole e fa, sotto richiesta, visite guidate nell’archivio.

Ci ha anche informato che la loro associazione possiede anche negozi online e dei negozi pop up, ovvero dei temporary shop, di solito dentro altri negozi più grandi, come la Rinascente a Milano.

Giulia ci ha anche detto che quando si acquista un nuovo capo usato, lo lavano e lo sterilizzano attraverso dei macchinari apposta, prima di vendere il prodotto.

«Il vintage è anche una questione di ecologia, perché se dai una nuova vita a un capo eviti che questo finisca in una discarica a inquinare, quindi è anche un modo per aiutare l’ambiente».

In conclusione? Chi visita Lugo non può perdersi un viaggio in questo mondo incredibile!

Sara Tampieri, Sofia Tellarini, Agata Landi, Anita Costa Classe 2^ B della scuola media ‘Gherardi’ di Lugo Prof Cecilia Savioli

 

Abbiamo intervistato Ilaria Laghi e Sara Mariani, che lavorano in un negozio di vintage a Lugo. Il vintage è molto più di “un abito vecchio”: è un modo di vivere la moda, un’occasione per indossare storie e per dare nuova vita a pezzi unici. Con esse abbiamo parlato del loro negozio e di come oggi il vintage sia tornato di moda, conquistando anche i più giovani.

Com’ è nata l’idea del Lugo vintage? «È nata da A.N.G.E.L.O. che ha molte persone che vendono da lui in privato nel suo negozio, e non riesce a gestire tutti gli affari. Così ci ha proposto di organizzare un evento a Lugo per attirare pubblicamente tutte le persone che vogliono vendere i loro vestiti e accessori. Va avanti dal 2012».

Come viene pubblicizzata l’idea? «Noi pubblicizziamo sia sulla stampa locale, ultimamente, sui social, per questo abbiamo una pagina su Facebook e Instagram, e su vari siti come La Repubblica, Il corriere e altri portali online. Inoltre ci pubblicizzano anche alcuni influencer. Facciamo dei cartelloni in strada e abbiamo dei piccoli foglietti che andiamo a distribuire nei mercati principali del nord Italia».

Quali sono gli articoli più richiesti? «Ovviamente gli articoli firmati».

Cosa significa davvero “vintage”? «Vintage” significa “Vino d’annata” e, per estensione, tutto ciò che ha più di vent’anni di storia e che abbia avuto un valore all’interno della moda. Il vintage non riguarda solo l’abbigliamento, ma anche l’oggettistica».

Cosa succede ai vestiti e agli oggetti che non si riescono a vendere? «In realtà questo non è un problema di chi organizza l’evento, ma degli espositori, alcuni ti tengono e partecipano ad altri mercati dell’usato, altri li donano a enti di beneficenza. Noi però da alcuni anni abbiamo una collaborazione con il settore delle associazioni a cui dedichiamo una piazzetta in cui possono allestire stand per la raccolta di fondi, abbiamo visto che alcuni espositori lasciano a loro i vestiti invenduti, in questo modo le associazioni possono poi distribuirli a chi ne ha più bisogno».

Avete mai collaborato con delle scuole? «Quest’anno i ragazzi di alcune classi del Polo tecnico professionale di Lugo faranno il loro primo swap party. Sarà tutto gestito dai ragazzi ed avranno uno spazio sotto il Pavaglione. Lo swap party funziona senza l’uso di soldi, swap significa “scambiare/barattare”, ed è una pratica diffusa nei paesi del nord. In pratica, i ragazzi delle classi coinvolte raccoglieranno i vestiti che altri studenti porteranno a scuola e li valuteranno in gettoni. I vestiti raccolti in questo modo non hanno un prezzo ma un valore in gettoni e saranno usati per allestire la bancarella così i ragazzi che hanno ricevuto i gettoni potranno usarli per “comprare” altri vestiti, durante il Lugo Vintage.

Quello che non sarà venduto allo swap party dei ragazzi del Polo verrà donato a un’associazione di Lugo che si occupa di minori in difficoltà. Abbiamo notato che molti ragazzi sono attenti alla moda sostenibile, alcuni comprano già oggetti e vestiti usati in internet, una volta comprare cose usate era una “vergogna”, ormai oggi l’idea di acquistare cose di seconda mano è “sdoganata” e questo è positivo perché limita gli acquisti di fast fashion».

Antonela Kercuku, Caterina Longanesi e Sofia Luminasi Classe 2^ A della scuola media ‘Gherardi’ di Lugo Prof Cecilia Savioli

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