ll progetto de il Resto del Carlino per i lettori di domani

Scuola Secondaria di I grado Enrico Mattei di Castel di Lama (AP) - Redazione

«Bullismo e cyberbullismo, l’importanza di chiedere aiuto»

Gli studenti della scuola Mattei di Castel di Lama hanno intervistato la dottoressa Irene Silvestri: «Spesso le conseguenze si verificano nel breve e nel lungo termine»

Negli ultimi anni il bullismo, ovvero quell’atteggiamento di «sopraffazione sui più deboli, con riferimento a violenze fisiche e psicologiche attuate specialmente in ambienti scolastici o giovanili» ha avuto un forte incremento, diventando sempre più pericoloso attraverso l’uso delle nuove tecnologie (si pensi al cyberbullismo). Il bullismo può sembrare una problematica molto lontana da noi e dalla nostra vita quotidiana. Spesso, erroneamente, viene associato alle grandi città, ma è un fenomeno allarmante che coinvolge moltissimi giovani anche della nostra realtà locale.

Da qui, la volontà di prendere in esame il contesto territoriale intervistando la dottoressa Irene Silvestri che ci ha raccontato la sua esperienza professionale.

Dottoressa, ha mai affrontato con i suoi pazienti problematiche legate al bullismo? «Sì, ho avuto a che fare con la gestione di casi di ragazzi e di adulti che avevano subito, o erano essi stessi gli artefici, di bullismo negli anni scolastici. Spesso le conseguenze degli atti di bullismo si verificano nel breve e nel lungo termine».

Quali sono, secondo lei, gli strumenti possibili per poter superare queste dinamiche di sopraffazione? «Se per ‘superare’ intendiamo la capacità di andare avanti dopo aver subìto o essere stati agenti di bullismo, direi che è fondamentale fare appello alle specifiche capacità di resilienza della persona e ad una rete sociale di supporto. Un ragazzino, una ragazzina, vittima o agente di bullismo, è una persona che è in difficoltà e, oltre a ‘mettere in campo ’ la sua specifica capacità di reazione di fronte a una situazione di tal genere, deve sapere che può chiedere aiuto e che ci sono persone (genitori, amici, insegnanti professionisti…)pronte ad offrirle quel supporto».

Che consigli si sentirebbe di dare a noi ragazzi? «Semplificando, gli interventi da mettere in atto sono tre. Parlare per ‘denunciare’: se stiamo vivendo una dinamica di tal genere o vediamo qualcuno invischiato, chiedere aiuto. Parlare per ‘elaborare e guarire’: aprirsi e dialogare di ciò che si vive o si è vissuto è fonda-mentale per affrontare ed andare avanti. Infine, rispettare: il rispetto è un valore fondamentale per salvaguardare la dignità e la diversità, proprie e altrui. Ci dobbiamo sempre ricordare che meritiamo rispetto e che gli altri, come noi, sono meritevoli di rispetto».

Qual è ’l’arma’ più potente contro il bullismo e il cyberbullismo? «Come detto in precedenza, soprattutto nel caso di ragazzi e ragazze, ma anche nel caso di adulti, è importante esplicitare la difficoltà vissuta a persone di fiducia e chiedere aiuto».

Maria Karol Bartolini Sara Castelli (Scuola ‘Mattei’ di Castel di Lama)

 

Tutti noi studenti della scuola ’Mattei’ di Castel di Lama abbiamo avuto l’opportunità di assistere alla proiezione di un film che, fin dal titolo, promette di sfidare le convenzioni e stimolare una riflessione profonda: ‘Il ragazzo dai pantaloni rosa’. La pellicola affronta il tema delle varie forme di bullismo che, attraverso i social media, amplifica e distorce le dinamiche di violenza psicologica. La discriminazione verso il protagonista, Andrea Spezzacatena, un ragazzo di 15 anni, non si limita solo ai comportamenti fisici o verbali diretti, ma si estende anche nel mondo virtuale, dove la facilità di giudicare, insultare e denigrare cresce esponenzialmente. I social diventano così un’arena dove l’identità e la libertà di espressione sono continuamente minacciate. In un’epoca in cui la tecnologia permea ogni aspetto della nostra esistenza, il bullismo si è evoluto adattandosi alle nuove modalità di comunicazione. Il bullismo online non è solo insulti diretti o minacce esplicite, ma una violenza psicologica che destabilizza l’autostima. La storia di Andrea non è la prima e non sarà neanche l’ultima di questo ciclo infinito di vittime giovanissime che scelgono di togliersi la vita a causa di bullismo e cyberbullismo. Dobbiamo quindi tutti maturare una corretta cultura digitale e soprattutto comportarci con rispetto nei confronti delle altre persone, facendo anche attenzione alle parole.

Arianna Antonelli Michelle Vallorani

 

Il libro ’Andrea oltre il pantalone rosa’ di Teresa Manes è la testimonianza dolorosa e sincera di una madre che cerca di dare voce al figlio Andrea, morto suicida a soli 15 anni; non è solo un racconto intimo e personale, ma un atto d’accusa contro una società spesso cieca e sorda davanti alle sofferenze degli adolescenti. Il pantalone rosa è un simbolo. Già dal titolo ci sentiamo invitati a guardare oltre l’apparenza, a capire che dietro ogni scelta, ogni gesto, ogni diversità, c’è una persona che merita rispetto e ascolto. Teresa Manes non scrive da scrittrice, ma da madre. Il libro è un appello a genitori, insegnanti, compagni di scuola: «Guardate, ascoltate, siate presenti». Attraverso la storia di Andrea, il libro affronta temi attualissimi come il bullismo, l’omofobia, la difficoltà di crescere in un mondo che punisce chi non si uniforma. «Andrea oltre il pantalone rosa» dovrebbe essere letto nelle scuole.

Sara Viviani

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