ll progetto de il Resto del Carlino per i lettori di domani

Il paese si mobilita per gli ucraini

Arrivati nei giorni scorsi a casa di Jutta e Stephan Geaeger una nonna, una mamma e due bambini

Sant’Agata Feltria si è distinta per la sua solidarietà nei confronti del popolo ucraino. Da pochi giorni sono arrivati, presso l’abitazione di Jutta e Stephan Jaeger (tedeschi d’origine, santagatesi d’adozione) un’intera famiglia di profughi: nonna, mamma e due bambini. La segnalazione è stata fatta da Vicky, una giovane ucraina che vive a Sant’Agata da diversi anni.

La donna, appena scoppiata la guerra nel suo Paese, si è mobilitata per far arrivare in Italia i parenti. Ciò che rende speciale questa iniziativa è che all’interno della provincia di Rimini, come ci racconta, orgoglioso, il consigliere Eupremio De Michele, «proprio Sant’Agata Feltria è uno dei primi casi in cui una famiglia ospita a proprie spese i profughi di guerra, provenienti dall’Ucraina». A mobilitarsi non solo l’Amministrazione ma anche le forze dell’ordine, con a capo il maresciallo Satanassi e i volontari delle associazioni, semplici cittadini che si spendono per fare la differenza.

Ogni persona che abbandona la propria casa lascia un pezzo di sé: dietro i sorrisi di questi bambini, e oggi corrono nel giardino di Jutta, ci sono occhi che hanno visto palazzi distrutti e incubi tramutarsi in realtà. Lontani dai loro padri, dalle camerette con i loro giochi, dagli amici.

Oggi questa famiglia ucraina può finalmente dormire tranquilla, mangiare un piatto caldo e i bambini possono tornare a giocare: gesti che per noi sono ordinari ma per chi fugge dalla guerra significano tornare a vivere. I consiglieri De Michele e Katia Castellucci (occupata in prima linea nella Misericordia di Sarsina) ci hanno parlato del loro impegno nella ricerca di alloggi e di beni di prima necessità: «E’ questo un vero atto di misericordia. Amare non significa ricevere ma donare».

Queste madri, coi loro bambini, che scappano in fretta e furia, incontrano molte difficoltà, a partire dai blocchi, presso le frontiere, per ragioni sanitarie, fino alla mancanza di cibo o alle comunicazioni stesse che risultano complicate in assenza di spazi in cui ricaricare i telefoni cellulari. In particolare, nelle ultime ore, in Ungheria sono fermi su un autobus, senza più derrate alimentari, altri due bambini e le loro giovani mamme che la comunità santagatese è pronta a ospitare. Ed è in questo clima che diciamo a gran voce di stare sempre dalla parte della pace. La psicologa e psicoterapeuta Laura Travaglini, punto di riferimento per molte persone della vallata ricorda: «Come affrontare la guerra? Imparando ad amarci meglio e ad amare meglio gli altri».

Votazioni CHIUSE
Voti: 0

Pagina in concorso