Tra i corridoi della scuolaspuntano le pietre d’inciampo
Bertola Rimini Alcune installazioni sono state posizionate sui pavimenti per non dimenticarele vittime del nazifascismo e in particolare il martire Renato Mancini, originario di Saludecio

La I Guerra Mondiale. Gli storici la chiamano la ’Grande guerra’ poiché per tutti, soldati e civili, fu terribile e devastante. Particolarità di questo conflitto furono le trincee: camminamenti scavati nel terreno (a volte anche molto stretti e claustrofobici), da cui si combatteva ma dove si viveva. I soldati potevano stare in trincea anche mesi, circondati da fango, sporcizia e compagni morti. Anche il cibo scarseggiava. Durante questo conflitto i militari, inizialmente entrati inguerra volontariamente e entusiasti dell’esperienza, nel tempo hanno avuto paura di affrontare la vita in trincea. Ogni momento poteva essere mortale sotto gli attacchi nemici. In classe abbiamo letto alcune testimonianze di soldati, tra la sofferenza per una guerra logorante che nessuno voleva più combattere e la straziante nostalgia di casa e degli affetti più cari. Possiamo fare una riflessione: siamo sicuri che noi avremmo resistito davvero poco in quelle pessimecondizioni poiché, per fortuna, siamo abituati a tutt’altra vita e, pensando a tutto questo, ci reputiamo molto fortunati per non aver dovuto vivere quel periodo storico e affrontare quel genere di difficoltà. Allo stesso tempo, siamo grati ai nostri predecessori per essersi sacrificati per la patria con coraggio e abnegazione.Aurora Capitani,Maria Vittoria Tomassini,Mattia Achilli, Davide DrudiClasse III AUn progetto particolare per la Giornata della Memoria, realizzato alla scuola Bertola di Rimini. Si chiama ‘Libri d’inciampo’ e ha coinvolto i ragazzi di 3D e 3G, guidati dai docenti Susan Russo e Francesco Concari. Le immagini di alcune luminose ’Pietre d’inciampo’ sono state posizionate sui pavimenti della scuola, circondate da stampe raffiguranti le copertine dei libri, inerenti al periodo storico nel quale è avvenuta la terribile persecuzione e strage delle vittime dell’ideologia nazi-fascista per motivi di religione, etnia, idee politiche, orientamento sessuale. L’effetto ottenuto è stato quello di un piccolo museo-mosaico diffuso sul valore della Memoria.
I compagni delle classi terze hanno spiegato cos’è una Pietra d’inciampo: una piccola pietra di ottone posta davanti alla porta della casa nella quale ebbe l’ultima residenza un deportato nei campi di sterminio nazisti. Sulla pietra è riportato il nome e cognome della vittima, nonché data di nascita, morte, giorno e luogo di deportazione. L’idea nasce da Gunter Demnig, un grande artista, nato in Germania nel 1947, che dedicò il suo spirito creativo alla memoria di queste persone. La prima piccola pietra d’inciampo (in tedesco Stolpersteine) fu posta a Colonia, in Germania, nel 1992 per ricordare la deportazione delle persone rom e sinti di quella città. Successivamente ne vennero collocate oltre 75mila in tutta Europa, più di 1.000 si trovano in Italia. Proprio qualche giorno fa, il 3 febbraio, il Comune di Verona, Aned e Fondazione Fossoli, con la posa della pie-tra d’inciampo, hanno celebrato Renato Mancini. Originario di Saludecio, residente a Verona, 30 anni, Renato Mancini insieme a Walter Ghelfi e Rino Molar, è uno dei tre riminesi martiri di Fossoli che trovarono la morte nell’orribile massacro nazifascista di 67 vittime al Poligono di Cibeno del 12 luglio 1944.
Ma perché queste pietre vengono chiamate così? Simbolicamente ’inciampare’ in una di esse significa riportare la nostra attenzione e riflessione su un difficile passato, scuotendo le coscienze di ognuno per non dimenticare mai, né restare indifferenti di fronte alle discriminazioni, alle ingiustizie, ai crimini passati, presenti e futuri. Men-tre camminiamo lungo i corridoi della scuola, immersi nei nostri pensieri quotidiani, lo sguardo può posarsi improvvisamente su un luccichio particolare che rischiara quei nomi e si riverbera sulle pagine dei libri che ci chiedono di non dimenticare. Comprendiamo allora fino in fondo che l’inciampo è emotivo e mentale, che non fa cadere, anzi, fa innalzare la nostra consapevolezza e sensibilità, pur nel dolore che accompagna il ricordo. Ci aiuta a proteggere il nostro futuro di ragazze e ragazzi.Angelica Andreini, GioeniaMargutti, Elena Puccinelli,Simone Casalboni,Diego Leon Trono Classe II B