ll progetto de il Resto del Carlino per i lettori di domani

L’Italia ripudia la guerra: l’art. 11 torna attuale

Dopo che alle porte dell’Unione europea è esploso un conflitto armato, i ragazzi riflettono su quanto previsto dalla nostra Costituzione

«L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali»: inizia così l’articolo 11 della nostra Costituzione, promulgata nel 1947. L’Italia aveva appena vissuto la distruzione e le catastrofi di due guerre mondiali, che avevano causato milioni di morti e lasciato interi paesi da ricostruire; per i nostri padri costituenti era indispensabile consegnare un chiaro monito alle generazioni future: non ripetere gli stessi errori e impegnarsi affinché le guerre rimanessero fenomeni del passato, da studiare sui libri di storia. In questi giorni l’art. 11 è tornato tristemente di grande attualità, da quando, alle 4 di mattina del 24 febbraio scorso, la Russia ha iniziato ad attaccare l’Ucraina, e la guerra, che sembrava una possibilità lontana, è diventata realtà. Una guerra alle porte dell’Unione Europea, che coinvolge direttamente o indirettamente le grandi potenze mondiali, e rischia di diventare molto pericolosa per tutti. A scuola abbiamo letto giornali, guardato video, approfondito: abbiamo parlato di guerra fredda, Nato, URSS, caduta del muro di Berlino, Russia, Crimea e Donbass; da più di un mese vediamo sui media quelli che sono gli effetti della guerra: città interamente distrutte, case e palazzi sventrati, sirene che suonano per gli imminenti attacchi, famiglie che si rifugiano in cantine e sotterranei.

Poi ci sono i dati: più di 15000 soldati e almeno 1276 civili, tra cui molti bambini, sono morti in Ucraina dall’inizio del conflitto.

Sono oltre 4 milioni i profughi ucraini scappati dal loro paese, circa il 90% sono donne e bambini; più di un terzo sono andati in Polonia mentre la maggior parte dei rifugiati sta trovando ospitalità e assistenza nei paesi limitrofi: Slovacchia, Ungheria, Romania e Moldavia (dati UNHCR). Molti sono arrivati anche in Italia, persino nei nostri piccoli paesi, per ricongiungersi con parenti che lavorano qui da tempo. Sono persone che hanno dovuto lasciare tutto per salvarsi, anche gli affetti. Ancora: gravi conseguenze sull’economia mondiale e sui mercati finanziari; aumento dei prezzi del gas naturale e dei cereali; paura che scoppi la Terza Guerra Mondiale e che si utilizzino armi nucleari o chimiche. Il vero problema, alla fine, è che dopo due Guerre Mondiali dovremmo aver imparato che una guerra non porta né a vincitori né a vinti, ma solo alla devastazione dei popoli coinvolti; purtroppo, evidentemente, non è così!

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