ll progetto de il Resto del Carlino per i lettori di domani

Scuola Secondaria di I grado Gessi di San Pietro in Vincoli (RA) - 3C

«Diritti delle donne conquistati Ma serve sempre attenzione»

Parlano le nonne degli allievi della scuola media ‘Romolo Gessi’ di San Pietro in Vincoli Un tempo diverse violazioni, anche oggi «le ragazze non devono farsi mettere i piedi in testa»

Ogni giorno milioni di persone in tutto il mondo lottano per avere gli stessi diritti. La parità di diritti non è solo una questione di legge, ma un valore fondamentale che riguarda tutti. Nella nostra Costituzione, l’articolo 3 afferma che “tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione”, e noi, in questo articolo, vogliamo soffermarci sulla distinzione “di sesso” o di genere. Nel passato i diritti delle donne erano estremamente limitati nella maggior parte delle società del mondo, la loro posizione era inferiore rispetto a quella degli uomini e le loro opportunità di partecipare alla vita pubblica e professionale erano fortemente ristrette; tuttavia, nel corso dei secoli, ci sono stati alcuni cambiamenti grazie alle lotte condotte, ad esempio, per conquistare il diritto di voto, possibile per le donne italiane solo dal 2 giugno del 1946.

Abbiamo intervistato alcune delle nostre nonne, che hanno vissuto questo periodo di cambiamento in maniera personale.

La nonna di Alessia dichiara: «Sono nata per sbaglio e per giunta femmina; il figlio maschio è arrivato 5 anni dopo di me ed era il preferito», evidenziando un tratto comune a molte famiglie, in cui ai figli maschi si concedeva molto di più che alle sorelle, come, ad esempio, la possibilità di uscire da soli, andare al bar, fumare… «Io, invece, non dovevo dire o fare cose che avrebbero potuto far pensare che non fossi una ragazza seria». La nonna di Agata lo conferma: «Loro non facevano le faccende domestiche e noi sì, loro uscivano e noi no, noi donne dovevamo servire i maschi della famiglia», e la nonna di Martina denuncia: «Mio fratello prendeva la paghetta e io no, inoltre è potuto uscire di casa prima di me». Rincara la nonna di Nicole: «Solo qualche volta le donne potevano svagarsi; parlare con i vicini o cucinare cose buone, come le lasagne, era l’unico modo per farlo».

Anche lo studio era per lo più riservato ai ragazzi: nella famiglia della nonna di Desiré «i maschi andavano a scuola, invece le femmine no». Del resto, «non era fondamentale imparare un mestiere, perché tanto le donne sarebbero diventate madri e quindi avrebbero badato alla famiglia», dice la nonna di Alessia, mentre quella di Camilla confessa: «Purtroppo non ho seguito i miei sogni perché c’erano troppe aspettative sulle donne, ad esempio fare figli e sposarsi da giovani… io queste aspettative le ho eseguite». Anche la nonna di Fabrizio non è stata molto incoraggiata con gli studi «perché dovevo dare una mano in casa, infatti ho fatto solo la quinta elementare», e quella di Agata dichiara: «Andavo anche bene a scuola, volevo continuare, ma in seconda superiore mi hanno obbligato a smettere per lavorare in casa; i maschi lavoravano nei campi e noi donne in casa, perché, quando tornavano, il pranzo doveva già essere in tavola».

Quando abbiamo chiesto se avessero mai partecipato a movimenti o manifestazioni per i diritti delle donne, la nonna di Alessia ha risposto: «La mia è stata una rivoluzione silenziosa, fatta di tante piccole conquiste, che per me erano grandi vittorie, a cominciare dalla patente, dalla macchina (una “cosa da uomini”, o da donne che avevano alle spalle uomini moderni), dal fatto di poter lavorare fuori casa e vestirmi come più mi piaceva (all’inizio mettevo la minigonna di nascosto, una volta fuori casa, poi piano piano ho cominciato ad uscire di casa con la minigonna)».

