ll progetto de il Resto del Carlino per i lettori di domani

IC Spinetoli - Monsampolo - Acquaviva di Monsampolo del Tronto (AP) - Redazione

Quanti rischi per gli adolescenti, necessaria una cultura digitale

Si è diffusa una dipendenza, un carcere psicologico da cui i ragazzi non riescono ad uscire se non aiutati. Il telefono è una vera e propria droga che crea diverse ansie

Tutti i media, compresi gli smartphone, sono strumenti utili, soprattutto per la socializzazione, la comunicazione e l’istruzione se vengono usati in un modo appropriato e controllato. Al contrario si è diffusa una dipendenza, un carcere psicologico da cui i ragazzi non riescono ad uscire se non aiutati. Il telefono è una vera e propria droga che crea dipendenze perché molti credono che senza telefono non si possa vivere, addirittura, se i genitori tolgono il telefono ai figli, questi si ribellano in modi violenti anche con atti estremi. Come dice l’Osservatorio Nazionale sul Bullismo e sul Disagio Giovanile 3 ragazzi al giorno in Europa si uccidono per il disagio e l’ansia provocata dal telefono (in media 6 ore al giorno ovvero un quarto della giornata) o a causa del cyberbullismo o per la dipendenza dal cellulare.

A causa dello smartphone si incorre in diverse patologie neurologiche e inabilità.

Eccone alcune: ludopatia, nomofobia (conosciuta anche come «Fomo»), l’auto isolamento, la «postmania», la deriva della scrittura e della grammatica. La ludopatia è la dipendenza dal gioco». Questa parola si usa quando si parla di «sale scommesse» ma è molto diffusa anche fra i ragazzi adolescenti e sono stati contagiati anche i ragazzini d’età inferiore, addirittura anche i bambini dell’asilo. Questa malattia consiste nell’essere totalmente «sconnessi» dalla realtà e credere che la vita consista solo nel gioco. La nomofobia conosciuta anche come «Fomo» (Fear of missing out) ovvero letteralmente ansia di rimanere fuori. Quando si è privati del telefono, quando è scarico o non si può utilizzare perché si sta a scuola c’è un’ansia persistente di sapere cosa accade dentro a quella «scatoletta di ferro». La dipendenza da cellulare può portare al primo stadio dell’esclusione totale ovvero non riuscire a comunicare, interloquire con le altre persone e ricorrere per forza a comunicare via telefono anche se la persona è a un metro di distanza. Questa patologia è molto diffusa tra i ragazzi della fascia d’età di 14-16 anni e ha provocato anche una distorsione dell’idea di amicizia perché molti pensano che l’amicizia sia stare seduti vicini su una panchina a vedere un video o a giocare con il cellulare. La «postmania» come dice il nome è la patologia di voler postare ogni attimo della propria vita.

La «postmania» porta a non godere della propria vita perché si è impegnati a scattare foto e a pubblicarle. La deriva della scrittura e della grammatica è la perdita della capacità di scrivere correttamente e con una calligrafia leggibile.

Questo è dovuto all’usanza di scrivere sul telefono messaggi abbreviati o di ridurre le parole a poche lettere. I rischi per gli adolescenti sono tanti è per questo è fondamentale una cultura digitale.

 

Quotidianamente sentiamo parlare di bullismo e cyber bullismo. Sono dei fenomeni che purtroppo si stanno diffondendo e colpiscono sempre le persone più deboli ed indifese. Il cyberbullismo utilizza i dispositivi per importunare i diretti interessati senza che vengano dette loro le cose in faccia; non solo sono inviati messaggi ma anche foto con i volti delle vittime, che possono essere modificate ingiustamente esagerando difetti di quella persona. A volte vengono anche pubblicate e poi derise sui social come Instagram e TikTok. Usufruendo di un semplice motore di ricerca ci si può imbattere in virus che possono infettare i dispositivi elettronici, o si può andare incontro al phishing di dati e password. In questo mondo così tanto digitalizzato e pericoloso noi adolescenti cosa possiamo fare? La risposta si chiama cultura digitale, ovvero l’insieme di conoscenze e competenze sviluppate grazie alle nuove tecnologie che ci permette di navigare in sicurezza il mondo del web.

 

Marco (il nome è di fantasia) ci ha accolti, eccezionalmente, nella sua camera per rispondere ad alcune domande. Eravamo curiosi di capire come vive un Hikikomori.

Quanti anni hai? «Ho venti anni».

Quante ore passi nella tua stanza senza uscire? «Sto chiuso in camera per la maggior parte della mia giornata».

Da quanto dura quest’isolamento e quando è iniziato? «Dopo il diploma della scuola superiore non sapevo cosa fare, non avevo obiettivi e ho fatto in modo di non pensarci, mi sono chiuso in camera e mi sono distratto con internet, videogiochi, social, disegno».

Frequenti degli amici? «No, ho solo amici virtuali che non mi giudicano per come sono».

Come ti nutri? «Se cucina mia madre, mi faccio portare il cibo in camera, altrimenti ordino da mangiare on-line. Purtroppo, a causa della mia sedentarietà sono molto ingrassato».

Com’è il tuo rapporto con i genitori? «Il nostro rapporto è conflittuale: loro vogliono che io mi realizzi, che faccia una scelta, ma io non so che fare della mia vita».

Vorresti essere aiutato per uscire da questo isolamento? «Sì, vorrei ricominciare ad avere una vita sociale, mi stanno aiutando i miei genitori con il supporto di un terapeuta». 

 

La pagina odierna è stata realizzata dai ragazzi e dalle ragazze dell’IC Spinetoli – Monsampolo – Acquaviva. Gli articoli sono stati realizzati dagli alunni Mattia Cintio (l’articolo di apertura), Francesco Berardi (il pezzo sulla cultura digitale) e dalla 1B del plesso di Pagliare del Tronto (l’intervista all’hikikomori). Un ringraziamento anche ad Angelica Gonzales (classe 3E).

Il lavoro è stato coordinato dalle docenti Ivana Palma ed Eleonora Marinucci Eleonora.

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