Alcune di loro hanno partecipato a scioperi per i diritti sul lavoro, per il di-ritto al divorzio e per quello sull’aborto. La nonna di Agata ha raccontato: «Ho iniziato a lavorare a 16 anni in un negozio; tra il ’69 e il ‘70, durante uno sciopero, mi ricordo che eravamo in sei commesse: in tre stavamo fuori con il negozio chiuso, e chi passava e non era d’accordo ci lanciava degli oggetti». Ma non esistono solo le proteste di piazza: «Anche io, col mio voto, ho contribuito alle leggi sull’aborto e sul divorzio». Tra le conquiste più importanti per la parità di genere, le nostre nonne ricordano anche l’abolizione del delitto d’onore, la trasformazione della violenza sessuale da reato contro la morale a reato contro la persona, l’ammissione delle donne a tutti i pubblici impieghi, l’abolizione del matrimonio riparatore (racconta ancora la nonna di Alessia che una sua zia, in Sicilia, ha dovuto sposare un uomo che non voleva, perché lui si era permesso di andare a casa sua quando era sola).

Infine, abbiamo chiesto alle nostre nonne se avessero un consiglio da dare alle giovani donne di oggi riguardo alla parità di genere. Tutte loro hanno detto che le ragazze non devono farsi mettere i piedi in testa da nessuno e che, se questa cosa dovesse accadere, bisogna ribellarsi e protestare.

D’altronde, ancora adesso le differenze tra i diritti dell’uomo e della donna non sono state eliminate del tutto: per fare un esempio, spesso lo stipendio delle lavoratrici donne è minore rispetto a quello dei colleghi uomini; o, ancora, sono all’ordine del giorno casi di violenza sulle donne che arrivano fino al femminicidio.

Diego Cevolani, Matilde Colle, Desiré De Lorenzi, Alessia Tomassini e tutta la classe 3^ C della scuola media di San Pietro in Vincoli

 

Lo sport è una componente fondamentale nella vita di molti di noi. Che si tratti di una partita di calcio tra amici o di un allenamento in vista di una gara, l’attività sportiva regala emozioni, insegna valori e mantiene in forma. Ma come possiamo coordinarla con lo studio? La scuola richiede impegno e tempo, proprio come lo sport. Riuscire a trovare un equilibrio può sembrare difficile, ma è possibile, come emerge dalle risposte di alcuni studenti-atleti che fanno cinque allenamenti settimanali di 2/3 ore.

Come riesci a gestire allenamenti e studio, soprattutto nei periodi di gare o verifiche importanti? Lorenzo, 20 anni, pallavolista: «Di solito, ho sempre cercato di portarmi avanti con i compiti evitando di sovraccaricarmi; preferisco dedicarmi allo studio prima di allenamenti o partite, piuttosto che dopo».

Quali consigli daresti ai compagni che praticano sport a un certo livello per non sentirsi sopraffatti? Nicholas, 14 anni, karateka: «L’importante è creare una pianificazione settimanale che tenga conto di tutti gli impegni, sia dentro che fuori dallo sport; una routine che preveda allenamenti, studio e anche tempo libero, senza sentirsi in colpa se, magari, qualcosa andrà cambiato».

A volte ti senti sotto pressione per dover andare bene sia nello sport che a scuola? Samuele, 14 anni, calciatore: «Mi capita spesso… Sia nel calcio che nella scuola ho costantemente paura di non rispettare le aspettative, sia personali che altrui. Queste situazioni le gestisco concentrandomi su quello che sto facendo adesso, senza pensare ai giudizi che potrò ricevere dopo».

Quali benefici trai dalla tua vita divisa tra scuola e sport? Alessia, 13 anni, pallavolista: «Dopo una giornata impegnativa a scuola, puoi andare ad allenamento sfogando parte dello stress accumulato».

Concludendo, bisogna ricordarsi che sia la scuola che lo sport sono importanti e richiedono organizzazione; del resto, pur essendo giusto avere il sogno di sfondare nello sport, non è così scontato riuscirci, ed è lo studio che può garantire un’alternativa alla carriera sportiva.

Diego Cevolani, Desiré De Lorenzi, Samuele Sanvido, Alessia Tomassini, classe 3^ C della scuola media di San Pietro in Vincoli

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